Il generale che spinge per la guerra con l’Iran, Michael Kurilla, è un veterano decorato per eroiche azioni in guerra. Kurilla rappresenta una delle voci più dure e interventiste all’interno dell’attuale leadership militare USA ed è considerato da Israele il “generale americano ideale”. La sua voce sovrasta le voci più caute del Pentagono e promuove da anni una linea muscolare contro Teheran. Il suo imminente pensionamento potrebbe accelerare decisioni cruciali. Effettivamente lo scorso aprile Israele aveva acconsentito alle richieste di Trump di sospendere l’attacco all’Iran, ma fonti militari hanno dichiarato al Jerusalem Post che speravano di colpire prima che il generale Kurilla andasse in pensione, a luglio, riconoscendolo come un alleato chiave.
Trump esclude il segretario alla Difesa Hegseth dalle decisioni sull’Iran
Secondo varie fonti di stampa, Trump avrebbe messo da parte il segretario alla Difesa Pete Hegseth nei dossier più delicati riguardanti l’Iran, affidandosi invece ai generali a quattro stelle Erik “The Gorilla” Kurilla (Comando Centrale) e Dan “Raisin” Caine (capo degli Stati Maggiori Riuniti). “Nessuno parla con Hegseth”, ha detto un funzionario. “Non c’è alcun coordinamento operativo tra lui e la Casa Bianca”. La portavoce del Pentagono smentisce, affermando che il segretario “parla più volte al giorno con il presidente ed è stato con lui nella Situation Room questa settimana”. Dopo Tulsi Gabbard, anche Hegseth sembra ora ridimensionato.
Il generale che sussurra nelle orecchie di Trump
Il generale che spinge per la guerra con l’Iran, Michael Kurilla, è un veterano decorato per eroiche azioni in guerra. Kurilla rappresenta una delle voci più dure e interventiste all’interno dell’attuale leadership militare USA ed è considerato da Israele il “generale americano ideale”. La sua voce sovrasta le voci più caute del Pentagono e promuove da anni una linea muscolare contro Teheran. Il suo imminente pensionamento potrebbe accelerare decisioni cruciali. Effettivamente lo scorso aprile Israele aveva acconsentito alle richieste di Trump di sospendere l’attacco all’Iran, ma fonti militari hanno dichiarato al Jerusalem Post che speravano di colpire prima che il generale Kurilla andasse in pensione, a luglio, riconoscendolo come un alleato chiave.
L’India ha smentito categoricamente il ruolo degli Stati Uniti nella recente distensione con il Pakistan
Il segretario degli Esteri indiano Vikram Misri ha dichiarato pubblicamente che in una telefonata di 35 minuti il primo ministro Modi ha personalmente negato a Trump che gli Stati Uniti abbiano svolto un ruolo di mediazione nel conflitto indo-pakistano, precisando che la decisione di sospendere le azioni militari è avvenuta attraverso canali diretti tra le forze armate dei due Paesi, su richiesta del Pakistan. La smentita tocca implicitamente anche le voci secondo cui Trump avrebbe usato la minaccia di tariffe commerciali come leva per spingere India e Pakistan verso la pace. La presa di posizione indiana arriva in un momento delicato per l’Amministrazione Trump, che deve fare i conti con promesse commerciali largamente disattese. A 70 giorni dall’annuncio di voler firmare 90 accordi commerciali in 90 giorni, ne ha siglato soltanto uno, con il Regno Unito, considerato però più vantaggioso per Londra che per Washington.
Canada pronto ad aumentare dazi a USA se entro luglio non arriva un accordo
Il primo ministro canadese Mark Carney ha annunciato che dazi su acciaio e alluminio statunitensi saranno alzati a partire dal 21 luglio, a meno che non si registrino progressi concreti nelle trattative commerciali nei prossimi 30 giorni. All’incontro del G7 in Alberta, Carney e Trump hanno convenuto di cercare un’intesa entro un mese. Se i negoziati falliranno, Ottawa applicherà contromisure calibrate per proteggere i lavoratori e le imprese canadesi. Carney ha inoltre messo in guardia sul fatto che la guerra commerciale lanciata dall’Amministrazione statunitense potrebbe avere effetti recessivi sull’economia globale.
Specchio delle mie brame: chi è il più bello del reame?
Nel corridoio della East Colonnade, dove tradizionalmente sono esposti i ritratti ufficiali delle First Ladies, Donald Trump ha fatto rimuovere quello di Hillary Clinton, sostituendolo con un dipinto che ritrae lui stesso. La decisione ha suscitato sarcasmo e critiche per il gesto simbolico e per lo stile kitsch stile manifesto Maga dell’opera. Il ritratto di Clinton si trovava tra quelli di Laura e Barbara Bush.