Nonostante un’ingiunzione federale che aveva annullato il divieto alla partecipazione dell’Associated Press AP agli eventi ufficiali alla Casa Bianca, i giornalisti dell’agenzia di stampa continuano a rimanere esclusi, sollevando interrogativi sulla libertà di espressione e sui limiti dell’azione governativa.
L’ultimo episodio di questa controversia risale all’incontro nello Studio Ovale tra Donald Trump e il presidente di El Salvador Nayib Bukele, a cui a AP è stato nuovamente negato l’accesso.
Il diniego aveva avuto origine dalla decisione del gruppo editoriale di continuare a usare il termine “Golfo del Messico” anziché “Golfo d’America” nelle pubblicazioni, un atto che l’amministrazione repubblicana aveva definito non conforme alle sue linee guida.
Tuttavia, il giudice federale Trevor McFadden, l’8 aprile, aveva dichiarato l’interdizione incostituzionale, definendo “discriminatoria” la condotta dell’attuale governo, e ordinando che i corrispondenti venissero reintegrati nel pool di reporter destinati a coprire gli eventi presidenziali.
Nonostante l’ingiunzione, i cronisti di AP sono stati lasciati nuovamente alla porta. “I nostri giornalisti sono stati bloccati all’ingresso dello Studio Ovale,” ha dichiarato la portavoce della testata, Lauren Easton, esprimendo delusione per la mancata applicazione dell’ordinanza. “Ci aspettiamo che vengano ripristinate la nostre credenziali, come previsto nell’ordinanza.”
Sebbene ai fotografi dell’organizzazione giornalistica sia stato consentito di partecipare a un evento sul South Lawn con la squadra di football dell’Ohio State University, agli inviati invece è stato proibito l’ingresso. Una disparità che rafforza l’idea di un’esclusione selettiva, difficile da giustificare con mere motivazioni logistiche e che appare invece dettata da considerazioni prettamente politiche.
La Casa Bianca, nel frattempo, ha presentato ricorso contro la sentenza di McFadden, sostenendo che l’ordine di reintegro di AP interferisca con l’agenda presidenziale, definendo l’obbligo di ammettere i reporter un’ingerenza eccessiva. Gli avvocati dell’amministrazione pur riconoscendo la validità della sentenza, hanno chiesto alla Corte d’Appello di sospendere l’ordine, sostenendo che la situazione fosse di “portata intrusiva”.
Nel frattempo, i legali del colosso dell’informazione hanno sottolineato la gravità della situazione, accusando il leader del GOP di continuare a discriminare e punire l’operato del loro cliente per le scelte editoriali definendo la sospensione dell’ingiunzione un danno irreparabile.
Il caso solleva un acceso dibattito sul ruolo dei media e il potere politico. Seppure la Casa Bianca non possa bandire specifici giornalisti per motivi editoriali, il giudice ha precisato che il divieto, pur non obbligando alla presenza di AP in eventi specifici, deve garantire una parità di trattamento. Secondo la Corte, l’agenzia non ha diritto automatico di entrare nello Studio Ovale, ma non può essere esclusa per il suo orientamento redazionale.