Il Senato sta accelerando il processo di conferma davanti alle Commissioni per le nomine dei ministri scelti dal presidente eletto Donald Trump che entreranno a far parte del suo gabinetto. Oggi sono stati sei i candidati bersagliati dalle domande dei senatori.
L’avvocata, Pam Bondi, che Trump vuole nominare Attorney General, è comparsa davanti ai senatori della Commissione Giustizia, mentre il senatore Marco Rubio, che Trump vuole come Segretario di Stato, ha affrontato i suoi colleghi della Commissione Affari Esteri. Altre commissioni hanno ascoltato John Ratcliffe che dovrà ricoprire la carica di direttore della CIA, Chris Wright per il segretario all’Energia, Sean P. Duffy per il segretario ai Trasporti e Russell Vought come direttore dell’Office of Management and Budget.
Pam Bondi, 59 anni, è stata procuratore generale della Florida. Nel 2016 fu tra le persone che si unirono al coro “arrestatela”, indirizzato all’allora avversaria di Trump, l’ex segretaria di Stato Hillary Clinton. Dopo le elezioni del 2020, Bondi si impegnò nel team di Trump che tentò di ribaltare il risultato elettorale, sostenendo falsamente che ci fossero stati brogli alle elezioni del 2020. Dopo aver lasciato l’incarico, ha lavorato come avvocata personale di Trump durante il suo primo processo di impeachment. Ha anche lavorato come lobbista per Amazon e Uber, e per conto del governo del Qatar. Inoltre ha sostenuto che Trump è stato ingiustamente perseguito dopo aver lasciato la Casa Bianca, definendo gli inquirenti che lo hanno inquisito come membri dello “stato profondo” e ha detto che saranno penalmente perseguiti.
Coccolata dai repubblicani e contestata dai democratici per la sua ostinata difesa di Trump, è stata accusata di non essere in grado di mantenere l’indipendenza necessaria che il ministro della Giustizia deve avere dal presidente, ma lei è stata molto abile nel non rispondere alle domande dei senatori affermando che non si possono fare casi ipotetici, che la legge deve essere rispettata e che la vittoria di Trump è dovuta al fatto che gli americani “vogliono il rispetto della legge e dell’ordine”.
Particolarmente “duro” uno scambio con i due senatori democratici della California, Adam Schiff e Alex Padilla, che le chiedevano se esaudirà il desiderio di Trump di indagare sul procuratore speciale Jack Smith. E le chiedevano se ha quei requisiti morali necessari per poter prendere le distanze da un presidente che ha mostrato le sue aspirazioni totalitarie. Bondi ha ripetutamente affermato che se sarà confermata rispetterà la legge e non trasformerà il Dipartimento della Giustizia in un’arma politica, aggiungendo che “la faziosità, la militarizzazione spariranno e non ci sarà mai una lista di nemici al Dipartimento di Giustizia”.
Quando le è stato chiesto delle elezioni presidenziali del 2020, che Trump ha a lungo falsamente affermato di aver vinto, Bondi ha detto di accettare “che Joe Biden sia il presidente degli Stati Uniti”.
Bondi non ha voluto dire cosa consiglierebbe a Trump per quanti sono stati arrestati il 6 gennaio 2021 nell’assalto al Congresso, affermando di condannare la violenza contro le forze dell’ordine ma che avrebbe dovuto esaminare ogni caso prima di offrire qualsiasi consiglio. L’audizione continuerà domani.

Molto più pacata l’audizione per Marco Rubio chiamato da Trump al Dipartimento di Stato. Il senatore della Florida davanti ai suoi colleghi della Commissione Affari Esteri era di casa. Ha offerto una solida difesa dell’utilità della NATO nonostante le aspre critiche di Trump al gruppo. Rubio ha dipinto un’immagine cupa dei pericoli che si prospettano per gli Stati Uniti, in particolare dalla Cina, che ha definito la “minaccia più grande” per l’America.
“Gli Stati Uniti – ha detto Rubio – devono dimostrare alla Cina che rischia di pagare un prezzo molto alto se invaderà Taiwan”. Il senatore ha poi parlato di Panama e dei problemi che la monopolizzazione del passaggio delle navi da parte della Cina sta creando. “È un problema legittimo – ha detto il senatore – perché facendo passare solo le navi di Pechino vengono violate le norme dell’indipendenza che sono contenute nel trattato”.
Ha attribuito il rischio crescente al globalismo, che secondo lui “è ora un’arma usata contro di noi”. Ha affermato che gli Stati Uniti devono iniziare a mettere “i nostri interessi nazionali fondamentali al di sopra di tutto il resto”.
Davanti alla Commissione Trasporti è comparso Sean Duffy, 59enne ex parlamentare del Wisconsin che Trump vuole come ministro dei Trasporti. Anche lui è un commentatore di Fox News per il programma “Bottom Line”. Come Trump è in politica dopo un reality show. Nel 1998 è stato con la moglie Rachel Campos Duffy protagonista della serie televisiva di MTV “Road Rules: All Stars”.
Più “spinosa” l’audizione di Russel Vought, uno degli strateghi del Project 2025, chiamato da Trump a dirigere l’Office of Management and Budget. È comparso davanti alla Commissione Homeland Security and Governmental Affairs, minimizzando le sue passate dichiarazioni sullo shutdown federale, per il quale era favorevole, così come è favorevole all’abolizione dei finanziamenti ai Paesi esteri, all’eliminazione dei sindacati, del finanziamento federale alle scuole pubbliche. Ha detto che lui fa quadrare i bilanci, che le spese federali devono essere coperte dalle entrate, che il debito pubblico non può essere “infinito”.
Alla fine della giornata non ci sono stati colpi di scena o clamorose rivelazioni. Per ora tutti i candidati scelti da Trump hanno il consenso della maggioranza dei repubblicani.