L’offensiva è a tutto campo. Dall’USAID al DEI, dal Dipartimento della Giustizia al Tesoro, dal Ministero dell’Istruzione ai National Archives, dalla CIA all’FBI, dalla lotta agli immigrati illegali alla Corte Penale Internazionale, dal perdono presidenziale per quanti presero parte al tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021, allo ius soli, alle “purghe” al Dipartimento di Stato, ai perdoni clamorosi. E poi le minacce a Danimarca, Canada e Panama. Non si è salvato neanche il Kennedy Center for The Performing Arts, che ogni anno produce e presenta teatro, danza, musica, il più attivo impianto di arti dello spettacolo negli Stati Uniti.
Un’offensiva di ordini presidenziali questa lanciata da Trump che, creando il caos, ha sopraffatto anche il potere legislativo, annullando le decisioni e i finanziamenti già stanziati dal Congresso. Poi, non rispettando le decisioni di quello giudiziario, ha creato una crisi istituzionale senza precedenti in un Paese in cui la democrazia si basa sul rispetto della Costituzione e del sistema dei pesi e contrappesi, il “check and balance” tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario.
Questo era il piano ideato nel 2016 dal suo ex consigliere politico Steve Bannon, quello della “deconstruction of the administrative state”, lo smantellamento dell’apparato federale per imporre le decisioni del presidente in modo da avere un potere assoluto senza limiti o controlli. Un’idea poi raffinata da John McEntee e Russell Vought che hanno elaborato il Project 2025.
Per ora l’ultimo bastione in difesa della legalità negli Stati Uniti, anche se fortemente limitato da magistrati con la Bibbia in mano e le tasche piene dei regali dei lobbysti amici, resta la magistratura che però è sempre più indebolita dalle nomine politiche che vengono fatte. Basti pensare al viceministro della Giustizia, Emil Bove, che era l’avvocato personale di Trump, il quale ha lanciato l’affondo contro gli inquirenti federali.
Nelle prime tre settimane della sua amministrazione, Trump si è mosso in velocità per smantellare le barriere dell’integrità pubblica del governo federale. Lunedì ha costretto i dirigenti degli uffici responsabili dell’etica governativa e delle denunce dei whistleblower a dimettersi. Ha ordinato la sospensione dell’applicazione di una legge che proibisce alle aziende americane di corrompere i funzionari dei governi stranieri per ottenere gli appalti.
Le ultime mosse sono arrivate lunedì, quando Hampton Dellinger, dell’Office of Special Counsel, e David Huitema, responsabile dell’Office of Government Ethics sono stati licenziati. Dellinger è a capo di un ufficio federale che esamina le denunce dei whistleblower e gestisce l’Hatch Act che tra l’altro proibisce ai dipendenti federali di svolgere attività politiche all’interno del governo federale. I responsabili dell’OSC hanno un incarico a tempo di cinque anni e possono essere licenziati solo per inefficienza, abuso d’ufficio o negligenza del dovere. Proprio lo scorso anno Dellinger aveva chiesto al Congresso di varare nuove disposizioni per impedire ciò che Musk e il DOGE stanno ora facendo. Dellinger afferma di essere stato dimesso il 7 febbraio con una e-mail inviatagli da Sergio Gor, direttore del personale presidenziale alla Casa Bianca. È stato informato che la sua posizione era stata assunta da Doug Collins, un fedele alleato ed ex deputato repubblicano della Georgia, che è stato di recente confermato come segretario per gli Affari dei Veterani. Dellinger si è rivolto alla magistratura per bloccare il suo licenziamento e un giudice federale di Washington gli ha dato ragione e ha ordinato la sua reintegrazione, alla quale la Casa Bianca si è opposta ricorrendo in appello.
David Huitema pure è stato licenziato nello stesso modo. Era stato confermato come responsabile dell’Office of Government Ethics dal Senato a novembre scorso e ha iniziato ufficialmente il lavoro a dicembre. L’Office of Government Ethics è stato creato dal Congresso per denunciare e impedire i conflitti di interesse del ramo esecutivo ai sensi dell’Ethics in Government Act.
“È l’inizio della presidenza più corrotta che abbiamo mai visto nella storia della Casa Bianca”, ha detto Norm Eisen, ex ambasciatore degli Stati Uniti nella Repubblica Ceca, intervistato dall’Associated Press.
Uno dei primi ordini esecutivi firmato da Trump è stato quello che annullava le direttive dell’ex presidente Joe Biden in cui veniva proibito ai dipendenti federali di accettare doni dai lobbisti e impediva che i manager federali ottenessero consulenze dalle lobby. Alla luce di questi cambiamenti la Trump Organization ha annunciato che non farà accordi con governi stranieri ma solo con aziende private all’estero, un cambiamento significativo rispetto al patto etico dell’azienda nel primo mandato.
Ora la Trump Organization ha stretto accordi per hotel e resort di golf in Vietnam, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Gli esperti di etica governativa hanno espresso le preoccupazioni che gli interessi finanziari personali del presidente possano influenzare la politica estera del Paese. Per ora sono allarmi inascoltati, sminuiti dai vassalli di Trump che lanciano accuse contro i magistrati “di sinistra”. Musk, dal canto suo, ha chiesto l’impeachment del giudice che ha limitato l’accesso ai sistemi finanziari federali a lui e alla sua squadra. Si profila la resa dei conti tra la Casa Bianca e un ramo indipendente e paritario del governo: quello giudiziario. Con i repubblicani che hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato sono loro, i giudici, l’ultima speranza per difendere la democrazia negli Stati Uniti di Trump.