È finalmente chiaro a tutti che l'imposizione fiscale in Italia deve scendere. Rimangono però due questioni alle quali rispondere. Primo: quali imposte ridurre? Secondo: come finanziare la perdita di gettito? È più facile rispondere alla prima domanda. E da questa iniziamo. Lo scopo degli sgravi deve essere quello di ridare più potere d'acquisto ai cittadini, di incentivare la domanda e l'offerta di lavoro. Quindi le imposte da ridurre sono quelle sui redditi medio bassi e quelle che, a causa del cuneo fiscale, rendono costoso assumere. Non è chiaro perché invece tanto del dibattito verta intorno all'Imu.
Eliminando quest'ultima, si dà un po' più di reddito ma non si creano incentivi a creare posti di lavoro. Tanto che la battaglia contro l'Imu sembra aver assunto più toni simbolici e populisti che poco hanno a che vedere con la razionalità economica. La risposta alla seconda domanda è meno facile. Una riduzione delle imposte di dimensioni adeguate a far ripartire un'economia disastrata come la nostra deve essere notevole: attorno al 4 per cento di Prodotto interno lordo (Pil) in un orizzonte di due-tre anni.
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