Andrew Tate, controverso influencer sui social, è stato rilasciato dagli arresti domiciliari da un tribunale rumeno, in attesa dei risultati di un’indagine penale, secondo quanto dichiarato dal suo portavoce.
Tate non è ancora del tutto libero: deve rimanere in Romania in libertà vigilata, deve controllare regolarmente le autorità e gli è vietato contattare altri testimoni o sospetti.
Il suo portavoce ha dichiarato: “Andrew Tate e il suo team rimangono impegnati nella piena collaborazione e nel perseguimento della giustizia”. Ha poi aggiunto: “Questa sentenza segna un passo avanti decisivo, concedendo ad Andrew la libertà di viaggiare in tutta la Romania rispettando le condizioni legali richieste”.
Tate è stato messo agli arresti domiciliari ad agosto, quando i pubblici ministeri hanno avviato una seconda indagine penale su di lui, suo fratello Tristan e altri quattro sospettati, con l’accusa di traffico di minori, rapporti sessuali con un minore e riciclaggio di denaro. Tutti hanno negato le accuse rivolte.
A dicembre, la Corte d’Appello di Bucarest ha rinviato per la seconda volta ai pubblici ministeri un altro caso che coinvolgeva i fratelli Tate, affermando che non poteva essere portato avanti nella sua forma attuale. In questo caso, Andrew e Tristan Tate sono accusati di traffico di esseri umani e di aver formato un gruppo organizzato per sfruttare sessualmente le donne. I due negano queste accuse, così come le accuse di stupro e traffico di esseri umani mosse contro di loro nel Regno Unito, dove le autorità stanno cercando di estradare i due cittadini britannico-statunitensi.
Un giudice di Bucarest ha dichiarato in precedenza che la richiesta di estradizione sarà esaminata una volta concluso il caso in Romania.
I due fratelli sono anche accusati di evasione fiscale nel Regno Unito. Il mese scorso, infatti, un tribunale britannico ha stabilito che la polizia poteva sequestrare loro oltre 2 milioni di sterline (2,4 milioni di dollari) per non aver pagato le tasse su 21 milioni di sterline di entrate generate dalle loro attività online.
Andrew Tate ha criticato la sentenza, definendola “non giusta” e descrivendola come un “attacco coordinato”. Tate si definisce un misogino ed è stato bandito da diverse piattaforme social per aver promosso opinioni e punti di vista controversi.