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La Corte Suprema blocca il ritorno negli USA di Abrego Garcia

L'amministrazione Trump aveva chiesto di sospendere la decisione del giudice federale che ne aveva ordinato il rientro

Massimo JausbyMassimo Jaus

The US Department of Justice (DOJ) in Washington, DC, USA, 18 November 2024/ANSA/EPA/JIM LO SCALZO

Time: 4 mins read

Il Dipartimento della Giustizia ha chiesto alla Corte Suprema di bloccare l’ordine del giudice federale per riportare negli Stati Uniti, entro la mezzanotte di lunedì,  Kilmar Abrego Garcia, un salvadoregno di 29 anni emigrato legalmente negli Stati Uniti, che è stato deportato, per errore in Salvador. E la Corte Suprema ha accettato la richiesta e ha temporaneamente bloccato l’ordinanza chiedendo agli avvocati di Abrego Garcia di presentare una risposta entro domani pomeriggio alle 5:00.

Il giudice capo della Corte Suprema John Roberts è intervenuto emettendo un ordine amministrativo di due righe con cui ha revocato la scadenza dopo che  l’amministrazione Trump aveva affermato che era “impossibile” rispettarla. L’ordine del giudice Roberts non è una sentenza. È solo una direttiva per dare più tempo alla Corte Suprema di decidere quali misure adottare in seguito.

The lawyers for Maryland father Kilmar Armando Abrego Garcia have filed a formal response that opposes the government’s request to block an order that would require his return to the U.S. https://t.co/JPSaYmBVNm

— KRNV (@KRNV) April 7, 2025

La decisione è stata presa dopo che venerdì la giudice Xinis aveva rifiutato la richiesta del Dipartimento di Giustizia di non poter eseguire l’ordinanza della magistrata perché non avevano più la giurisdizione per mettere in atto una misura simile. 

Xinis nella sua ordinanza aveva affermato che ciò che la deportazione era “completamente illegale”. Gli avvocati del Ministero hanno fatto appello a questa decisione e i tre magistrati d’Appello hanno confermato la decisione di primo grado. Ora il Dipartimento di Giustizia si è rivolto alla Corte Suprema sostenendo che la giudice avesse ecceduto la propria autorità. 

La giudice Paula Xinis – Credit: U.S. Senate Judiciary Committee, Public domain, via Wikimedia Commons

Al centro della vicenda c’è Kilmar Abrego Garcia. Non ha precedenti penali. Nel 2019 ha ottenuto l’asilo politico dopo che il tribunale aveva riconosciuto che lui e la sua famiglia avevano ricevuto minacce di morte da parte della criminalità organizzata in El Salvador. Lavorava come apprendista idraulico e stava conseguendo la licenza per diventare operaio specializzato presso un Community College del Maryland. Sua moglie è cittadina statunitense e lui aveva regolari incontri con gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement. 

La Casa Bianca in tribunale ha riconosciuto l’”errore amministrativo”, ma continua a descrivere Abrego Garcia come affiliato alla banda criminale MS13, accusa che gli avvocati del salvadoregno contestano. Nel corso dell’udienza che si è tenuta venerdì scorso, la giudice Xinis aveva chiesto a Erez Reuveni, avvocato del Dipartimento della Giustizia, se avesse le prove delle sue affermazioni, ma il legale ha affermato di non saperlo e che ignorava i motivi per cui Abrego Garcia era stato mandato nel carcere di massima sicurezza di Cecot in El Salvador. La magistrata quindi ha ordinato all’amministrazione Trump di riportare a casa Abrego Garcia entro le 23:59 di lunedì.

Dopo l’udienza, il Dipartimento di Giustizia ha sospeso l’avvocato Reuveni per non aver “sostenuto con zelo” le posizioni della Casa Bianca e ha presentato appello alla decisione che questa mattina è stata respinta all’unanimità confermando la decisione del giudice di primo grado.

“Il governo non ha l’autorità legale di portare via una persona che è legalmente presente negli Stati Uniti e di rimuoverla dal Paese senza un giusto processo”, ha scritto il giudice della Corte d’Appello Stephanie Thacker. 

Un altro dei tre magistrati d’Appello, J. Harvie Wilkinson III, ha affermato: “I fatti di questo caso presentano quindi il potenziale per una scappatoia inquietante: vale a dire che il governo può trasferire persone in prigioni straniere in violazione degli ordini del tribunale e poi sostenere che, poiché non è più sotto la loro custodia, non c’è nulla che si possa fare. È un’azione illegale che i tribunali non possono tollerare”.

Immediatamente il Dipartimento di Giustizia si è rivolto alla Corte Suprema per intervenire e sospendere la scadenza.

“Dovrebbe essere dietro le sbarre, che sia a El Salvador o in un centro di detenzione degli Stati Uniti. Non dovrebbe essere per le strade d’America”, ha affermato Tricia McLaughlin, assistente segretario per gli affari pubblici presso il Dipartimento della Homeland Security, in un’intervista con “All Things Considered” della NPR.

“Un giudice dell’immigrazione ha esaminato le prove e ha stabilito che è effettivamente un membro verificato della MS-13”, ha detto McLaughlin alla NPR. “Ci sono anche rapporti di intelligence che lo ritengono coinvolto nel traffico di esseri umani”. Ma questi rapporti non sono stati mostrati in tribunale.

Il presidente Trump, che ha fatto campagna per lanciare “la più grande operazione di deportazione nella storia del Paese”, ha reso una priorità deportare illegalmente più migranti in America. 

I presunti legami di Abrego Garcia con MS-13 sono emersi per la prima volta all’inizio del 2019, quando era stato arrestato fuori da un Home Depot in Maryland mentre cercava lavoro. Venne accusato da un informatore di essere un membro della gang MS 13 di New York e venne preso in custodia dagli agenti dell’ICE. Dopo essere stato rinchiuso in un centro di detenzione per mesi è stato dopo che era stato stabilito che Abrego Garcia non era mai stato a New York. E quindi venne prosciolto.  La famiglia credeva che i suoi problemi fossero finiti, ha affermato sua moglie, Vasquez Sura. “Non è mai più stato fermato dagli agenti “, ha detto la donna. “Credevamo davvero che le false accuse fossero state chiarite e che fossero alle nostre spalle”.

Eppure l’accusa di essere un membro di una gang è il motivo per il quale gli agenti federali lo hanno prelevato in Maryland sei anni dopo, mentre riportava a casa il figlio. Dopo l’arresto la moglie di Abrego Garcia aveva rintracciato il marito tramite il localizzatore dei detenuti dell’ICE. Aveva visto quando era stato trasferito prima a Baltimora, poi in prigioni in Louisiana e Texas. Ha scoperto che l’uomo si trovava in El Salvador il giorno seguente, quando ha visto in televisione le foto di alcuni dei detenuti, incatenati e con la testa rasata, e lei ha riconosciuto il marito.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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