Donald Trump non vuole perdere tempo. Appena insediatosi per il suo secondo mandato, il neo-presidente ha firmato una miriade di ordini esecutivi per “rendere l’America di nuovo grande” – tra cui quello che prevede il dispiegamento di migliaia di soldati lungo la frontiera meridionale con il Messico.
Secondo un memorandum del Dipartimento della Sicurezza Nazionale datato 21 gennaio, il piano iniziale prevede l’invio di 1.500 soldati che si uniranno ai 2.500 già presenti tra San Diego, in California, ed El Paso, in Texas. È il documento stesso a parlare di un potenziale incremento – non è ancora chiaro con quali tempistiche – fino a 10.000 unità, incaricare di fornire supporto logistico, sorveglianza e aiuto nell’installazione di barriere. Nessun intervento diretto nelle operazioni di pattugliamento, almeno per il momento.
Una delle novità più discusse riguarda la circostanza che le basi militari potranno essere adibite a strutture temporanee per trattenere migranti in attesa di espulsione, in modo da difendere i confini patri da quello che il 78enne commander-in-chief ha più volte definito “un attacco esterno”.
Ad aiutare la caccia al clandestino sono anche altre due misure fortemente volute da Trump: la dichiarazione dello stato d’emergenza alla frontiera nonché la designazione dei cartelli della droga latinoamericani come gruppi terroristici stranieri. Quest’ultima mossa, che non era mai applicata prima d’ora a gruppi criminali non direttamente legati a Governi nemici, consente l’uso di mezzi militari eccezionali (soprattutto droni) per presidiare il confine e il traffico di esseri umani. Ma l’eventuale utilizzo della forza militare su suolo messicano potrebbe creare più di qualche tensione diplomatica con la presidente messicana Claudia Sheinbaum, già irritata dalle minacce di dazi al 25% nei confronti dei beni provenienti da Città del Messico.
Gli screzi con il Paese centroamericano potrebbero inoltre mettere a repentaglio la scelta di Trump di ripristinare il programma “Remain in Mexico,” che obbliga i richiedenti asilo (alcuni dei quali provenienti da Paesi con cui Washington non ha accordi di estradizione) a rimanere appena al di là del confine in attesa di ottenere un permesso di soggiorno negli Stati Uniti – un procedimento che può durare mesi, se non anni, prima che un giudice emetta una decisione.
Tra il dire e il fare c’è poi anche uno scoglio giuridico. Quello principale è rappresentato dal Posse Comitatus Act, una legge federale del 1878 che vieta alle forze armate (aeronautica inclusa) di svolgere compiti di polizia civile, anche se in concreto la norma vieta attualmente solo l’esecuzione di arresti o sequestri da parte delle forze armate federali, le quali possono peraltro fornire un supporto indiretto alle forze dell’ordine. E soprattutto, la disposizione non si applica alla Guardia Nazionale – che legalmente rimane sotto il controllo dei singoli Stati.
Per superare potenziali impasses, Trump potrebbe comunque ricorrere a una norma antecedente, l’Insurrection Act del 1807, che conferisce al presidente il potere di dispiegare le forze armate e la Guardia Nazionale in caso di “insurrezioni, violenza interna, aggregazione illecita o cospirazione”.
Altre due leggi che corrono in soccorso del presidente sono il National Emergencies Act del 1976 – che attribuisce alla Casa Bianca una serie di poteri straordinari per contrastare crisi interne – e il contestato Alien Enemies Act del 1798, che invece consente al presidente di arrestare ed espellere i cittadini di una nazione nemica senza previa convalida giudiziaria.
La militarizzazione del confine meridionale fa il paio, come avevamo raccontato in questo articolo, con l’annunciata retata anti-clandestini nelle principali città statunitensi. L’obiettivo dichiarato è colpire “oltre 10 milioni di immigrati clandestini” partendo da quelli con precedenti penali – anche se in passato raid simili hanno finito per bersagliare anche persone con la fedina immacolata, oppure familiari e coinquilini dei ricercati.
E di fronte all’ostruzionismo delle grandi città-santuario governate dai democratici, tra cui Chicago, il Dipartimento di Giustizia ha già ordinato ai procuratori federali di perseguire legalmente chiunque si rifiuti di applicare le nuove politiche sull’immigrazione.
Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili, ogni giorno sarebbero poco più di un migliaio i migranti che attraversano il confine meridionale – in netta diminuzione rispetto al picco di 12.000 raggiunto nel dicembre 2023.