Caos totale nelle agenzie federali. Centinaia di migliaia di dipendenti federali, tornati oggi per la prima volta nei loro uffici dopo la pandemia, hanno iniziato la settimana lavorativa nel mezzo di un braccio di ferro tra Elon Musk, nominato dal presidente Trump per effettuare tagli nelle agenzie federali, e i ministri, anch’essi nominati da Trump e approvati dal Senato, che hanno detto ai dipendenti dei loro ministeri di ignorare la richiesta del miliardario, messo a capo del DOGE, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, la cui autorità però non è chiara.
Una prova di forza dopo che venerdì pomeriggio Musk aveva lanciato su X un ultimatum a tutti i dipendenti federali, chiedendo loro di spiegare cosa avessero fatto nell’ultima settimana lavorativa: una mancata risposta sarebbe stata considerata alla stregua di dimissioni.
A rafforzare questa ingiunzione, sabato mattina l’Office of Personnel Management della Casa Bianca, un ufficio che funge da agenzia del personale per il governo federale, ha inviato un’email imponendo a tutti i dipendenti di descrivere in dettaglio cinque attività svolte nell’ultima settimana di lavoro entro la fine della giornata di lunedì. La mancata risposta avrebbe comportato il loro licenziamento.
Le richieste si sono scontrate con la decisione di molti ministri e responsabili di agenzie vitali per il Paese, tra cui FBI, Dipartimento di Stato, Sicurezza Nazionale, Pentagono e Dipartimento della Salute, che hanno ordinato ai loro dipendenti di ignorarle.
A complicare ulteriormente la situazione ci sono anche le azioni giudiziarie. Sia l’American Federation of Government Employees (AFGE), il sindacato dei dipendenti federali con 800 mila iscritti, sia un magistrato federale del Maryland hanno messo un freno alle richieste di Musk.
Il sindacato ha citato in giudizio l’OPM, accusandolo di aver violato le leggi federali sui rapporti di lavoro. Everett B. Kelley, presidente dell’AFGE, ha scritto al direttore ad interim dell’OPM definendo la richiesta “chiaramente illegale” e “sconsiderata”, chiedendone l’immediato ritiro. “I dipendenti federali rispondono solo alle proprie agenzie attraverso le loro catene di comando, non all’ufficio personale federale”, ha affermato Kelley, definendo l’email un’”irresponsabile trovata” per creare confusione e intimidazione. Dopo il rifiuto delle scuse richieste, il sindacato ha presentato denuncia in una corte federale della California. Nell’atto di citazione si legge che “nessuna norma, regolamento, politica o programma dell’OPM ha mai richiesto a tutti i dipendenti federali di giustificare il loro lavoro”, e che si tratta di un “atto di bullismo”, “una delle più massicce frodi occupazionali nella storia di questo Paese”.
Nel frattempo, la giudice Deborah Boardman di Greenbelt, Maryland, ha stabilito che il Dipartimento dell’Istruzione e l’OPM hanno violato il Privacy Act dopo che il DOGE ha divulgato informazioni personali dei dipendenti senza il loro consenso, emettendo un ordine restrittivo temporaneo contro le due agenzie.
Musk ha difeso l’iniziativa, affermando che serve a “smascherare le frodi” di chi non lavora e a garantire promozioni a chi fornisce “buone risposte”.
Secondo la CNN, i tagli di personale che Musk sta cercando di attuare in ogni agenzia federale mettono a rischio anche i segreti della CIA. Inoltre, le minacce del DOGE stanno destabilizzando l’intero apparato amministrativo federale, creando situazioni paradossali e pericolose. Una fonte dell’agenzia di spionaggio ha riferito che è stata ordinata un’indagine interna per valutare i danni causati dall’email non classificata dell’ufficio di Musk, che indicava il possibile licenziamento di specifici agenti. Anche se i nomi erano riportati solo con l’iniziale del cognome, il rischio è che siano state rivelate identità di agenti sotto copertura.
C’è anche un altro pericolo, secondo un analista citato dalla CNN: i vertici della CIA temono che i licenziamenti di massa possano generare risentimento e spingere alcuni ex agenti a offrire i loro servizi – e soprattutto i segreti appresi – alle intelligence di Paesi avversari.
Finora, oltre 20 agenti sono stati licenziati, tutti impiegati nei programmi di inclusione e anti-discriminazione aboliti da Trump. Tutti hanno fatto ricorso contro il licenziamento.