Il termine bootstrapping significa avviare una start-up autofinanziandosi e presenta alcuni vantaggi, in particolare si può concentrare la propria attenzione sui bisogni dei clienti, anziché sugli investitori.
Maurizio Bandi, un ex Brand Manager di L’Oreal, all’età di 30 anni ha deciso di abbandonare il “posto fisso” in Italia per trasferirsi nella Silicon Valley e trasformare la sua passione per la musica in una startup. La sua storia è emblematica di cosa significa fare bootstrapping.
Partito da Bologna con pochi euro sul conto e 10 slide, arriva negli Stati Uniti dove capisce quasi subito che la sua idea imprenditoriale è troppo complicata e poco realizzabile. Per metterla a punto con fondi molto scarsi ha bisogno di un team con competenze complementari ma una passione comune per la musica.
“Il bello della Silicon Valley, oltre al clima – dice Maurizio – è la possibilità di interagire con persone di rilievo che in Italia difficilmente puoi avvicinare. Hai un accesso ai fondi incredibile e soprattutto hai la possibilità di testare innovazioni e startup di tutti i tipi delle quali magari nemmeno ti rendi conto se non quando rientri in Italia e non le trovi”.
In quest’atmosfera così stimolante, Maurizio conosce quelli che poi diventeranno i suoi due co-founder: “Alla SF Music Startup che è praticamente l’associazione di ‘startuppari’ musicali, ho incontrato un programmatore americano che aveva lavorato per una startup che si chiama We Go Concert. Lui adesso è il nostro CTO”. L’altro è un imprenditore canadese-egiziano che aveva fondato la sua etichetta discografica in Canada e adesso cura le relazioni tra la nostra start-up e gli artisti.
Con una carriera nel marketing alle spalle, Maurizio apprezza l’importanza delle analisi di mercato. Infatti, dopo aver reclutato il team, inizia a testare la sua idea originaria che consisteva nel presentare artisti indipendenti direttamente alle case discografiche. Dai risultati delle indagini nasce l’idea di fondare la startup ScoutMee.
ScoutMee è una nuova piattaforma che permette agli utenti di ingaggiare musicisti emergenti per spettacoli live e lezioni di musica.
Negli Stati Uniti il mercato delle performance dal vivo è enorme con 4 milioni di eventi all’anno per un valore di circa 4,5 miliardi di dollari. Il mercato delle lezioni di musica on-line e off-line ha un valore di 3,5 miliardi ed è in crescita. Inoltre, un recente studio dell’agenzia Nielsen ha rilevato che il mercato complessivo della musica è pari a circa 26 miliardi di dollari all’anno e molti appassionati sarebbero disposti a spendere annualmente altri 2,6 miliardi se potessero avere più accesso personalizzato agli artisti e a contenuti esclusivi.
Passando alla pratica
“Prima di arrivare al nostro prodotto finale, abbiamo testato una serie di servizi diversi facendo pubblicità su Facebook e su Craigslist e vedendo cosa convertiva meglio. Tramite una landing page proponevamo servizi che in realtà non erano ancora disponibili e raccoglievamo le email delle persone che si iscrivevano. Alla fine i due servizi che hanno riscosso maggior interesse sono stati le music lesson e le live performance. Dopodiché – dice Maurizio – usando un team di sviluppo in Egitto che ci costa molto poco ed è bravissimo e molto veloce, abbiamo costruito la piattaforma. Adesso è in Beta e, in collaborazione con circa 100 artisti di San Francisco, stiamo testando le funzioni che i musicisti potranno utilizzare per promuoversi”.
I prossimi passi di ScoutMee includono l’espansione oltre San Francisco a Los Angeles, New York e Nashville e la creazione di partenariati strategici con altre start-up musicali in grado di fornire l’accesso ai consumatori.
Attualmente, il team sta puntando ad ottenere un round di finanziamenti Seed di $350.000. “Abbiamo fatto diversi pitch ad acceleratori e investitori e molti ci hanno chiesto di tornare con risultati numerici più solidi anche se gli è piaciuto il nostro modello di business, credo perché parte da modelli simili e già validati di realtà di successo tipo Gigmasters (acquisita nel 2015) e Takelessons che ha già raccolto 19 milioni di dollari”.
Il sito web di ScoutMee è molto elegante, il tocco italiano è evidente. A differenza dei competitor che includono diversi verticali, si occupa esclusivamente di musica e “targetizza” direttamente l’utente finale senza passare tramite booking agents.
Ogni musicista ha un profilo molto dinamico e molto vendibile grazie a un breve video delle performance e i contenuti che arrivano automaticamente dai social.
I fan possono prenotare i musicisti on-line e anche interagire direttamente con loro, un elemento che ScoutMee mira a capitalizzare.
Gioie e dolori
Maurizio dice che le principali sfide sono state costruire una buona squadra e non avere un reddito fisso. Questi aspetti sono più accentuati per gli stranieri che spesso devono crearsi la propria rete di contatti da zero e non possono lavorare negli Stati Uniti senza un visto.
Cita anche gli ostacoli che si incontrano quando si passa dall’idea all’esecuzione del progetto con un budget molto limitato e poca esperienza imprenditoriale.
Infine, ci sono le questioni inerenti al mondo della musica, in particolare capire come comunicare con i musicisti per abituarli alla responsabilità di impegnarsi ad offrire dei servizi: “È un po’ un delirio lavorare con gli artisti perché sono puntualmente senza un soldo, molto disorganizzati e con una conoscenza nulla di tutto quello che è la visibilità digitale – spiega Maurizio – ma che hanno un potenziale di trazione mostruoso. Se vedi i profili di quelli che investono un minimo nella loro visibilità online, hai gente con 30, 50, 80.000 follower che per qualsiasi tipo di brand rappresentano un bel simbolo di dollaro perché su quei fan si può fare del marketing molto mirato”.
Il team di ScoutMee ha avuto un primo incontro ravvicinato con alcuni dei suoi musicisti quando ha girato il video di Kickstarter. Maurizio racconta: “Volevamo rendere l’interazione con gli artisti molto credibile, quindi per girare il video abbiamo passato 48 ore vivendo nelle case di quattro musicisti. In quel cumulo di ore trascorso in quattro case diverse abbiamo condiviso con loro le varie attività giornaliere dalle chiamate di business, ai pasti, alla preparazione di nuove canzoni, eccetera: è stata un’esperienza fichissima, esattamente quello che cercavamo”.
Maurizio ritiene che, se tutto andrà come previsto, ScoutMee potrebbe raggiungere un fatturato di 15 milioni già nel quarto anno e sostiene che, benché le responsabilità di uno startupper siano a volte pesanti, l’esperienza è decisamente gratificante.