Nel giorno del suo ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump ha ribadito di voler imporre dei dazi del 25% sulle merci provenienti dal Canada e dal Messico. Il presidente statunitense ha affermato che le nuove tariffe entreranno in vigore a partire dal 1° febbraio, sostenendo nuovamente la propria tesi, secondo cui le due nazioni in questioni starebbero continuando a lasciar entrare negli USA immigrati illegali ed importanti quantità di droga.
Già a fine novembre, poco dopo la vittoria delle elezioni, il leader MAGA affermò: “Questa tariffa rimarrà in vigore fino a quando la droga, in particolare il Fentanyl, e tutti gli stranieri clandestini non smetteranno di invadere il nostro Paese. Come tutti sanno, migliaia di persone stanno attraversando questi due Paesi, portando la criminalità e la droga a livelli mai visti prima”.
Per gli esperti, i dazi punitivi, se applicati, potrebbero creare scompiglio nelle catene di approvvigionamento americane e nelle industrie che dipendono dalle merci dei più stretti partner commerciali del Paese. Gli USA importano dal Canada principalmente il petrolio, con un record di oltre 4 milioni di barili al giorno registrato lo scorso luglio.
Dal Messico, invece, gli Stati Uniti ricevono la maggior parte delle auto ed i rispettivi pezzi di ricambio. Il Messico è anche un importante fornitore di dispositivi elettronici, petrolio, alcoolici e apparecchi ottici. Secondo Wolfe Research, i prelievi aggiuntivi colpirebbero circa 97 miliardi di dollari di componenti per auto e 4 milioni di veicoli finiti che arrivano negli Stati Uniti da questi Paesi, e potrebbero far aumentare i prezzi medi delle auto nuove di circa 3.000 dollari.
Naturalmente, sia il Canada che il Messico hanno dichiarato che avrebbero preso delle contromisure, qualora Trump avesse imposto loro le tariffe in questione. Il leader MAGA ha anche dichiarato che sta ancora considerando di promuovere una tariffa universale su tutte le importazioni straniere negli Stati Uniti, ma ha detto di non essere “ancora pronto per questo”.
Dopo il primo annuncio dello scorso novembre, il governo canadese minacciò di imporre dei dazi sui prodotti importati dagli USA, dal valore di 105 miliardi di dollari, qualora le tariffe promesse dal presidente statunitense fossero entrate davvero in vigore. Trump liquidò la cosa a modo suo, affermando che il Canada sarebbe diventato il 51° stato degli USA.
“Niente di tutto questo dovrebbe sorprendere. L’unica cosa che abbiamo imparato è che il presidente Trump a volte può essere imprevedibile”, affermò in quell’occasione Dominic LeBlanc, ministro delle finanze canadese.
In questi 2 mesi, invece, il Messico ha cercato di evitare l’imposizione di dazi adottando misure tese a placare Trump, tra cui il tentativo di ridurre le importazioni dalla Cina e l’esecuzione di un sequestro record di fentanyl. La presidente Claudia Sheinbaum ha inoltre affermato che i dazi potrebbero incidere sugli 800 miliardi di dollari di scambi commerciali annuali tra i due Paesi, e potrebbero potenzialmente provocare l’inflazione negli Stati Uniti.