Potremmo essere arrivati a un punto di svolta. Dopo 15 mesi di guerra nella Striscia di Gaza, i negoziati a Doha fra Israele e Hamas, moderati da Qatar, Egitto e Stati Uniti, potrebbero aver raggiunto un accordo a tre fasi, affrontata una alla volta, per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.
Secondo indiscrezioni di CBS, entrambe le parti sembrerebbero aver approvato una bozza “in linea di principio” e starebbero preparando le rispettive dichiarazioni ufficiali. Manca però il voto da parte del governo israeliano e la conferma del presidente Benjamin Netanyahu.
Sull’accordo, CBS riporta che la prima fase copre un periodo di cessate il fuoco di 42 giorni, durante i quali nella Striscia di Gaza potranno entrare aiuti umanitari, Hamas rilascerà 33 donne e bambini oltre a tutti gli ostaggi israeliani di età superiore ai 50 anni e Israele libererà 30 donne e bambini palestinesi. La seconda fase prevede il rilascio di tutti gli israeliani maschi e il ritiro delle forze armate israeliane da Gaza. Infine, nella terza fase verrebbero scambiati i cadaveri degli ostaggi e dei prigionieri e comincerebbe la ricostruzione delle infrastrutture nella Striscia.
Nei giorni scorsi, la Casa Bianca aveva reso pubblica la notizia di una chiamata fra il presidente Joe Biden e Netanyahu in merito all’accordo proposto dal presidente Usa lo scorso maggio per un cessate il fuoco “immediato e completo” e la liberazione degli ostaggi israeliani. Questa premessa aveva lasciato sperare che Israele e Hamas potessero raggiungere un accordo prima dell’insediamento ufficiale di Donald Trump a Washington. Ipotesi confermata anche dall’adviser sulla Sicurezza Nazionale Jake Sullivan, anche lui a Doha per i negoziati. “È possibile che riusciremo ad arrivarci prima del 20 gennaio, ma non posso assicurarlo”.
Secondo le fonti statunitensi intervistate da CBS, il cessate il fuoco potrebbe essere attivato proprio dal prossimo weekend, cominciando sotto a Biden e lasciando la supervisione al suo successore Trump. Brett McGurk, il consigliere democratico per il Medio Oriente, ha seguito tutte le trattative a Doha fin dall’inizio coordinandosi con Steve Witkoff, l’inviato speciale per la regione scelto dal presidente eletto. Lo scorso weekend, Witkoff si è recato in Israele per incontrare Netanyahu.