Il pennarello nero, ormai diventato l’estensione della sua mano. La firma in bella vista davanti alle telecamere. E Linda McMahon, la segretaria del Dipartimento dell’Istruzione appena “ridimensionato”, a fare compagnia a Donald Trump sul podio allestito nella East Room alla Casa Bianca.
Il presidente USA ha firmato un ordine esecutivo che riduce il Ministero, dando ai singoli Stati la possibilità di richiedere e gestire autonomamente i fondi federali da destinare ai vari programmi. Il primo passo per “cominciare a eliminare il Dipartimento dell’Istruzione”, ha commentato Trump che si è poi girato verso McMahon. “Speriamo che tu non rimanga qui troppo a lungo. Troveremo qualcos’altro per te, Linda”.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha garantito che “i prestiti e i finanziamenti a sostegno degli studenti disabili e a basso reddito (IDEA), come la borsa di studio Pell” verranno mantenuti. Fino a due settimane fa, la stessa Leavitt aveva smentito la notizia diffusa dal Wall Street Journal che il presidente avrebbe firmato quest’ordine esecutivo. Dal giorno dell’insediamento avevano cominciato a circolare le bozze della proposta che, secondo il New York Times, tagliava proprio i programmi IDEA.
Il Dipartimento dell’Istruzione era stato istituito dall’Amministrazione Carter nel 1979. Ad assistere a questo storico momento, Trump si è circondato dei suoi fedelissimi. Una sala gremita di governatori degli Stati repubblicani, come Ron DeSantis della Florida e Greg Abbott del Texas, e senatori MAGA che condividono l’intenzione di smantellare il Ministero. Ma pure, a scopo dimostrativo, di tanti bambini seduti nei banchi.
Lo aveva promesso e lo sta cercando di fare, ma Trump non ha il potere di smantellare un Dipartimento. Spetta al Congresso approvare il suo ordine esecutivo, renderlo così legge ed “eliminarlo una volta per tutte”. Su questo il presidente non ha dubbi e ha lasciato intendere che chiederà alla due Camere di sostenerlo. “Spero che [i democratici] voteranno a favore”.
Il timore dell’opposizione si focalizza soprattutto sul diritto allo studio uguale per tutti gli studenti americani, garantito dal Dipartimento dell’Istruzione federale attraverso programmi e sovvenzioni. Il budget annuale stanziato dal governo ammonta a 80 miliardi di dollari e sostiene le scuole elementari pubbliche (K-12), le università e i prestiti agli studenti, ma anche organizzazioni non profit, laboratori di ricerca e uffici statali. Ci sono il Titolo I per i più poveri, il Titolo II per gli insegnanti e le iniziative IDEA (Individuals with Disabilities Education Act) che coprono l’istruzione di 7,5 milioni di bambini con disabilità (con una spesa di circa 14 miliardi di dollari), secondo il National Center for Education Statistics (NCES) del Dipartimento dell’Istruzione. Il debito scolastico federale è di quasi 1.700 miliardi di dollari.
Se il Congresso approvasse l’ordine esecutivo di Trump per smantellare definitivamente il Dipartimento dell’Istruzione, milioni di bambini vedrebbero cancellato il loro diritto allo studio, e migliaia di persone perderebbero il lavoro.
Nessuno prima di questo momento è riuscito ad abolire il Ministero dell’Istruzione. Durante il suo primo mandato, Trump ci aveva già provato con l’ex segretaria di Stato Betsy DeVos, ma il Congresso lo aveva fermato.