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July 1, 2015
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Renzi & Baccei: i compagni di merende che hanno portato la Sicilia al default

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 5 mins read

Riassumiamo: il governo nazionale di Matteo Renzi ha commissariato la gestione dei conti economici della Regione siciliana. E l’ha fatto imponendo al governatore dell’Isola, Rosario Crocetta, l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei. Quest’ultimo ha scritto di proprio pugno la manovra di Bilancio e la Finanziaria 2015 (che oggi tecnicamente si chiama legge di stabilità). Ma, in barba alla parola stabilità, la manovra economica di Baccei non ha portato alcuna stabilità ai conti economici della Regione siciliana. Non siamo noi a dirlo: è il governo nazionale di Renzi che vorrebbe impugnare alcune norme della manovra di Baccei.

Che ha combinato Baccei? Semplice: ha inserito tra le entrate somme che esistono solo sulla carta. Per esempio, ha inserito circa 500 milioni di euro di fondi Pac, sigla che sta per Piano di azione e coesione. Sono risorse finanziarie destinate al Sud d’Italia che dovrebbero servire per le infrastrutture. Soldi che ‘l’economista’ Baccei ha inserito tra le entrate per spese correnti. Già questo è sbagliato, perché con i fondi per gli investimenti non si dovrebbero pagare gli stipendi! Ma Baccei è bravo, è un economista, è stato spedito in Sicilia da Renzi e dal Ministro dell’Economia Padoan per isolvere i problemi che i politici siciliani non sono in grado di risolvere. E infatti li ha risolti…

Adesso si scopre che questi 500 milioni non ci sono. Il governo nazionale – che dice di avere i conti a posto e critica la Grecia di Tsipras – questi soldi, che sono della Sicilia, li ha già utilizzati per altri scopi. Quindi c’è un primo ‘buco’ di 500 milioni di euro circa provocato da Baccei e Padoan che, forse, non si sono capiti… O si sono capiti benissimo!

Scavando scavando, si scopre che altri 700 milioni di euro che l’assessore Baccei (nella foto a destra) ha messo sempre tra lebaccei entrate della Regione non ci sono nemmeno. Sono risorse che fanno capo al Fondo di sviluppo e coesione. Anche in questo caso, non si capisce che fine abbiamo fatto questi soldi. Ufficialmente non sono ancora stati programmati. Il dubbio è che siano stati utilizzati per altri scopi.

Tra le entrate del Bilancio regionale 2015 sono stati inseriti anche fondi relativi a entrate IRPEF e IVA che spettano alla Regione siciliana, ma che lo Stato ha trattenuto non si capisce bene a che titolo. In questo caso Baccei – che, lo ricordiamo, viene presentato per economista e tecnico – ha inserito tra le poste di entrate norme di principio. Che tradotto significa: lo Stato ha trattenuto entrate IRPEF e IVA di pertinenza della Regione, noi dovremmo calcolarle, ma non li calcoliamo per non disturbare i ‘manovratori’ romani. Tuttavia dobbiamo inserirle come fumose norme di principio, anche per evitare che ci arrestino…

E’ normale inserire tra le entrate del Bilancio di un Regione norme di principio al posto dei fondi? Secondo noi – che comunque non siamo bravi come Baccei – no. Per un motivo semplice: perché in un Bilancio di un ente pubblico, alle entrare corrispondono dei soggetti da pagare. Proviamo a illustrare con parole ancora più semplici quello che cerchiamo di dire. I 500 milioni di euro di fondi Pac iscritti nel Bilancio 2015 dall’assessore Baccei servono per pagare vari soggetti: dipendenti, fornitori e quant’altro. Ma se questi 500 milioni esistono solo sulla carta – o nella fervida fantasiosa dell’assessore Baccei – i soggetti che dovrebbero essere pagati con questi soldi rimarranno all’asciutto. Lo stesso discorso vale per i 700 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione. In questo momento ci sono soggetti che debbono essere pagati con questi soldi e non possono essere pagati.

Di fatto, l’assessore Baccei e il governo Renzi hanno stravolto le regole della contabilità pubblica approntando un Bilancio 2015 della Regione siciliana pieno di ‘buchi’. Perché hanno inserito nel Bilancio di una delle Regioni più grandi d’Italia entrate fittizie.

A questo punto, siamo proprio curiosi di sapere che cosa dirà – del Bilancio 2014, del Bilancio 2015 e di tutto quello che sta succedendo in queste ore – la Corte dei Conti per la Sicilia. Ci permettiamo di ricordare che, già da qualche anno, i giudici della Corte dei Conti hanno intrapreso una battaglia sacrosanta per spingere governo e Parlamento dell’Isola ad eliminare dal Bilancio le entrate fittizie, che tecnicamente si chiamano residui attivi. I giudici contabili hanno preteso, correttamente, l’istituzione di un fondo che deve essere utilizzato a copertura delle entrate fittizie che, via via, dovranno essere eliminate dal Bilancio regionale. Ci chiediamo e chiediamo: che fine ha fatto questo fondo? E fino a che punto è lecito che un governo nazionale – attraverso il suo plenipotenziario in Sicilia, assessore Alessandro Baccei – imponga a una Regione di inserire in Bilancio entrare fittizie? Che diranno i giudici della Corte dei Conti di questo gravissimo stravolgimento dei principi di contabilità pubblica imposti alla Regione siciliana da Renzi e da Baccei?

Di più: bisognerebbe chiedersi il perché l’assessore Baccei ha inserito, scientemente, entrate fittizie nel Bilancio regionale 2015. L’ha fatto perché il governo nazionale ha tagliato alla Regione siciliana una miriade di risorse finanziarie (come vi abbiamo raccontato qui).

Tirando le somme, hanno fatto tutto Renzi e Baccei. Il governo Renzi ha tagliato alla Regione oltre 10 miliardi di euro, tra accantonamenti, mancata applicazione di alcune sentenze della Corte Costituzionale, sanità, IRPEF, IVA e altro. Poi lo stesso governo Renzi ha detto all’assessore Baccei di inserire tra le entrate somme fittizie. Due mesi dopo Renzi ‘scopre’ che il Bilancio della Regione, redatto da Baccei su disposizione di Renzi, è falso. Oggi Renzi rimprovera alla Regione – cioè al suo fido Baccei – di aver approntato un Bilancio 2015 un po’ ‘sbilenco’. A noi questi due personaggi ricordano tanto i compagni di merenda che, per l’occasione, fingono di litigare su cose che hanno fatto di comune accordo… Insomma, per dirla tutta, siamo davanti a un gioco delle parti ai danni di 5 milioni di siciliani.

La cosa ‘divertente’, mettiamola così, è che Renzi critica la Grecia di Tsipras, invitando il leader greco a “non fare il furbo”. E invece Baccei, il Ministro Padoan e lo stesso Renzi cosa stanno facendo con la Sicilia? Non stanno, forse, facendo i furbi? Chi è che sta truccando i conti pubblici? Tsipras che ha chiesto un referendum o Renzi, Padoan e Baccei che contano sulla connivenza di chi non racconta la verità?

Ultima notazione: il Parlamento siciliano. Che ha approvato un Bilancio 2015 con entrate fittizie. I 90 deputati del Parlamento siciliano non ne sapevano nulla? Certo, le opposizioni hanno votato contro. Ma nella votazione finale. Durante il dibattito hanno partecipato e votato. Domanda: che senso ha partecipare ai lavori di approvazione di un Bilancio con entrate fittizie? E’ così che si difende la dignità politica di una Regione a Statuto autonomo? E’ così che si difende la dignità di cinque milioni di siciliani?  

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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