Sono i dazi il chiodo fisso di Donald Trump, convinto che mettendo le imposte sulle merci importate ci sia una forte ripresa interna dell’acquisto dei prodotti americani che gli permetta poi di reperire i soldi per i tagli fiscali. “Non mi piace come l’Unione Europea tratta le nostre aziende. Avremo dazi reciproci con loro”, ha detto il presidente USA incontrando il premier britannico Keir Starmer.
Prima dell’incontro, Trump aveva annunciato sul suo profilo di Truth Social che a partire dal 4 marzo scatteranno i dazi del 25% contro Messico e Canada e del 10% contro la Cina, oltre a quelli già previsti, perché “continuano a entrare droghe nel nostro Paese da Canada e Messico, per la maggior parte sotto forma di Fentanyl, prodotto e fornito dalla Cina”.
“Punizioni” commerciali che ricevono ampi consensi nel mondo MAGA, manovrati abilmente pennellando le sue decisioni con un po’ di populismo nazionalista e tralasciando che i Paesi che lui vuole colpire, a loro volta, imporranno i dazi sulle merci americane. Ma nel pianeta Trump è secondario, visto che non si rende conto che l’isolazionismo commerciale è il killer delle economie.
“L’Unione europea non ci tratta bene sul commercio”, aveva detto nelle settimane scorse il presidente USA e, alla prima riunione di Gabinetto della sua amministrazione, ha calcato la mano: “L’Unione Europea è nata per fregarci”. Da qui la minaccia di dazi sulle merci provenienti dal Vecchio Continente, anche se per ora non ha precisato quando imporrà la sua decisione. “Darò l’annuncio prossimamente – ha insistito –. I dazi sui prodotti europei saranno del 25%. L’Europa si approfitta di noi. L’Ue è stata molto ingiusta nei nostri confronti, abbiamo un deficit commerciale di 350 miliardi di dollari, non comprano le nostre auto, non comprano i nostri prodotti agricoli, non comprano quasi nulla, dobbiamo rimediare”.
Secondo i dati del Dipartimento del Commercio, il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’UE è di circa di 235 miliardi di dollari nel 2024. Trump vorrebbe pareggiare l’interscambio poiché, a suo avviso, è troppo sproporzionato in favore dell’Europa che ha venduto più merce di quanta ne abbiano acquistata dagli USA. Ma, come prevedono alcuni analisti, il rischio reale è che il pareggio a cui il presidente auspica sia inattuabile perché, una volta imposti i dazi, gli europei sicuramente esporterebbero meno prodotti agli americani per l’alto costo né comprerebbero più Made in the USA per lo stesso motivo.
Durante la campagna elettorale, il rilancio del settore automobilistico è stato uno dei cavalli di battaglia di Trump che gli ha permesso di trascinare dalla sua parte più del 50% dell’elettorato che lavora nella produzione automobilistica e che chiedeva misure “draconiane” per risollevare il settore in crisi. Le vendite di auto americane in Europa, soprattutto per il consumo di benzina che costa più del doppo che non negli Stati Uniti, da sempre rappresentano una fetta minuscola di mercato. Dei 10 marchi più importanti – Buick, Cadillac, Chevrolet, Chrysler, Dodge, Lincoln – non hanno mai trovato mercato serio nel Vecchio Continente a differenza di alcuni modelli di General Motors, Jeep (Stellantis), Ford e Tesla che invece trainano l’export del settore.
“Se ci impongono un dazio doganale o una tassa – ha dichiarato Trump – noi applichiamo loro esattamente lo stesso dazio o tassa, è semplice”, aggiungendo che sul piano commerciale gli alleati “spesso si comportano peggio dei nostri nemici. Noi paghiamo molto di più di quanto noi facciamo pagare loro. Quei giorni sono finiti”.
Sebbene le minacce di Trump agli europei siano state fatte mercoledì, per ora non c’è nella di specifico: ci vorrà un po’ di tempo per sapere esattamente quali cambiamenti verranno apportati e soprattutto quali Paesi saranno nel suo mirino. Howard Lutnick, nominato da Trump segretario al Commercio, ha detto ai giornalisti che presenteranno nuove cifre paese per paese entro il 2 aprile.
Un funzionario dell’amministrazione ha detto che Trump “è più che felice di ridurre i dazi se anche i Paesi che acquistano merci americane sono disposti ad abbassarli”. Ma l’amministrazione ha riferito che prenderà in considerazione anche le altre imposte che i Paesi applicano alle merci importate. “Soprattutto le imposte dell’Iva, la tassa sul valore aggiunto”, ha affermato il consigliere di Trump per il Commercio, Peter Navarro.
Il senatore democratico Ron Wyden, che fa parte della commissione finanze del Senato, ha criticato Trump per i dazi. “Il presidente sta distruggendo l’economia americana. Applicare dazi su tutto ciò che gli americani acquistano dall’estero significherà prezzi più alti per generi alimentari, benzina e automobili. Si perderanno posti di lavoro perché verranno acquistati di meno i prodotti americani. Chiunque abbia votato per Donald Trump perché prometteva prezzi più bassi e un’economia più equa ha il diritto di sentirsi tradito. Ed è difficile capire perché un leader straniero dovrebbe fare un accordo con un presidente che cambia idea ogni giorno e non riesce a rispettare gli accordi stipulati”.