Il lusso si può insegnare o almeno si può insegnare a farne un business. Questo è l’obiettivo con cui nasce il Master in Business Administration Fashion & Luxury Goods dell’Alma Graduate School dell’Università di Bologna. Un vero e proprio MBA all’americana che mira a formare professionisti del business nel settore dei beni di lusso, un ambito in cui l’Italia ha molto da offrire. E valorizzare quel patrimonio di aziende del made in Italy creando al contempo professionalità di alto livello è lo scopo di questo corso di studi che ora cerca di fare proseliti tra gli studenti americani.
Una delegazione del master si è infatti presentata a New York per raccontare ai giovani americani le opportunità offerta dall’MBA bolognese. Perché, se è vero che il livello dell’istruzione universitaria americana è tra i più alti al mondo, è anche vero che “quando si tratta di lusso ci vuole anche una certa sensibilità”, come ha spiegato Alberto Festa, presidente di Bulgari USA e docente del master. “Noi vendiamo sogni e per essere in grado di vendere un prodotto devi saper raccontare la storia che è dietro quel prodotto – ha detto ancora Festa in occasione della presentazione avvenuto proprio nel negozio Bulgari di New York – E per raccontare quella storia è necessario vedere con i propri occhi come nascono quei prodotti, il processo e l’ambiente in cui si sviluppano”. Per questo l’immersione nel mondo italiano offre un valore aggiunto agli studenti che vogliano specializzarsi in questo settore.
Il corso di studi, della durata di un anno e tutto in Inglese, punta sulla vocazione internazionale del settore dei beni di lusso made in Italy che proprio nei mercati esteri trovano i loro più importanti canali di diffusione. La vice console Lucia Pasqualini, ospite della presentazione, ha infatti ricordato come, nelle sue esperienze nel mondo come diplomatico, sia sempre stata colpita dal grande interesse e la considerazione che c’è all’estero per il made in Italy.
Tuttavia è vero che ogni mercato è diverso. E gli americani sono più pragmatici degli europei e guardano al valore reale, più che ai significati simbolici di ciò che acquistano. “Ma nel business del lusso, i clienti comprano esperienze, pagano per migliorare se stessi, comprano ego – ha detto Andrea Soriani, responsabile marketing e comunicazione per Maserati North America – Quindi è importante che chi lavora in questo settore impari a conoscere i propri clienti e il prodotto che vende, che spenda tempo sul campo per capirne tutte le implicazioni”.
É stato poi Angelo Manaresi, direttore dell’MBA, a spiegare i dettagli del corso di studi “Le aziende sono attivamente coinvolte nel programma, in tre diversi modi: ci sono manager di aziende di primo piano che gestiscono direttamente un corso nel loro settore (e questo è un modo per sfuggire alla trappola della celebrazione e puntare di più sui business model e sulla pratica); poi ci sono le presentazioni aziendali, in cui rappresentanti di marchi importanti intervengono durante il master per raccontare delle case history particolari; infine gli studenti vengono coinvolti attivamente dalle aziende attraverso un progetto che seguono durante il corso dell’anno e che ogni anno è in collaborazione con un’azienda specifica. L’anno scorso abbiamo fatto un progetto con Gucci”. In questo modo il master si pone anche come riferimento per le aziende, offrendo ricerca, competenze e professionalità.
Per quanto la lingua del programma di studi sia l’inglese, lingua franca del business a livello internazionale, la scuola incoraggia l’immersione nella cultura italiana. “Vogliamo che gli studenti conoscano la cultura che ha dato origine ai prodotti in questione – ha proseguito Manaresi – Il che include anche la lingua che non è indispensabile per lavorare nelle aziende italiane del lusso, ma lo è per conoscere le radici culturali dietro quel business”. Alcuni dei marchi del lusso hanno infatti una storia decennale che è ormai tradizione in Italia. E quella storia fa parte dell’immagine aziendale.
Il costo del master è di 27.000 euro l’anno, ma sono disponibili molte borse di studio, dai 10.000 euro fino alla copertura totale dei costi: quas l’80 per cento degli studenti iscritti, ci ha detto Manaresi, ottiene una borsa di studio. Gli iscritti dello scorso anno arrivavano da 39 paesi diversi: dagli USA ogni anno arriva circa il 10-15 per cento degli studenti, mentre gli italiani sono il 10 per cento, a dimostrazione dell’attenzione che il settore riceve all’estero.
Chiacchierando, a fine presentazione, con gli studenti del MBA degli anni precedenti, la sensazione è che si siano goduti molto l’Italia e abbiano apprezzato la qualità della vita di Bologna, cucina in primis. A livello di esperienza di studi, secondo gli ex-studenti il programma è meno intenso degli standard universitari americani: motivo in più per godersi l’Italia. Ma poi, a livello lavorativo, risulta utile? Mario Alberghini (che non è italiano, ma portoricano) alza le spalle… ha aperto una sua attività nel settore didattico, nulla a che vedere con il lusso.
La presentazione è poi stata occasione per avviare una riflessione sul mondo dei prodotti di lusso e sull’alto potenziale di sviluppo che rappresentano nel mondo. “La sfida più grande oggi è cercare di rendersi appetibili alle generazioni più giovani – ha detto Andrea Soriani – Oggi abbiamo tanti giovani multimilionari che mantengono un basso profilo, che vanno in bici o che si vestono con abiti economici. È come cercare di colpire un bersaglio in movimento. Bisogna trovare il messaggio giusto per queste persone”. Come dire, a ognuno il suo. Se sei ricco, ci si aspetta che tu spenda, che guidi un auto da qualche centinaia di migliaia di dollari, che indossi vestiti in cashmere e accessori di design, che consumi prodotti appositamente pensati per chi è ricco come te. Nell’economia globalizzata, anche il lusso vuole la sua parte…
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