Durante una riunione di gabinetto tenutasi il 30 Aprile scorso, il presidente Donald Trump ha ammesso che le sue tariffe commerciali potrebbero comportare un aumento dei prezzi e una minore disponibilità di beni per i consumatori americani, usando come esempio dei bambini che potrebbero avere “due bambole invece di 30”. Ha comunque insistito sul fatto che sarà la Cina a subire le conseguenze maggiori della guerra commerciale.
Le sue dichiarazioni seguono la pubblicazione di un rapporto che indica una contrazione dello 0,3% del PIL (prodotto interno lordo) statunitense nel primo trimestre, in parte dovuta a un’impennata delle importazioni prima dell’entrata in vigore delle tariffe. Come riporta il Guardian, il senatore democratico dell’Oregon Jeff Merkley ha dichiarato: “Trump è in carica da soli 100 giorni e i costi, il caos e la corruzione sono già in aumento. L’economia sta rallentando, i prezzi salgono e le famiglie della classe media cominciano a sentirne gli effetti”.
Trump ha cercato di rassicurare l’opinione pubblica, negando che i dazi possano causare una recessione e attribuendo i problemi economici a Joe Biden.
“Questo è il mercato azionario di Biden, non quello di Trump”, ha scritto sul suo profilo social media. “Le tariffe entreranno presto in vigore e le aziende stanno tornando negli Stati Uniti in numero record. Il nostro paese sarà in piena espansione, ma dobbiamo liberarci del peso ereditato da Biden. Ci vorrà tempo, ma non ha nulla a che fare con le tariffe.”
Il calo del mercato azionario in seguito al rapporto sul PIL ha dato ai democratici l’occasione per criticare le politiche di Trump, sostenendo che stiano già rallentando l’economia e penalizzando la classe media, nonostante il basso tasso di disoccupazione (4,2%).