Era inevitabile che accadesse: in Idaho, una Commissione del Senato ha passato ad ampia maggioranza una risoluzione che chiederebbe alla Corte Suprema di Washington di cancellare la sentenza Obergefell v. Hodges, cioè la decisione storica del 2015 che consente le nozze fra persone dello stesso sesso. La risoluzione chiede che sia permesso agli Stati dell’Unione di legiferare sul tema ognuno per sé.
Da quando nel 2022 la Corte Suprema, a maggioranza conservatrice dopo le tre nomine del primo mandato Trump, ha abolito il diritto federale all’aborto rimandando le decisioni in merito ai singoli stati, i giuristi avvertono che anche il diritto federale alle nozze omosex è vulnerabile. Due dei giudici supremi conservatori (Clarence Thomas e Samuel Alito) hanno già detto che bisognerebbe riconsiderare la sentenza del 2015.
“Poiché le sentenze dei tribunali non sono leggi e solo i parlamenti eletti dal popolo possono approvare leggi, Obergefell è illegittima”, si legge nella risoluzione. E prosegue: “Il parlamento dell’Idaho invita la Corte Suprema degli Stati Uniti a revocare Obergefell e a ripristinare la definizione naturale di matrimonio, un’unione di un uomo e una donna”.
La risoluzione è nata dalle pressioni di un’organizzazione chiamata MassResistance, che si descrive come “attivista pro-famiglia” ed era nata dalle battaglie contro il matrimonio paritario nel Massachusetts, dove le nozze omosex diventarono legali grazie a una decisione della Corte Suprema dello Stato già nel 2003.
La strada è lunga: la risoluzione dovrebbe comunque essere approvata dall’intera Camera e dal Senato dell’Idaho – entrambi controllati dai repubblicani – prima che qualsiasi richiesta possa essere inviata alla Corte Suprema federale. Entrambe le camere dell’Idaho sono controllate dai repubblicani.
La parte più debole della richiesta dell’Idaho è procedurale: la Corte Suprema degli Stati Uniti difficilmente accetta di considerare istanze che non vengano da una richiesta di un tribunale.
“È solo a scopo dimostrativo”, ha detto al New York Times Tobias Wolff, professore di diritto all’Università della Pennsylvania. “Lascio ad altri il giudizio sull’impatto che potrebbe avere come questione politica, ma la Corte Suprema non risponderà a una lettera del parlamento dell’Idaho, come non risponderebbe a una lettera mia”.
Ma dietro la risoluzione, dicono i repubblicani dell’Idaho, c’è il peso dell’opinione pubblica della maggioranza dello Stato: nel 2006 gli elettori avevano approvato un emendamento alla Costituzione locale per limitare il matrimonio all’unione fra uomo e donna.
La risoluzione è stata presentata dalla deputata repubblicana Heather Scott, che ne ha fatto una questione più ampia, dicendo che “se imbocchiamo questa strada in cui il governo federale o la magistratura decidono di creare dei diritti per noi, allora possono toglierceli”. Decine di manifestanti hanno riempito la sala della commissione quando Scott ha presentato la proposta. Fra di loro, Mistie DelliCarpini-Tolman, direttrice per l’Idaho della Planned Parenthood Alliance Advocates, che vive con la moglie non lontano da Boise: “A che serve questa storia? Sembra davvero una dichiarazione d’intenti inviata alla comunità LGBTQI+ dell’Idaho: non siamo i benvenuti”.