Ogni 2 aprile il mondo si tinge di blu per accendere i riflettori sull’autismo. Monumenti e luoghi simbolo si illuminano, mentre esperti e istituzioni rinnovano l’impegno per una maggiore consapevolezza. Tuttavia, al di là delle celebrazioni, la questione resta cruciale: i casi sono in aumento e nonostante i progressi nella ricerca, le risposte restano ancora incerte.
Negli ultimi decenni, il numero di diagnosi dello spettro autistico è cresciuto significativamente ovunque, In Italia, secondo una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, oggi 1 bambino su 77, nella fascia d’età 7-9 anni, presenta un disturbo della neurodivergenza autistica.
Con una popolazione infantile di circa 8,5 milioni, dati ISTAT, questo significa che nella Penisola circa 110.000 bambini sono affetti da autismo. In generale, il numero di persone con ASD potrebbe essere stimato intorno alle 150.000-200.000, considerando anche gli adulti e i casi non diagnosticati.
Negli Stati Uniti, invece le valutazioni dei Centers for Disease Control and Prevention, l’agenzia governativa degli Stati Uniti, che ha il compito di proteggere la salute pubblica, indicano un’incidenza ancora più alta con un trend in costante aumento. Un bambino su 36 viene identificato con ASD, il disturbo risulta presente in tutti i gruppi razziali, etnici e socioeconomici, ed è quasi quattro volte più comune nei maschi rispetto alle femmine.
Considerato che la popolazione infantile 0-17 anni in America è di circa 74 milioni, in base ai dati del censimento USA 2020, ciò implica che circa 2 milioni di minori vivano con un disturbo dello spettro autistico. Inoltre, ampliando la stima alla popolazione adulta, i numeri complessivi potrebbero salire a 5 milioni.
Per fronteggiare l’emergenza in stati come il Wisconsin, sono state adottate legislazioni speciali per poter supportare sia i soggetti colpiti dalla patologia che i loro familiari. La “Terra dei laghi” è stata una fra le prime a garantire coperture sanitarie obbligatorie per le terapie comportamentali, permettendo di accedere a trattamenti che altrove sarebbero proibitivi. Questo ha consentito una rilevazione più tempestiva dei casi e ha favorito un inserimento dei piccoli più efficace nelle scuole, rispetto ad altre aree.
Nel Bel Paese, la situazione presenta delle peculiarità: mentre il sistema scolastico offre un’adeguata inclusione grazie al supporto di insegnanti specializzati, i servizi terapeutici sono spesso disomogenei e variano notevolmente da regione a regione. Inoltre, il percorso diagnostico risulta spesso lungo e complicato, con liste d’attesa che ostacolano l’accesso tempestivo alle cure necessarie.
Ultimamente, essendosi ampliata la definizione di autismo, fra le diagnosi sono state inerite forme più lievi che in passato sarebbero state trascurate. Una maggiore consapevolezza tra medici e famiglie ha portato a valutazioni più precoci e accurate.
Nonostante i numerosi studi, le cause esatte che determinano tale condizione restano sconosciute. Nonostante sia ormai noto che la componente genetica giochi un ruolo significativo, questo non è l’unico fattore determinante. Analisi hanno evidenziato l’influenza di fattori ambientali, esposizioni durante la gravidanza e persino interazioni tra fattori biologici e sociali.