La nota catena statunitense di distribuzione al dettaglio Target, fondata nel 1902, che opera principalmente nel settore dei beni di consumo, ha deciso di interrompere diversi programmi legati alla diversità, equità e inclusione (DEI), unendosi a un numero crescente di altre grandi aziende come Walmart, Meta e McDonald’s messe sotto pressione dalle nuove politiche governative.
In una nota inviata ieri ai dipendenti, il discount ha annunciato che porrà fine agli obiettivi triennali, interromperà l’inoltro dei report a gruppi esterni, come l’Indice di uguaglianza aziendale della Campagna per i diritti umani, e sospenderà il piano che supportava le imprese di proprietà di persone di colore o minoranze.
Nel memorandum, Kiera Fernandez, chief community impact and equity officer della multinazionale, ha sottolineato che le modifiche sono il frutto di “anni di dati, intuizioni, ascolto e apprendimento”, e ha aggiunto che l’azienda deve “stare al passo con l’evoluzione del panorama esterno, ora e in futuro”. Target, che per anni aveva fatto della diversità un pilastro fondamentale delle sue linee guida, sta quindi ridisegnando la sua strategia, allineandosi alle tendenze del momento.
Sebbene altre realtà, come Costco, abbiano mantenuto il loro impegno nei confronti della DEI, Target invece si unirà alla crescente lista delle multinazionali che fanno marcia indietro. La decisione, in parte, rappresenta un segnale dell’orientamento conservatore che sta prendendo piede negli Stati Uniti, con la crescente opposizione agli sforzi per l’inclusività nelle politiche aziendali.
Negli ultimi anni, la forza lavoro di Target aveva conosciuto un significativo aumento nella diversità. Secondo l’ultimo rapporto sull’inclusione, nel periodo fiscale conclusosi a febbraio 2024, il 43% dei dipendenti era di etnia bianca, il 31% ispanico latino, il 15% nero e il 5% asiatico. Tuttavia, nonostante questi progressi, la leadership rimane ancora meno rappresentativa della diversità complessiva dei lavoratori.