Da mesi la Regione siciliana e il Comune di Palermo si accapigliano per la gestione della GESAP, la società che si occupa dei servizi a terra dell’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’, già Punta Raisi. Di fatto, una guerra sotterranea tra chi vuole cedere per il classico piatto di lenticchie questa società ai privati e chi, invece, vuole che resti pubblica (tra questi c’è il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando). La baruffa dura da tempo. Nei giorni scorsi il Comune e la Regione hanno trovato la ‘quadra’. E si sono divisi 10 poltrone tra consiglio di amministrazione e collegio dei sindaci revisori. Nella foga di accaparrarsi i posti, però, si sono dimenticati che una legge nazionale prevede che almeno un terzo dei posti disponibili debba andare alle donne. Regione e Comune di Palermo, retti entrambi da amministrazioni di centrosinistra, hanno nominato dieci uomini. Da qui i rilievi dell’Associazione di promozione sociale Fiori di Acciaio di Palermo, in pratica donne che hanno tutta l’intenzione di invalidare la designazione dei vertici della GESAP da parte della Regione di Rosario Crocetta e del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Così, attorno alla GESAP, alle questioni politiche e affaristiche si sommano anche le questioni di genere. Che non sembrano affatto secondarie, visto che la presenza delle donne negli organi di amministrazione e di controllo delle società a partecipazione pubblica è prevista dalla legge. La GESAP, per la cronaca, è una società per azioni con un capitale sociale di circa 67 milioni di Euro. Il Comune di Palermo controlla il 30% circa delle azioni; la Provincia di Palermo, ormai abolita e per ora commissariata dalla Regione siciliana, il 40% circa delle azioni; la Camera di Commercio di Palermo, altro soggetto che fa capo alla Regione, detiene il 20%. Mentre le restanti azioni fanno capo al Comune di Cinisi, a Confindustria Palermo e a soci minori.
Prima di entrare nel ‘ginepraio’ della GESAP vediamo cosa scrivono le donne imprenditrici che, leggi alla mano, esprimono le proprie buone regioni mettendo in mora i ‘maschilisti’ della Regione siciliana e del Comune di Palermo. “La società di gestione dell'aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ già Punta Raisi (GESAP) – scrivono le donne dell’Associazione di promozione sociale Fiori di Acciaio di Palermo – ha un nuovo amministratore delegato, proposto dalla Provincia e condiviso dal Comune di Palermo. Si chiama Giuseppe Mistretta, 52 anni, già consigliere e presidente della Società, già vicepresidente dell'Orchestra sinfonica siciliana, nonché vice presidente della federazione siciliana delle banche di credito cooperativo (in realtà, il nuovo amministratore delegato è stato proposto dalla Regione, perché la Provincia di Palermo non c’è più ed è commissariata dal governo regionale di Rosario Crocetta ndr)”.
“A seguito della nomina, pertanto – proseguono le donne dell’Associazione di promozione sociale Fiori di Acciaio di Palermo – questi risultano essere i componenti degli organi rappresentativi: il presidente Fabio Giambrone, il vicepresidente Giuseppe Todaro, i consiglieri Giovanni Scalia e Giorgio Di Marco, per il consiglio di amministrazione, e il presidente Aniello Castiello, i sindaci (effettivi e supplenti) Paolo Ancona, Calogero Guagliano, Andrea Bonelli, Carlo Catalano, Fabrizio Di Costanzo, Pierluigi Gallina, per il collegio sindacale. Finalmente, dopo mesi e mesi di tribolazione, la società ha dato alla luce il nome del suo amministratore e, contestualmente, stabilità al governo dell’ente di gestione dell’aeroporto di Punta Raisi”.
Le battagliere donne dell’Associazione Fiori d’acciaio citano le parole del Sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “La designazione di Giuseppe Mistretta costituisce un tassello importante per rafforzare la governance della Gesap”. Effettivamente, commentano le donne dell’Associazione Fiori di Acciaio, “è stato molto importante aver completato il processo di nomina non solo per la città di Palermo, ma anche per il resto dell’Isola e per il territorio nazionale, essendo l’aeroporto palermitano il collegamento privilegiato tra la Sicilia ed il Continente. Peccato che l’assetto così formato sia gravemente in contrasto con l’ordinamento nazionale e regionale e, in particolare, con i più basilari principi di parità uomo-donna. Cinque uomini su cinque in consiglio di amministrazione e cinque uomini su cinque nel collegio sindacale di GESAP, evidentemente, per gli amministratori del Comune e della Provincia di Palermo (in realtà della Regione siciliana, come già accennato) sono lo specchio di un accettabile modello di governance ‘moderno ed europeo’. Un modello così tanto evoluto e civile da essere in lampante violazione della normativa di cui alla legge 120/2011, ai sensi della quale, negli organi amministrativi e sindacali delle società partecipate, come la GESAP, il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo dei propri componenti, pena, ai sensi del D.P.R. 251/2012, la decadenza degli organi medesimi”.

Marcella Cannariato, tra le protagoniste dell’Associazione Fiori di Acciaio
Insomma, dicono le donne dell’Associazione Fiori di Acciaio di Palermo: le nomine sono illegittime. Ma c’è di più. E il di più segnalato dalle donne fa un po’ sorridere. Agli atti di questa storia c’è anche una nota del Consiglio comunale di Palermo che ribadisce la necessità di rispettare la legge, cioè di includere le donne negli organi di amministrazione e di controllo delle società a partecipazione pubblica. Ma il Sindaco di Palermo e lo stesso Consiglio comunale sembrano aver dimenticato questa prescrizione…
“Come se non bastassero le numerose violazioni della legge – osservano infatti le donne dell'Associazione Fiori di Acciaio Palermo – preoccupante è anche la totale incoerenza politica delle amministrazioni coinvolte. Infatti, cosa davvero sconcertante!, il Comune di Palermo, Area della Gestione dei Servizi e delle Partecipazioni societarie, come da nota del 28.10.13, ha trasmesso a tutte le società partecipate la deliberazione del Consiglio comunale n. 334 del 7.10.13, con cui si è disposto perentoriamente il necessario adeguamento degli organi amministrativi e sindacali alla normativa nazionale (l. 120/11) e l’indispensabile variazione dei propri statuti ai sensi del D.P.R. 251/12”. Da qui la staffilata delle donne ai rappresentanti politici del Comune di Palermo e della Regione siciliana: “Cosa c’è di più incoerente di un Sindaco, di una Giunta, di un Consiglio comunale e di una Provincia (leggere Regione siciliana ndr) che si impegnano a far rispettare le leggi sul proprio territorio e che, nei fatti, si trovano a nominare i componenti degli organi di un importante Ente in aperta violazione della legge nazionale? Cosa c’è di più incoerente di un Sindaco, di una Giunta e di un Consiglio comunale che prima chiedono alle società partecipate il rispetto rigoroso delle norme e che, poi, si rendono spregiudicati complici di un loro palese aggiramento? E come si può si può parlare di ‘trasparenza’, come sempre fa qualche sigla sindacale, e poi sostenere in questa occasione che non è questione di quote azzurre, rosa, fucsia o arcobaleno, ma che l’importante è vigilare sull’operato degli organi rappresentativi, quando il rispetto dell’equilibrio di genere è per legge la condizione essenziale per la nomina degli organi stessi?”.
Insomma, i ‘progressisti Rosario Crocetta e Leoluca Orlando sono stati presi in castagna. ‘Progressisti’ e aperti alle questioni di ‘genere’, ma maschilisti, nei fatti, quando c’è da accaparrarsi importanti poltrone di sottogoverno. Ma le donne dell’Associazione Fiori di Acciaio di Palermo non ci stanno: “Non è accettabile pensare – dicono – che per gli amministratori di Palermo non esista una sola donna capace, professionale e meritevole di ricoprire un ruolo gestionale e di controllo, come non è accettabile credere che un consiglio di amministrazione e un collegio sindacale così tanto irrispettosi della legge possano mantenere, come se nulla fosse, nel silenzio generale, la loro illegittima governance!”. Da qui l’avvertimento: “GESAP, se non vuole la decadenza dei propri organi, provveda immediatamente a rispettare la legge, insieme agli amministratori di Palermo che li hanno nominati!”.

Patrizia Livreri
Sul piede di guerra anche Patrizia Livreri, donna siciliana molto nota non soltanto a Palermo, ma nel panorama internazionale. Docente presso la facoltà di Ingegneria del capoluogo siciliano, Patrizia Livreri si divide tra la Sicilia e New York dove si occupa di ricerca scientifica (lavora, tra le altre cose, al National Research Council). “Apprendo con vivo compiacimento – scrive Patrizia Livreri sulla sua pagina facebook – che si è proceduto al completamento del board della GESAP, con la nomina del nuovo amministratore delegato, nella persona di Giuseppe Mistretta, professionalità di assoluto rilievo, di grandi competenze ed esperienze. Al contempo devo registrare, che la composizione del board della compagine societaria è avvenuta nella palese violazione della Legge Golfo-Mosca, che garantisce la parità di genere nei consigli d’amministrazione delle società partecipate, fattispecie nella quale rientra la GESAP. Pertanto, personalmente attiverò la procedura di invalidamento della nomina del cda, per far applicare una legge da me ideata e presentata nel 2009 nel più antico Parlamento d'Europa (il riferimento è al Parlamento siciliano ndr) che, ancorché bocciata e recepita come ordine del giorno del nostro Parlamento, è stata poi cooptata dalla Golfo”.
Insomma non c’è pace per la GESAP, società oggetto da anni di ‘appetiti’ speculativi e finita nell’occhio del ciclone nei mesi scorsi, quando Roberto Helg, componente del consiglio di amministrazione della stessa GESAP, è stato ‘beccato’ con una tangente in tasca. ‘Fregato’ dall’imprenditore-pasticcere, Santi Palazzolo, titolare di un punto vendita presso l’aeroporto di Palermo, al quale Helg ha chiesto una tangente in cambio del rinnovo della concessione. Da qui le dimissioni di Helg e il bailamme, che dura da mesi, per il rinnovo del consiglio di amministrazione del collegio dei sindaci.
La GESAP è una società importante (tutti i particolari economici e strategici di questa società li potete leggere qui). Con il dubbio che sia un po’ troppo sottocapitalizzata rispetto al volume di affari che ha generato fino ad oggi e, soprattutto, che potrebbe generare in futuro. Da qui gli ‘appetiti’.
Oggi, come già ricordato, la politica che controlla questa società è tutta di centrosinistra (governo regionale di centrosinistra e Comune di Palermo di centrosinistra). Ma il centrosinistra, oggi, in Italia, non è sinonimo di difesa delle società pubbliche. Negli anni in cui la GESAP è stata gestita dal centrodestra, la società è stata deprezzata e portata in deficit. Per poco non è stata venduta per quattro soldi ai privati. Da quando alla presidenza di tale società è arrivato Fabio Giambrone – voluto dal Comune di Palermo – il trend si è invertito e la società è in attivo.
In effetti, solo gestendola male (per esempio caricandola di consulenti inutili e di partecipazioni disastrose, come faceva il centrodestra) una società come la GESAP può andare in perdita. Gestita correttamente, la GESAP non può che dare utili. Lo stesso discorso vale per la SAC, la società che gestisce l’aeroporto Fontanarossa di Catania, che sviluppa un volume di affari maggiore di quello della GESAP. Società sulle quali hanno gettato gli occhi i ‘Professionisti dell’Antimafia’ (o la mafia dell’antimafia, come si usa definire oggi questi signori ch nella vita, spesso, non hanno né arte, né parte). Operazione truffaldine che, per ora, sembra sventata a Palermo e a Catania.
In questo scenario si inserisce la questione di ‘genere’. Che non è da sottovalutare, se è vero che tutto rischia di essere rimesso in discussione. Sempre per la cronaca, la Provincia di Palermo, come già ricordato, per ora è commissariata. Ma dovrebbe essere sostituita dalla Città metropolitana di Palermo istituita con legge regionale. Sindaci e consiglieri comunali dei Comuni del Palermitano dovrebbero eleggere gli organi amministrativi della nuova Città metropolitana. E guarda caso, il Parlamento siciliano ha 'confezionato' una legge che, con un cavillo, ha precluso a Orlando la possibilità di candidarsi alla guida della stessa Città metropolitana… Anche se per ora tutto è bloccato dal governo nazionale che potrebbe impugnare la legge.