Si complica il percorso di Marine Le Pen verso l’Eliseo. Un tribunale parigino ha condannato la leader della destra francese per appropriazione indebita e le ha impedito formalmente di ricoprire incarichi pubblici per i prossimi cinque anni – precludendole perciò potenzialmente la candidatura alle elezioni presidenziali del 2027 (in cui è indicata dai sondaggi come la principale favorita).
Nel corso di una lunga udienza che ha visto la lettura delle sentenze a carico di venti ex parlamentari e assistenti del partito di ultradestra del Rassemblement National (RN), il giudice ha condannato Le Pen a quattro anni di reclusione – di cui due con pena sospesa – e a una sanzione pecuniaria pari a circa 100.000 euro. Pur essendo presente all’inizio dell’udienza, la deputata 56enne ha abbandonato l’aula prima della lettura integrale del provvedimento.
Le indagini hanno evidenziato che, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2016, il RN avrebbe impiegato oltre 4 milioni di euro provenienti dai fondi del Parlamento Europeo per retribuire collaboratori impegnati prevalentemente in attività di supporto al partito in Francia. Le normative UE consentono infatti il rimborso solo di spese strettamente legate all’esercizio del mandato parlamentare.
La difesa ha respinto ogni accusa, sostenendo che le pratiche contestate a Le Pen fossero conformi alle prassi diffuse nel contesto politico europeo e denunciando una campagna giudiziaria-politica finalizzata a penalizzare la leader, annunciando che il partito e la sua leader presenteranno appello.
La vicenda era venuta a galla nel 2015, quando Martin Schulz, all’epoca presidente socialdemocratico del Parlamento Europeo, segnalò alle autorità competenti irregolarità nell’utilizzo dei fondi comunitari.
Un altro partito francese, il Movimento Democratico (MoDem) di centro-destra, è stato oggetto di indagini per presunte pratiche analoghe, sebbene, in quel caso, gli addebiti siano stati giudicati meno sistematici.
Il divieto di ricoprire incarichi pubblici comporta che Le Pen potrà comunque completare il mandato attualmente in essere nell’Assemblea Nazionale, ma non potrà presentarsi a successive candidature. Qualora l’iter d’appello si concluda confermando la sentenza, il partito dovrà individuare un nuovo volto per guidare il RN in vista delle prossime competizioni elettorali, con il nome di Jordan Bardella, 29 anni, tra le possibili alternative.
Lo stesso Bardella, che dal novembre 2022 ha formalmente assunto le redini del partito presidente di RN da Le Pen, ha subito criticato la sentenza. “Oggi non è solo Marine Le Pen a essere stata condannata ingiustamente: è la democrazia francese a essere stata giustiziata”, ha scritto sui social media.
“Possiamo vedere chiaramente che c’è una volontà politica dietro a tutto ciò e che stiamo andando ben oltre il semplice stabilire la legge”, ha commentato Laurent Jacobelli, portavoce del RN.
Dichiarazioni di sostegno a Le Pen sono arrivate a caldo dal premier ungherese Viktor Orbán, fondatore del gruppo dei Patrioti per l’Europa al Parlamento europeo, che comprende il RN: “Je suis Marine!”, ha scritto su X. Critiche anche da parte del vicepremier italiano Matteo Salvini, che ha parlato di “una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles in un momento in cui le pulsioni belliche di Von der Leyen e Macron sono spaventose”.
Sulla vicenda è intervenuto persino il Cremlino, che ha definito la condanna nei confronti di Le Pen “una violazione delle norme democratiche”. Quello tra il RN e la Russia era stato definito come un legame “di lunga data” in un rapporto parlamentare francese pubblicato nel giugno 2023, che descriveva il partito come un “canale di comunicazione” privilegiato per Mosca.
Secondo un sondaggio del Journal du Dimanche pubblicato sabato scorso, alle presidenziali del 2027 Le Pen è data nettamente in testa con il 37% delle preferenze – 10 punti percentuali in più rispetto al risultato ottenuto al primo turno nel 2022 (quando fu sconfitta al ballottaggio da Macron). Nettamente dietro l’ex premier Édouard Philippe, a capo di una coalizione moderata in continuità con l’attuale presidente, che è fermo intorno al 25%.
Il processo d’appello su Le Pen potrebbe tenersi tra almeno un anno, e prima che venga emessa una nuova decisione si potrebbe arrivare proprio a ridosso delle elezioni del 2027. In caso di condanna anche in secondo grado, la difesa potrebbe a quel punto appellarsi alla Corte di Cassazione, la quale potrebbe ribaltare il verdetto o confermarlo in maniera definitiva.
La leader francese sostiene da tempo di essere bersaglio di una caccia alle streghe orchestrata da un apparato giudiziario che avrebbe messo in discussione la sua legittimità politica. In particolare, Le Pen ha messo in dubbio l’autonomia dei pubblici ministeri, definendo il provvedimento di inibizione politica come una “aggressione alla democrazia”.
Il verdetto potrebbe intanto trovare un’ampia eco nell’amministrazione Trump. All’ultima Conferenza di Sicurezza di Monaco, il vicepresidente statunitense JD Vance si era scagliato proprio nei confronti delle misure restrittive adottate da Bruxelles e dai governi europei moderati per arginare l’estrema destra, soprattutto con riferimento alla Romania. Resta tuttavia incerto se l’eventuale supporto del movimento MAGA possa tradursi in un vantaggio per Le Pen o per il successore che il RN potrebbe schierare nel 2027.