Perché, dal 2012, Girgenti Acque, la società che gestisce il servizio idrico in mezza provincia di Agrigento, ha operato senza certificazione Antimafia? E' possibile e, soprattutto è legale tutto ciò?
Ci si è accorti che, per via di ulteriori inchieste a carico di Marco Campione, numero uno di questa società, Sua Eccellenza il Prefetto di Agrigento, sino a qualche settimana fa, non aveva rilasciato alcuna certificazione antimafia a Girgenti Acque? Ma se tutte quante le aziende agrigentine, per lavori e servizi i cui importi erano assolutamente ridicoli, anche per 500 euro, sono state economicamente rase al suolo e bersagliate da misure interdittive antimafia, come mai, Sua Eccellenza il Prefetto di Agrigento, ha lasciato operare tranquillamente, per tre anni, senza certificazione antimafia, una società che sta gestendo dei servizi pubblici essenziali, quali appunto la gestione dell’acqua, il cui valore economico, nell'arco dei 30 anni di gestione, è per lo meno di un miliardo di euro?
Sono tante le domande che i cittadini della provincia di Agrigento e i siciliani si pongono in queste settimane. Ai sensi della legge Severino (legge nazionale) in virtù della segnalazione n.8 del 2015 dell'ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), presieduta dal Magistrato Raffaele Cantone, Marco Campione, presidente ed azionista di maggioranza, con il suo 51% della società di gestione dei servizi idrici agrigentini, dovrebbe essere immediatamente rimosso da Sua Eccellenza il Prefetto di Agrigento, Nicola Diomede. Proviamo a illustrare il perché.
Il Campione non può ricoprire alcuna carica amministrativa di una società mista, pubblico privato, partecipata per il 40% da enti pubblici, ovvero dai dieci Comuni del Voltano, con Agrigento in testa, e dai Comuni della società di gestione dei servizi idrici di alcuni Comuni del catanese, ossia Acoset, perché è stato condannato, nel 2012, per truffa allo Stato, in relazione alla scandalosa vicenda, assurta anch’essa agli onori delle cronache nazionali riguardante la costruzione con calcestruzzo depotenziato dell’Ospedale di Agrigento. Una condanna a dieci mesi di reclusione ed al pagamento di un risarcimento di un milione e mezzo di euro. Il tutto con sentenza definitiva, passata in giudicato. Adesso, dopo 5 anni che segnalo e denuncio al mondo intero questa storia, a destra ed a manca, urbi et orbi, qualcuno, fortunatamente, si è accorto di me, anche se assai tardivamente!
Nel corso di un incontro pubblico, tenutosi a Racalmuto sabato 26 settembre, si è affrontato un tema di estrema attualità, ossia il passaggio alla gestione pubblica dell’acqua, alla luce della recente legge regionale, fortemente voluta dai comitati cittadini, dalla stragrande maggioranza dei sindaci siciliani ed osteggiata dai governi regionale e nazionale. Legge che solo una maggioranza trasversale è riuscita ad approvare.
Presenti, oltre al sindaco di Racalmuto, Emilio Messana, quello di Grotte, Paolo Fantauzzo, nonché due dei deputati regionali che sono stati tra i principali promotori di questa legge sull’acqua pubblica, Margherita La Rocca Ruvolo e Matteo Mangiacavallo del Movimento 5 Stelle ed entrambi della provincia di Agrigento.
La provincia più assetata d’Italia, dove si pagano le tariffe più alte d’Europa, il triplo della media nazionale, a fronte di servizi pessimi è stata, sinora, la più scatenata in Sicilia nell’arrembante lotta per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, quale bene comune. Anche se adesso il governo nazionale minaccia di impugnare la recente legge regionale che prevede il ritorno dell’acqua pubblica, così come ha fatto con quella sugli appalti pubblici e così come è avvenuto anche con la mancata approvazione in Sicilia, unica Regione d’Italia, del referendum sulle trivellazioni petrolifere, per colpa del presidente della Regione, Rosario Crocetta, e del capo del governo, Matteo Renzi. A tirare le fila della discussione era presente anche Antonella Leto, coordinatrice in Sicilia del Forum per l’Acqua Pubblica.
Al sottoscritto – anche per l’esperienza che ho alle spalle in quanto ex sindaco di Racalmuto – è stato chiesto di fornire notizie utili a tutti quanti i sindaci agrigentini riguardo alle inadempienze da contestare a Girgenti Acque. Ho suggerito, ad esempio, di chiedere la rescissione dello scandaloso contratto trentennale con Girgenti Acque anche perché tale società è sotto inchiesta per mafia, truffa, reati ambientali ed abusi vari ed ha il suo legale rappresentante condannato in via definitiva per dei gravi reati contro la Pubblica Amministrazione.
Nel corso della discussione che abbiamo avuto è emerso anche che la Regione siciliana – e questo sono chiamati a verificarlo i sindaci – ha risarcito con 30 milioni di euro Girgenti Acque, per il mancato utile d’impresa derivante dal fatto che, nell’Agrigentino, il Consorzio Pubblico Tre Sorgenti e 16 Comuni non hanno consegnato le reti e gli impianti.
Sugli stessi Comuni, peraltro citati in giudizio in sede civile presso il Tribunale di Agrigento, pende, paradossalmente, la spada di Damocle di Girgenti Acque che ha chiesto altri 40 milioni di euro. Semplicemente assurdo!
Per questi risarcimenti erogati da parte della Regione Sicilia probabilmente si potrebbe ipotizzare un illecito arricchimento da parte di Girgenti Acque, in considerazione del fatto che ha usufruito di contributi economici da parte di un ente pubblico. Si configurerebbe, in questo caso, probabilmente una sorta di illegittimo aiuto di Stato ad una società privata, fattispecie più volte condannato dalla Corte di Giustizia Europea.
Poi abbiamo discusso delle iniziative giudiziarie intraprese dal Consorzio Pubblico, costituito nel 1917, il già citato ‘Tre Sorgenti’, titolare, ancora oggi, delle concessioni demaniali per la gestione dei servizi idrici in 7 Comuni agrigentini (Licata, Canicattì, Palma di Montechiaro, Ravanusa, Campobello di Licata, Racalmuto e Grotte) con sede a Canicattì.
Il Tre Sorgenti, in sede civile ed amministrativa, aveva presentato, anni or sono, una serie di ricorsi e denunce che erano approdati addirittura ad un’istanza fallimentare contro Girgenti Acque, per delle morosità da parte di quest’ultima che ammontavano ad oltre 14 milioni di euro. Cosa hanno fatto gli attuali sindaci dei Comuni interessati per verificare a quanto ammontano i debiti di Girgenti Acque nei confronti del Consorzio Tre Sorgenti non lo sappiamo. Sappiamo soltanto che mentre stava per essere approvata la legge per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, l’attuale assessore regionale, Vania Contrafatto, ha mandato i commissari regionali per sciogliere addirittura d’imperio un consorzio pubblico e regalare acqua, reti ed impianti a Girgenti Acque!
Da premettere che nei 16 Comuni agrigentini che non hanno ceduto le reti il servizio non è in perdita, come avviene con Girgenti Acque e costa un sesto rispetto ai 27 Comuni che le hanno cedute. Della serie che se a Racalmuto si pagano 600 euro l’anno, a Santo Stefano di Quisquina, a Bivona od a Palma di Montechiaro, si pagano 100 euro l’anno.
E l’assessore Contrafatto che ha fatto, in barba alle leggi, alla volontà popolare ed al plebiscitario referendum del 2011? Ha tentato di regalare, ancora una volta, come è avvenuto in passato con Sicilacque e non solo, acqua ed impianti pubblici ad un gestore privato che ne ha tante da raccontare al diavolo che poi vedremo…
E’ da 5 anni che si presentano atti ispettivi, interrogazioni parlamentari e denunce contro Girgenti Acque, alla Procura della Repubblica di Agrigento e negli altri uffici giudiziari siciliani e fin qui non si è mosso nulla! Una delle tante denunce pubbliche, messa a verbale nel corso di più di un consiglio di amministrazione della società di Marco Campione, è quella presentata due anni fa, addirittura da Carmelo Salamone, ex amministratore delegato di Girgenti Acque ed attualmente ancora azionista di minoranza, sempre di Girgenti Acque. La sua denuncia riguarda delle presunte false fatturazioni per 40 milioni di euro e l'assunzione di personale, utilizzato in delle società che niente hanno a che fare con Girgenti Acque, ma i cui costi, illegittimamente, per non dire altro, sono caricate nelle bollette idriche che risultano almeno il triplo della media nazionale!
Ed anche su questo c'è in corso un'attività d'indagine, e non ci riferiamo soltanto a ciò che ha detto alla commissione parlamentare bicamerale che ha sentito pure il sottoscritto, il Procuratore aggiunto, presso il Tribunale di Agrigento, Ignazio Fonzo quando, a proposito di Guirgenti Acque, ha sostenuto che si tratta di un 'assumificio' ed ha chiesto la secretazione degli atti parlamentari.
Si potrebbero a questo punto evocare, riguardo alle numerose attività di indagine, anche quanto contenuto in due interrogazioni parlamentari presentate al Senato della Repubblica.
C’è quella del senatore Mario Michele Giarrusso del Movimento 5 Stelle che potete leggere qui.
* Salvatore Petrotto è l'ex sindaco di Racalmuto, il paese dell'Agrigentino che ha dato i natali a Leonardo Sciascia. da sindaco ha condotto una battaglia contro i poteri forti che oggi controllano l'acqua e i rifiuti in Sicilia. E, con molta probabilità, per queste ragioni è stato 'silurato'. Hanno sciolto il Comune di Racalmuto per mafia, con motivazioni molto discutibili. La verità è che la sua azione dava fastidio. Oggi, piano piano – molto piano, in verità – le cose cominciano a venire fuori. Ed emergono storie inquietanti. Come racconta in questo articolo lo stesso Petrotto. Si scoprono connivenze incredibili. Che fanno il paio con la gestione allegra dei beni sequestrati alla mafia e con la gestione ipertruffaldina e mafiosa dei rifiuti.