Negli Stati Uniti, l'influenza del presidente sulla vita sociale, politica ed economica della nazione, va ben oltre il periodo del suo mandato.
Un esempio recente e rappresentativo in proposito é costituito dalla nomina di John Roberts e Samuel Alito alla Corte Suprema: due incarichi che, a cinque anni dalla fine dell'amministrazione di George Bush, hanno svolto un ruolo decisivo nell'attuazione di politiche marcatamente conservatrici rese possibili dalla sentenza “Citizens United” e dal piú recente annullamento della quarta sezione del Civil Rights Act.
Ora, Barack Obama ha l'occasione per lasciare la sua personale “impronta” sulla gestione a lungo termine dell'economia nazionale attraverso la designazione del prossimo presidente della Federal Reserve, la banca centrale americana, le cui decisioni in materia di politica monetaria hanno ripercussioni non solo all'interno dei confini degli Stati Uniti ma sull'intero assetto economico internazionale.
I due candidati principali a questa carica sono l'attuale vice-presidente della Fed, Janet Yellen e l'ex ministro del Tesoro del presidente Clinton, Lawrence Summers.
Vista l'enorme responsabilitá intrinseca in questo ruolo, la contesa tra questi due candidati ha giá attratto un enorme interesse da parte dei commentatori politici ed economici. Ma le speculazioni e i pronostici sul successore dell'attuale presidente, Ben Bernanke, hanno assunto toni ancora piú accesi grazie alla personalità estremamente controversa di uno dei due contendenti: Larry Summers, un economista di grande talento ma che é visto come uno dei responsabili di quel processo di radicale liberalizzazione del settore finanziario avvenuto proprio durante l'amministrazione Clinton e che ha creato le condizioni strutturali per la disastrosa crisi economica del 2007-09.
Uno degli aspetti piú interessanti di questa lotta per la successione consiste nel fatto che le attese e le polemiche tra i sostenitori della Yellen e quelli di Summers riguardano non tanto la direzione che i due candidati intendono dare alla Federal Reserve in termini di gestione della politica monetaria, quanto piuttosto l'ambito delle rispettive politiche di regolamentazione del settore finanziario.
Summers infatti é considerato da molti dei suoi critici troppo vicino a Wall Street e quindi inadatto ad esercitare un effettivo controllo sulle sue pratiche. Una “vicinanza” che si é tradotta in lauti compensi, (nell'ordine delle centinaia di migliaia di dollari) che le grandi banche d'investimento di Wall Street come Citibank e Goldman Sachs hanno versato allo stesso Summers per vari simposi e conferenze alle quali l'ex ministro ha partecipato.
In aggiunta al ruolo decisivo svolto da Summers nel succitato processo di liberalizzazione finanziaria degli anni 90, l'economista ha ricoperto un'importante carica anche per il presidente Obama che, subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, lo ha nominato Direttore del Consiglio Economico Nazionale, un ruolo estremamente delicato perché ricoperto in un periodo in cui la recessione si trovava al suo apice e l'amministrazione Obama si é trovata nella situazione di dover agire con grande tempestivitá e decisione per evitare che questa stessa recessione finisse col degenerare in una vera e propria depressione come quella verificatasi agli inizi degli anni Trenta.
Anche in quella occasione, Larry Summers ha esercitato un ruolo che é stato criticato da quelle correnti della sinistra che si aspettavano sanzioni piú dure nei confronti di quel settore finanziario che aveva appena portato l'America sull'orlo dell'abisso. Summers invece, si é opposto all'attuazione della cosidetta “Volcker Rule” (una norma che porta il nome di un altro presidente della Federal Reserve e che impedisce alle banche d'investimento di speculare con i fondi in deposito) e si é battuto, all'interno dell'amministrazione, per limitare l'entitá di quell'iniezione di capitali di ispirazione keynesiana erogata dal governo federale per sostenere l'attivitá economica.
Ma a rendere ancora piú controversa la candidatura di Summers alla presidenza della Fed, contribuisce anche il fatto che tra i suoi molti titoli onorifici figura anche quello di presidente dell'Universitá di Harvard, una posizione dalla quale é stato costretto a dimettersi nel 2006 a causa di un'infelice commento sulla scarsa presenza femminile in posizioni di leadership nel mondo aziendale americano, soprattutto nel campo della scienza e dell'ingegneria. Pur avendo corroborato questi stessi commenti con dati oggettivi raccolti da rigorosi studi in materia, le sue parole sono state interpretate come un insulto alla dignitá accademica e professionale delle donne e gli hanno fruttato dure accuse di misoginia.
Inutile dire, che questo stesso incidente é tornato prontamente a galla in relazione alla sua candidatura alla presidenza della Fed dal momento che l'altro maggiore contendente é una donna che, se dovesse ricevere l'incarico, sarebbe anche la prima rappresentante del gentil sesso ad occupare questa carica nella storia della Federal Reserve.
Janet Yellen, nel frattempo, ha raccolto il sostegno di moltissimi economisti e di una buona parte del contigente democratico al Senato che ha addirittura firmato una petizione destinata al presidente Obama sostenendone la candidatura sulla base delle sue indubbie qualifiche preofessionali, della sua vasta esperienza e, non ultimo, del fatto di non essere Lawrence Summers.