In meno di un mese da quando si è insediato alla Casa Bianca il presidente Trump ha firmato decine di ordini esecutivi, alcuni sono stati contestati e sono finiti in tribunale dove i magistrati li hanno bocciati. Per il presidente questo è un tentativo di un ostruzionismo alla sua agenda. Tanto che il vicepresidente JD Vance nei giorni scorsi ha affermato che i giudici non hanno la possibilità di contestare il “legittimo potere” del capo della Casa Bianca. Un’opinione ampiamente condivisa nel mondo MAGA, ma anche bocciata dagli esperti costituzionalisti che ripetono che la legge deve essere rispettata.
Questa mattina la Casa Bianca è tornata alla carica. Karoline Leavitt, la portavoce del presidente, ha accusato i giudici che hanno bloccato alcune delle decisioni di Donald Trump di “abuso di potere” e di “ostacolare la volontà del popolo”. “Riteniamo che questi giudici si comportino più come attivisti giudiziari che come onesti arbitri della legge. 77 milioni di americani hanno votato per eleggere questo presidente e ogni ingiunzione è un abuso di potere e un tentativo di ostacolare la volontà del popolo. Rispetteremo la legge nei tribunali”. E ha conluso che la Casa Bianca continuerà “a perseguire ogni rimedio legale per annullare queste ingiunzioni estremiste”.
Nelle prime tre settimane di governo, il “transitorio” Department Of Government Efficiency (DOGE) di Elon Musk, che conta su alcuni giovani dipendenti e consulenti dell’imprenditore, ha stilato i nuovi programmi e la lista delle agenzie federali da eliminare. Nel caso di USAID, l’agenzia che si occupa di aiuti internazionali, è stato deciso di smantellarla. Il DOGE ha anche avuto accesso ai molti dati sensibili del sistema dei pagamenti del Ministero dell’Economia, prima che un giudice federale sabato bloccasse questa possibilità. Lunedì, il magistrato federale dello Stato di Rhode Island, John McConnell Jr., ha scoperto che la Casa Bianca aveva ignorato un precedente ordine del tribunale di sbloccare i fondi federali e ha ordinato all’amministrazione Trump di porre immediatamente fine a qualsiasi ostacolo per questi finanziamenti già approvati dal Congresso.
Insomma, le schermaglie legali, prima delle battaglie che verranno inevitabilmente combattute alla Corte Suprema per stabilire gli equilibri del “check and balance” tra i poteri, che per oltre due secoli hanno sostenuto la democrazia negli Stati Uniti, sono appena cominciate. Da una parte l’affondo del presidente che cerca di allargare il suo potere esecutivo, dall’altro la magistratura che vuole imporre il rispetto della legge. Latitante per ora il potere legislativo, controllato da una maggioranza sia alla Camera che al Senato fedele al presidente. Una maggioranza che fa finta di non comprendere il pericolo delle decisioni unilaterali che scavalcano il Congresso. Questo equilibrio tra i poteri è ciò che per secoli ha protetto l’apparato democratico statunitense e che ora è messo alla prova.
Questa mattina otto ispettori generali, sui 17 che Donald Trump ha licenziato dai loro incarichi di controllo presso le agenzie federali, hanno intentato una causa per riavere i loro posti di lavoro. Nell’atto di citazione sostengono che i loro licenziamenti sono illegittimi. I funzionari federali provengono dai Dipartimenti di Difesa, Stato, Lavoro, Istruzione, Agricoltura, Affari dei veterani e Salute e servizi umani, oltre che dalla Small Business Administration. Complessivamente hanno vigilato sulla spesa di 5.000 miliardi di dollari di fondi stanziati ogni anno e più di 3,5 milioni di dipendenti federali. Secondo il ricorso, la Casa Bianca ha ignorato le normative sulle loro rimozioni che esistevano per proteggerli da interferenze e ritorsioni politiche.
Questa denuncia è solo l’ultima tra le oltre quaranta azioni legali presentate presso le corti federali per contestare gli ordini esecutivi del presidente. Trump ha già ripetutamente criticato i giudici che non sono d’accordo con le sue imposizioni. Nel fine settimana ha definito “una vergogna” l’ordine di un giudice contro il DOGE di Elon Musk. Tuttavia, martedì sera, parlando dalla Casa Bianca insieme al miliardario della Tesla a cui ha affidato le “forbici”, ha affermato che si sarebbe attenuto alle sentenze del tribunale.
Musk ha tentato di minimizzare i suoi conflitti di interesse che inevitabilmente già sono sorti, dato che le sue aziende detengono miliardi di contratti governativi e sono indagate o multate con regolarità dagli enti di controllo che lui stesso sta cercando di demolire. L’esempio più evidente è la chiusura del Consumer Financial Protection Bureau, che l’amministrazione Trump ha ora chiuso in via definitiva. Mentre Musk cerca di costruire una rete di pagamento peer-to-peer, la “P2P”, tecnologia che permette di trasferire denaro in modo gratuito e istantaneo tra persone tramite l’utilizzo di una app, che lui vorrebbe gestire con X. Se ci riuscisse, la sua piattaforma passerebbe sotto la supervisione del Consumer Financial Protection Bureau, che lui vuole cancellare.
Come è nel suo stile, Trump ha detto che il DOGE ha scoperto furti e abusi senza portare prove specifiche. “Sembra difficile credere che i giudici vogliano provare a impedirci di cercare la corruzione – ha detto il presidente USA. -Vogliamo estirpare la corruzione e sembra difficile credere che un giudice possa dire: Non vogliamo che tu lo faccia“. E poi ha minacciato: “Quindi forse dobbiamo guardare i giudici, perché è molto grave. Penso che quello che stanno facendo sia una violazione molto grave”. Musk ha detto che “è tempo” che il Congresso inizi a mettere sotto accusa i giudici e che l’1% “peggiore” di quelli nominati dovrebbe essere licenziato ogni anno. Ovviamente i “peggiori” sono quelli che gli hanno dato torto.
La supervisione delle agenzie federali è, secondo la Costituzione, una prerogativa del Congresso: il presidente può chiedere ai parlamentari di indagare o riformare le eventuali storture amministrative da lui riscontrate. Questo Dipartimento “temporaneo” creato per Musk non ha avuto l’incarico dal Congresso e agisce solo con il sostegno della Casa Bianca, senza peraltro mostrare che i tagli imposti siano in relazione ai “furti e gli sprechi” ma ottemperando alle linee politiche dettate dal presidente.