Proseguono senza sosta le operazioni di recupero dei sommozzatori nelle gelide acque del fiume Potomac a Washington DC, poco più di 24 ore dopo la drammatica collisione tra un aereo passeggeri dell’American Airlines e un elicottero militare che ha provocato 67 morti in quella che è la peggiore catastrofe aerea nei cieli USA degli ultimi 23 anni.
Sinora più di 40 corpi sono stati recuperati dal principale corso d’acqua della capitale, secondo quanto riferito venerdì mattina da un funzionario delle forze dell’ordine locali all’Associated Press.
Gli operatori subacquei sono riusciti ad estrarre anche due scatole nere del Bombardier CRJ700 della PSA Airlines che era partito mercoledì sera da Wichita, Kansas, ed era in procinto di atterrare sulla pista 33 dell’aeroporto Reagan National. Proprio in quegli attimi si è però tragicamente scontrato con un UH-60 Black Hawk dell’esercito statunitense impegnato in un volo di addestramento.
Secondo quanto riferito dalla sindaca della capitale, Muriel Bowser, a bordo del vettore commerciale c’erano 64 persone, mentre il velivolo militare trasportava tre soldati. Nessuno di loro è sopravvissuto allo schianto.
A confermare l’assenza di superstiti è stato giovedì anche Donald Trump nel suo briefing dalla Casa Bianca. Affiancato dal segretario ai Trasporti Sean Duffy, il neo-presidente repubblicano ha esordito parlando di “ore di angoscia per tutta la nazione” e rammentando che “le differenze tra gli americani svaniscono di fronte ai legami di affetto e lealtà che uniscono tutti noi“.
Sono però bastati appena una manciata di secondi prima che il discorso virasse decisamente verso toni da comizio. Trump ha infatti accusato gli ultimi due predecessori democratici alla Casa Bianca – Biden e Obama – di aver “messo la politica al primo posto” promuovendo programmi di assunzione di lavoratori appartenenti a minoranze etniche o di genere (DEI), che a suo dire non avrebbero garantito la massima “potenza cerebrale” e “qualità psicologica” per prevenire la strage.
L’inquilino della Casa Bianca ha inoltre lasciato intendere che la tragedia potesse essere evitata poiché, a suo avviso, “si può fermare un elicottero molto velocemente (…) ma per qualche motivo non sono stati fatti aggiustamenti”.
La National Transportation Safety Board (NTSB) è al lavoro per stabilire le cause dell’incidente e accertare eventuali responsabilità. Al vaglio degli investigatori ogni elemento potenzialmente utile, in primis registrazioni radar, dati di volo e comunicazioni radio per ricostruire gli ultimi istanti prima della collisione. Le informazioni verranno raccolte in un rapporto preliminare che dovrebbe uscire entro la fine di febbraio.
Secondo le prime indagini della Federal Aviation Administration (FAA), l’organico del personale di terra al lavoro nello scalo capitolino non era “normale per l’ora del giorno e il volume di traffico”. Due le pratiche al vaglio degli inquirenti: dapprima, emergerebbe che i distinti compiti di coordinamento del traffico degli elicotteri e degli aerei in arrivo e in partenza fossero stati incautamente combinati quando è avvenuta la collisione. Secondo l’AP, pare addirittura che mercoledì sera al Reagan National fosse presente un solo controllore del traffico a gestire insieme atterraggi, partenze e comunicazioni, mentre un secondo funzionario avrebbe lasciato anticipatamente il posto di lavoro con il consenso di un supervisore.
C’è poi la circostanza che l’elicottero militare, un Black Hawk, potrebbe aver volato più alto di quanto avrebbe dovuto e ad almeno 800 metri dalla rotta designata- un dettaglio che è stato lestamente ripreso anche da Trump in un post su Truth Social (“Era ben al di sopra del limite di 200 piedi. Non è troppo complicato da capire, no?”).
Che la strage non sia stata solo frutto di una tragica casualità lo dimostra il fatto che, appena 24 ore prima, un altro jet aveva informato la torre di controllo del Reagan National di dover interrompere le operazioni di atterraggio per evitare lo scontro con un elicottero in volo. Medesima dinamica presentatasi già una settimana prima, quando un aereo commerciale proveniente da Charlotte era stato costretto a rimandare l’atterraggio per il rischio di imbattersi in un elicottero militare adiacente.
Lo scalo in questione è dopotutto uno degli spazi aerei più congestionati del Paese, dove aerei di linea si trovano a condividere frequentemente il cielo con elicotteri militari e civili a causa della vicinanza alla base militare Anacostia-Bolling (che ospita tra le altre cose il Quartier generale dell’Agenzia di intelligence della Difesa).
Secondo le registrazioni radio della torre di controllo, un operatore aveva indicato all’elicottero di passare dietro al jet. L’ultima comunicazione registrata è del pilota del Black Hawk: “PAT 2-5 ha l’aereo in vista, richiedo separazione visiva.” Tredici secondi dopo, un’esclamazione di stupore dalla torre ha accompagnato il momento dell’impatto.

A bordo dell’aereo c’erano oltre una decina tra pattinatori artistici, allenatori e familiari che rientravano dai Campionati Nazionali di Pattinaggio degli Stati Uniti tenutisi proprio a Wichita. Tra questi almeno tre atleti di origine russa: la coppia formata da Evgenia Shishkova e Vadim Naumov, vincitrice dei campionati mondiali di specialità nel 1994, oltre all’ex pattinatrice sovietica Inna Volyanskaya. Nella lista ancora incompleta delle vittime figurerebbero anche alcuni cittadini cinesi e due avvocate, Sarah Lee Best ed Elizabeth Anne Keys, oltre al pilota 28enne Sam Lilley.
Il Pentagono ha invece confermato che sull’elicottero viaggiavano un pilota e due componenti del personale militare. Le vittime finora accertate sono il pilota Andrew Eaves e del capo dell’equipaggio, il 29enne Ryan O’Hara. Non è invece ancora di pubblico dominio l’identità del terzo membro dell’equipaggio deceduto.