“Nessun diktat può essere imposto all’Ucraina” lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz parlando con la stampa dopo il vertice informale di Parigi.
Riuniti a porte chiuse, i leader europei all’Eliseo si sono confrontati sulla virata dell’amministrazione Trump che ha avviato colloqui sull’Ucraina con la Russia (il segretario di Stato Marco Rubio domani a Ryad vedrà il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov) non solo escludendo l’Ucraina, che dovrebbe essere coinvolta in un secondo momento, ma tagliando fuori brutalmente gli alleati Ue nella Nato.
Scholz ha detto che l’Europa deve continuare a sostenere l’Ucraina e rassicurare Kiev. “Siamo lieti che si parli di un accordo di pace, ma per noi è chiaro che questo non può essere un diktat”, ha aggiunto; ma all’Ucraina va consentito di difendersi, di continuare il cammino per l’ingresso nell’Unione Europea e di avere un esercito forte. Queste, ha detto, sono condizioni non negoziabili.
Scholz è anche tornato sull’idea di riformare le regole del patto di stabilità dell’UE, suggerendo che qualsiasi spesa superiore al 2% del PIL per la difesa (si parla di arrivare fino al 5%) dovrebbe essere conteggiata a parte. Il cancelliere tedesco inoltre ha ribadito che ogni discussione sull’idea di dispiegare truppe europee in Ucraina come parte di una forza di pace è prematura, anzi “altamente inappropriata” perché anticipa i colloqui di pace. Ma ha anche detto che non ci possono essere fratture tra Europa e Stati Uniti sulla sicurezza, sottolineando l’importanza dell’alleanza Nato.
Cosa significa in concreto? Quali azioni intendono intraprendere i leader riuniti all’Eliseo? Di certo, la posizione italiana mira al compromesso: la premier Giorgia Meloni, giunta malvolentieri a Parigi, è fra tutti i convitati quella più vicina all’amministrazione Trump – e al suo plenipotenziario Elon Musk. Altro tema: offrire agli Usa quello che chiedono, cioè l’aumento sostanziale della spesa per la Difesa Ue; ma per la Nato, o per un organo diverso?

Il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato all’Eliseo questa riunione informale di emergenza dopo il vertice sulla sicurezza di Monaco e dopo una serie di dichiarazioni inquietanti da parte americana. Prima di parlare con gli alleati, Macron aveva telefonato a Donald Trump, come ha riferito la presidenza francese all’agenzia Reuters.
“Appena arrivata a Parigi per colloqui cruciali. La sicurezza dell’Europa è a un punto di svolta. Sì, si tratta dell’Ucraina, ma anche di noi. Abbiamo bisogno di un approccio d’urgenza. Abbiamo bisogno di aumento della difesa. E abbiamo bisogno di entrambe le cose adesso” aveva scritto su X la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
A Parigi sono arrivati numerosi leader Ue più i vertici dell’Unione e della Nato più il premier britannico Keri Starmer: i capi di Stato e di governo di Germania, Regno Unito, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca, Italia, il segretario generale della Nato Mark Rutte, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

In basso da sinistra verso destra: Pedro Sanchez (Spagna), Olaf Scholz (Germania), Donald Tusk (Polonia), Keir Starmer (Gran Bretagna), Mette Frederiksen (Danimarca), Dick Schoof (Paesi Bassi).
ANSA/EPA
All’indomani della telefonata fra Trump e il presidente russo Putin, che ha interrotto la politica di isolamento verso il Cremlino, la conferenza di Monaco la settimana scorsa ha visto il vicepresidente Usa JD Vance tenere un discorso virulento che ha attaccato l’UE; poi incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (da cui avrebbe cercato anche di ottenere accesso per i giacimenti di minerali rari in Ucraina), e poi la leader dell’estrema destra tedesca, Alice Weidel – quell’AfD che secondo il super consigliere Elon Musk è “l’unica speranza per la Germania”, anche se il suo partito a tinte neonazi è considerato irricevibile dagli altri partiti tedeschi.
L’inviato speciale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, non ha avuto peli sulla lingua: ha dichiarato che non è realistico che i leader europei siano coinvolti. “Può essere come il gesso sulla lavagna, può irritare un po’, ma vi sto parlando onestamente”, ha detto Kellogg a Monaco.
Il 24 febbraio, fra pochi giorni, l’invasione russa dell’Ucraina segnerà il suo terzo anniversario. Tre anni di guerra durissima. Il segretario di Stato Marco Rubio è accompagnato a Ryad dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e dalll’inviato speciale di Donald Trump per il Medio Oriente, l’investitore Steve Witkoff, l’uomo chiave, quello che ha la fiducia di Trump e l’incarico di portare avanti le trattative in suo nome. Parlando al programma Sunday Morning Futures di Fox News il miliardario avvocato immobiliarista non ha risposto direttamente alla domanda se l’Ucraina dovrà cedere una “porzione significativa” del suo territorio. “Questi sono dettagli, e non li ignoro, sono importanti. Ma credo che l’inizio sia la costruzione della fiducia. Si tratta di far capire a tutti che questa guerra non deve continuare, che deve finire. Questo è ciò che il Presidente ci ha ordinato di fare”, ha detto Witkoff.
Invece dal Cremlino il ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov ha detto la Russia non intende lasciare nessuno dei territori occupati in Ucraina: “Nei negoziati per l’accordo non si può nemmeno pensare di cedere alcuni territori. Dovremmo cederli con la gente? Con la popolazione russa o senza nessuno? Solo con i metalli rari?”, ha detto. Quanto all’Europa, Lavrov ha affermato che “se hanno intenzione di snocciolare idee subdole sul ‘congelamento del conflitto’… allora perché invitarli lì?”.