Un’ondata di telefonate che ha mandato in tilt i centralini del Senato. È quella che nelle scorse ore ha visto decine di migliaia di cittadini USA preoccupati chiedere ai propri rappresentanti spiegazioni sull’opaco ruolo di Elon Musk nella pubblica amministrazione e sulle implicazioni per la trasparenza e la sicurezza dei dati governativi.
La senatrice repubblicana Lisa Murkowski ha riferito che sono state ormai ampiamente superate le 1.600 chiamate al minuto, contro una media abituale di 40. Molti vogliono chiarimenti sull’accesso ai sistemi federali e sulla protezione delle informazioni personali. “Le persone vogliono sapere cosa sta succedendo”, ha dichiarato la politica che rappresenta l’Alaska a Capitol Hill.
Anche la collega democratica Tina Smith conferma l’eccezionale volume di segnalazioni: “È un fiume in piena. C’è rabbia per il ruolo che Musk sta assumendo nell’amministrazione pubblica”. Opinione simile a quella del senatore indipendente Angus King, che ha parlato di un misto di “paura, confusione e preoccupazione” tra gli elettori.
Nel giro di pochi giorni, Musk e il suo team hanno dopotutto accelerato la riorganizzazione dell’apparato federale: il capo del neo-istituito Dipartimento per l’efficienza governativa (DOGE) ha già di fatto smantellato l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID), bloccato i finanziamenti a centinaia di progetti esteri, e ottenuto l’accesso ai sistemi di pagamento del Tesoro e ai dati sui prestiti studenteschi – il tutto senza apparente controllo legislativo.
Non solo: sono già diversi i fedelissimi dell’uomo più ricco del mondo catapultati in posizioni chiave, dalla General Services Administration (la centrale unica degli appalti federali) all’Ufficio per la Gestione del Personale.
La Casa Bianca e i repubblicani a Capitol Hill sono diventati perciò destinatari del malcontento bipartisan degli elettori. Ad invogliarli anche gruppi progressisti come Indivisible, che hanno espressamente invitato a chiedere lumi via telefono o per e-mail. “Si tratta di una protesta spontanea e autentica”, ha comunque precisato Andrew O’Neill, direttore dell’organizzazione.
Le ingerenze di Musk hanno fatto storcere il naso anche a qualche repubblicano: il senatore dell’Alaska John Boozman ha ad esempio chiesto spiegazioni sulle sospensioni agli aiuti internazionali, mentre il collega del Dakota del Sud Mike Rounds ha segnalato disagi per associazioni e strutture sanitarie a causa della chiusura di alcuni portali governativi essenziali.
La maggioranza degli esponenti repubblicani continua imperterrito a difendere il braccio destro di Trump. “Sta facendo esattamente ciò per cui è stato eletto Trump”, ha dichiarato il senatore Ted Budd. Anche il senatore della Carolina del Nord Thom Tillis ha minimizzato le preoccupazioni, sostenendo che non vi siano violazioni delle procedure di sicurezza. Anche se, ha riconosciuto, per farsi strada il magnate di origini sudafricane avrebbe fatto un po’ troppo ricorso a fake news sui social media…