Elise Stefanik non sarà più ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite. Lo ha confermato Donald Trump con un post su Truth Social, sostenendo che “ogni seggio repubblicano al Congresso” è essenziale per “portare avanti l’agenda” dell’amministrazione.
“Con una maggioranza così risicata – ha scritto il presidente su Truth Social –, non voglio rischiare che qualcun altro si candidi per il seggio di Elise. Ci sono altre persone che possono fare un buon lavoro alle Nazioni Unite”. Tuttavia, Trump non ha ancora fatto riferimenti chi potrebbe essere il valido sostituto.
La deputata dello Stato di New York non era ancora entrata ufficialmente all’ONU. Facendolo avrebbe dovuto rinunciare al suo posto alla Camera e la maggioranza repubblicana di 218 contro i 213 seggi democratici ne avrebbe sofferto. Stefanik sarebbe stata confermata subito dopo le elezioni speciali in Florida previste per il 1° aprile per coprire i seggi lasciati vacanti da Mike Waltz, nominato consigliere per la Sicurezza Nazionale, e da Matt Geatz, dimessosi dopo essere stato scelto come procuratore generale.
Il ritardo burocratico nei passaggi di potere aveva già sollevato qualche polemica, soprattutto perché, con il suo voto, Stefanik ha contribuito a passare la legge ponte sui finanziamenti federali che ha ritardato lo shutdown di altri 6 mesi e che ha evidenziato le divisioni nel partito democratico.
Il ritiro della candidatura di Stefanik è il secondo da quando l’Amministrazione Trump è tornata alla Casa Bianca. Il primo episodio è stato quello di Matt Gaetz, dopo aver capito che non avrebbe vinto i voti del Senato. Entrambi dimostrano quanto sia precaria la maggioranza che i repubblicani detengono e la preoccupazione che ne consegue, nonostante facciano di tutto per dimostrare il contrario.