Maratona di audizioni al Senato per i candidati scelti dal presidente Trump per formare la sua squadra di governo. Giovedì davanti alle differenti commissioni del senato sono comparsi Tulsi Gabbard, Kash Patel e, per il secondo giorno consecutivo, Robert Kennedy Jr.
Tulsi Gabbard, l’ex parlamentare democratica scelta dal presidente per dirigere la National Intelligence, è una delle nomine più controverse. Nelle dichiarazioni di apertura ha detto che “i suoi avversari sono irritati dalla sua indipendenza”. In passato è stata al centro di numerose critiche al Congresso per l’eccessiva simpatia mostrata nei confronti di Putin, tanto che l’allora senatore repubblicano Mitt Romney la definì “il pappagallo della propaganda di Mosca”. Ma non solo la simpatia per Putin o per l’ex leader siriano, Bashar al-Assad, stretto alleato dei russi che lei difendeva affermando che non era un nemico degli Stati Uniti, ma la sua strenua opposizione che in passato ha avuto contro le intercettazioni e le indagini “segrete” della FISA, uno strumento cruciale per il lavoro delle agenzie che dovrà coordinare e che quando era alla Camera ha cercato di bloccare.
La prima parte dell’audizione si è conclusa con un lungo battibecco sia sulla sua posizione sia sulle investigazioni segrete da parte della FISA, sia su Snowden, l’ex informatico della National Security Agency che ha messo in rete documenti che dimostrano che il governo americano monitorava telefonate, e-mail e webcam dei propri cittadini. Snowden è poi fuggito a Mosca ed è diventato cittadino russo. La Gabbard in passato aveva difeso a spada tratta le sue azioni e, nonostante le ripetute domande dei senatori, si è rifiutata di rispondere se lei ritenga Snowden un “traditore”. Nel primo pomeriggio c’è stata la seconda parte dell’audizione, ma è stata a porte chiuse perché riguardava un settore top secret delle attività della National Security.
Alcuni senatori repubblicani, che hanno concluso la loro carriera politica o che hanno i seggi blindati nei quali le minacce di Trump non fanno presa, sono sembrati scettici sulle sue qualifiche per dirigere una agenzia federale così delicata. Susan Collins, la senatrice moderata del Maine, che nei giorni scorsi ha votato contro la nomina di Pete Hegseth a ministro della Difesa, Mitch McConnell, l’ex leader dei repubblicani che lascerà il Senato alla fine del suo mandato, Todd Young dell’Indiana e John Curtis dell’Utah sono sembrati particolarmente perplessi sulle sue qualifiche.

Robert Kennedy Jr. ha concluso il suo secondo giorno di audizioni. Il voto da parte della Commissione ci sarà la prossima settimana. Per la sua selezione si sono riunite due commissioni del Senato in seduta congiunta. Ieri gli sono state poste le domande da parte dei senatori della Commissione Finanze. Oggi è stato interrogato dai senatori della Commissione Salute, Istruzione, Lavoro e Pensioni. Entrambe le commissioni devono decidere per la sua candidatura prima che possa essere portata al voto dall’intero Senato. Alla fine delle audizioni non è chiaro se le due Commissioni faranno avanzare la sua nomina al Senato per il voto finale. Gli stessi parlamentari repubblicani sono dubbiosi sulle sue qualifiche.
La sua lunga campagna contro i vaccini, che nel passato ha legato all’autismo, benché tutte le ricerche scientifiche credibili non abbiano trovato una relazione tra le due cose, gli ha alienato le simpatie del presidente della commissione, il senatore repubblicano Bill Cassidy, medico gastroenterologo prestato alla politica. Il quale già nell’audizione di ieri, con le sue domande sul Medicare e sul Medicaid, aveva messo a nudo la magra conoscenza di Robert Kennedy Jr. dei sistemi federali di assistenza medica. Cassidy, nelle sue osservazioni conclusive, ha affermato di avere difficoltà con la sua nomina. Robert Kennedy Jr. ha avuto anche un battibecco con il senatore indipendente Bernie Sanders che gli chiedeva su quali dati scientifici basasse il suo scetticismo sui vaccini. Kennedy Jr ha risposto che numerosi membri del Congresso, incluso lo stesso Sanders, ricevevano finanziamenti elettorali dalle case farmaceutiche, un’accusa che ha fatto infuriare il senatore socialista, che ha negato di aver mai preso soldi dalle industrie del settore.

Kash Patel, scelto da Donald Trump per dirigere l’FBI per colpire i “gangster governativi”, ha cercato di sciogliere le riserve dei senatori della Commissione Giustizia del Senato affermando di non essere d’accordo con la grazia concessa dal presidente Trump a quanti sono stati processati e condannati per l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Patel ha riproposto le accuse di Trump sull’FBI “politicizzata”, minimizzando le molteplici dichiarazioni pubbliche infondate sostenendo che erano state travisate nel tentativo di danneggiarlo, e ha affermato di aver partecipato ai podcast degli estremisti cospirazionisti della destra MAGA per smentire le loro opinioni piuttosto che sostenerle.
Patel ha negato che l’elenco di 60 persone incluso come appendice al suo libro “Government Gangsters” fosse un elenco di nemici, si è rifiutato di rispondere alla domanda se il presidente Biden avesse vinto le elezioni del 2020, sostenendo che Biden era stato “certificato” come presidente. Il presidente della Commissione Giustizia, il 92enne repubblicano Charles Grassley, nella sua presentazione di Patel agli altri commissari ha detto che l’FBI è in crisi per la trasformazione politica che ne è stata fatta. Affermazioni contrarie quelle fatte da Richard Durbin, il principale democratico della commissione, il quale ha sottolineato come la nomina di Patel “non soddisfi gli standard minimi” per dirigere l’FBI, citando la sua relativa mancanza di esperienza nelle forze dell’ordine e la sua totale sudditanza nei confronti di Trump.
La scelta del 44enne avvocato figlio di genitori indiani fuggiti negli anni ’70 dall’Uganda, rifugiati prima in Canada e poi a New York, ha sconvolto la tradizione post-Watergate di scegliere direttori dell’FBI che non siano di parte. Se confermato, Patel potrà avere un rapporto diretto con la Casa Bianca, eliminando le barriere di protezione pensate per isolare l’agenzia federale dalle interferenze del presidente. Non è chiaro se Patel abbia i voti per essere confermato, anche se i suoi alleati credono che prevarrà. Il suo estremismo, così come la sua totale sottomissione al presidente e la stretta relazione che ha con i QANON, preoccupano anche i repubblicani.