La California democratica brucia come un fuscello, la navicella di Starlink esplode nel cielo e Washington si prepara ai giorni più freddi da quarant’anni. Se volevamo i segni del destino questi sono i suoi fuochi d’artificio e nessuno può dormire tranquillo. Perché il futuro del mondo che verrà pare scritto in una sola parola: caos, e chi è chiamato a governarlo sembra fatto apposta per evocarlo e poi vedere l’effetto che fa.
“Il successo é incerto ma il divertimento è garantito” così ha scritto il miliardario sul suo X dopo l’esplosione in cielo della sua Space X. E c’è da credere che anche il suo socio in chief si sia divertito un mondo a fare tiri mancini al suo vecchio avversario rubandogli l’unica soddisfazione dell’annuncio di una tregua a Gaza, fragile come oggi un cespuglio secco a Los Angeles.
Ma questa è la loro cifra, ballare col fuoco del mondo, non importa per ora fare le cose, basta minacciarle per vedere correre capi di stato con secchi d’acqua in una mano e regali in un’altra a cercare di venire a patti con il duo della forza e delle meraviglie. Canada, Groenlandia, Panama, Nato, tutto gettato nella mischia per giocare a chi è più forte, oggi a parole domani chissà.
E il nostro mondo si divide in due scuole di pensiero, quelli che dicono, appunto, sono solo parole, vedrete che a conti fatti sarà sempre la stessa America e chi resta basito, prova a dire, denunciare, lanciare l’allarme ma gli mancano proprio le parole e quelle che usa sembrano improvvisamente, totalmente inadeguate alla bisogna.
Prendete ad esempio l’ultimo discorso di Biden, quello dell’addio. Dire alla fine della fine le cose più sensate mai dette prima, che cioè c’è un pericolo nuovo, mortale per la democrazia americana e non solo, quello di una oligarchia di potere economica tecnologica e politica che può condurre il mondo verso derive autoritarie; sembra la sintesi delle parole giuste ma ormai inutili, perché dette andando via come la profezia di sventura di un oracolo che volta le spalle ed esce di scena. E ora ce lo dice?
E in questi anni in cui l’America democratica aveva esaltato la Silicon Valley dei garage, dei ragazzi e del cambiamento; nessuno aveva avvertito che il cambiamento se diventa un idolo senza valori, se non quello del denaro, produce quello che stiamo vedendo oggi? Quattro giovani miliardari che si fanno beffa della verità in nome della libertà di dire tutto e il contrario di tutto, in quei recinti dove milioni di persone pensano che qualcuno le ascolti e invece sono loro la massa di manovra di ogni vento che sale.
Così Hitler diventa comunista, come Musk ha lasciato che dicesse ai milioni di suoi seguaci su X la leader di AfD, il partito della destra estrema in Germania, a un mese dalle elezioni, ergo noi non possiamo essere nazisti, quindi votateci.
Anche vedere fianco a fianco Obama e Trump sorridere e dirsi cose all’orecchio al funerale di Carter finisce per far parte del grande ballo del “non era come pensavi”, tutto può essere utile per ridurre a brandelli il vecchio ordine delle cose e sono solo piccoli esempi di quello sarà. Quindi prepariamoci lunedì alla grande festa, l’inauguration day del futuro presidente e del suo sodale. Fuori il gelo, dentro, al chiuso di Capitol Hill, quattro anni dopo l’assalto, saranno tutti a brindare al primo giorno del nuovo ordine del caos, dove il nostro domani è incerto ma il loro divertimento è assicurato. Salvo imprevisti, che il caos porta con sé per definizione.