Nel mezzo del conflitto tra Iran e Israele, Donald Trump cerca di posizionarsi come possibile artefice di una de-escalation, e rilancia il negoziato sul nucleare con Teheran, arrivando ad ammettere una sorprendente disponibilità a coinvolgere Vladimir Putin nel ruolo di mediatore. Il tutto senza però rinunciare a minacce militari. In un’intervista con la ABC News, pur dichiarando che gli Stati Uniti non sono attualmente coinvolti direttamente nelle ostilità, ha affermato che potrebbero «forse» intervenire: «È possibile che potremmo essere coinvolti», ha detto, ribadendo tuttavia che «la priorità» resta la ricerca di «un accordo» con l’Iran sul nucleare. E proprio su questo punto ha sorpreso molti osservatori, quando ha rivelato che «i colloqui continuano». Anche se il sesto round di negoziati previsto ieri a Muscat, in Oman, è stato annullato, la porta non si è chiusa, secondo quanto Trump stesso afferma circa la disponibilità da parte di Teheran: «Non c’è una scadenza. Continuano a parlare. Vogliono fare un accordo».
L’ottimismo di Trump si estende anche alla guerra fra Tel Aviv e Teheran: «Iran e Israele dovrebbero trovare un accordo, e lo faranno – ha scritto su Truth Social -. Avremo la pace, presto». Parole che cozzano con la realtà militare che al momento non dà segnali di rallentare, semmai il contrario. Ma secondo il presidente americano, proprio questa escalation potrebbe accelerare i tempi: «Forse era necessario qualcosa di simile per far ripartire i negoziati» ha detto alla ABC.
A rendere ancora più inusuale la situazione è la disponibilità che il presidente ha manifestato ad accettare un ruolo di mediazione da parte di Vladimir Putin: «Mi ha chiamato per farmi gli auguri di compleanno, ma soprattutto per parlare dell’Iran, che conosce molto bene», ha raccontato Trump, riferendo di una conversazione durata quasi un’ora in cui Putin si sarebbe detto pronto a impegnarsi personalmente in una mediazione. Anche il Cremlino ha confermato la telefonata. Il consigliere diplomatico di Putin, Yuri Ushakov, ha fatto sapere che il leader russo ha espresso forte preoccupazione per l’«imprevedibile escalation» e ha condannato le operazioni israeliane contro Teheran. Ha inoltre sottolineato che Mosca è pronta a rilanciare il dialogo fra USA e Iran sulla base di «passi reciprocamente accettabili».
L’eventuale riapertura di un canale negoziale è ovviamente caldeggiata da tutte le cancellerie, e sarà verosimilmente oggetto di colloqui anche al G7 che comincia domani in Canada e dove Trump era atteso ieri sera. Prima di partire il presidente ha avuto un secondo colloquio telefonico in meno di 24 ore con il collega turco Erdogan che lo avrebbe messo in guardia dal rischio di un «disastro di proporzioni epocali», riconfermando che la Turchia è «pronta a fare tutto il possibile per fermare la guerra».
Un possibile cessate il fuoco, meglio ancora l’apertura di un negoziato, avrebbe effetti rilevanti anche sul fronte interno americano. Trump, infatti, è stato criticato proprio dalla sua base Maga per non essere riuscito a impedire l’escalation, nonostante le sue promesse elettorali di «mettere fine alle guerre». Negli ultimi giorni c’è stata maretta fra i suoi elettori, che vedono nell’attacco israeliano, e in un possibile intervento Usa, una deviazione dall’ideologia «America First». Il noto commentatore filo-Trump Charlie Kirk, che ha 5 milioni di followers su X, ha rivelato che i suoi ascoltatori sono «contrari 99 a 1» a questa ipotesi.
Anna Guaita <This message was edited>