Nell’intensificarsi della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, il colosso del giocattolo Mattel si trova a dover fronteggiare un aumento dei costi senza precedenti.
Con il rincaro delle tariffe voluto dall’amministrazione Trump, il produttore delle iconiche bambole Barbie è costretto a ritirare le previsioni finanziarie annuali e a far lievitare i prezzi di alcuni dei suoi prodotti. La mossa è una risposta diretta alle difficoltà economiche, un vero e proprio “colpo di grazia” per un settore già sotto pressione.
In un’intervista, il CEO della multinazionale, Ynon Kreiz, ha sottolineato che il panorama macroeconomico incerto e le nuove politiche tariffarie americane rendono impossibile fare previsioni concrete per le vendite future, mettendo in evidenza la difficoltà di navigare in un contesto tanto volatile.
Mattel, che dipende fortemente dagli Usa, dove realizza circa la metà delle sue vendite globali, ha dichiarato che ridurrà progressivamente le importazioni dalla Cina, puntando a una diminuzione di circa il 15% entro il 2026. La decisione arriva in risposta agli alti dazi che Washington ha imposto sul “Paese di Mezzo”, costringendo l’azienda a rivedere la propria catena di approvvigionamento. Per mitigare l’impatto, la produzione del gioco di carte UNO è stata già spostata in India, mentre le spedizioni dalla Cina sono state direzionate maggiormente verso i mercati internazionali.
Il quadro delineato dalla società è tutt’altro che rassicurante: viene previsto un incremento dei costi di circa 270 milioni di dollari a causa delle tariffe, tuttavia misure per fronteggiare tali perdite sono state subito messe in atto, puntando a risparmi complessivi di 80 milioni di dollari. Inoltre, per limitare le spese, è prevista una riduzione delle promozioni e un aumento dei listini di alcuni dei prodotti più desiderati.
In un contesto di incertezze e dichiarazioni sibilline, rilasciate dal leader del GOP, come in un recente commento, in cui aveva ironizzato che le bambine americane sarebbero state costrette a “accontentarsi” di due Barbie anziché trenta, la situazione si è ulteriormente complicata. Mattel si trova a dover reagire con fermezza e ha annunciato che il riacquisto di azioni proprie proseguirà con l’obiettivo di raggiungere i 600 milioni di dollari entro il 2025, una mossa per sostenere la posizione sul mercato e rassicurare gli investitori.
Nonostante il quadro complesso, le vendite nette dell’azienda nel primo trimestre hanno superato le aspettative, con un risultato pari a 827 milioni di dollari, ben al di sopra delle previsioni degli analisti. Inoltre, la società ha registrato una perdita per azione inferiore alle stime, segno che, nonostante le difficoltà, il colosso riesce a navigare con una certa resistenza.
Come ha osservato Zak Stambor, analista di Emarketer, un’impresa di ricerca e analisi, seppure Mattel sia stata pesantemente penalizzata dalla guerra commerciale, rappresenta anche un chiaro esempio di come le grandi multinazionali stiano cercando di adattarsi a un mondo sempre più globalizzato e frammentato dalle politiche protezionistiche.
Con uno sguardo laterale sul futuro, il marchio si appresta quindi a diversificare la propria produzione e ad affrontare la sfida commerciale con strategie mirate.