Caccia ai torturatori siriani del regime di Assad negli Stati Uniti. Un ex generale, Samir Ousman al-Sheikh, di 72 anni, che ha ricoperto la carica di capo della prigione siriana di Adra tra il 2005 e il 2008 sotto il regime del presidente Bashar al-Assad, è stato incriminato ieri in California con molteplici capi di imputazione per le torture inflitte ai prigionieri. Alcuni dei detenuti erano americani.
Altri due alti ufficiali, il generale Jamil Hassan, direttore della branca di intelligence dell’aeronautica militare, che secondo i procuratori supervisionava una prigione e un centro di tortura presso la base aerea di Mezzeh nella capitale Damasco, e il tenente colonnello Abdul Salam Mahmoud, che secondo i procuratori dirigeva la prigione, sono stati incriminati da una corte federale di Chicago. Sono latitanti e per loro è stato emesso un ordine di cattura internazionale.
“Questo è un enorme passo avanti verso la giustizia”, ha affermato Mouaz Moustafa, direttore esecutivo della Syrian Emergency Task Force, un’organizzazione con sede a Washington che difende le vittime siriane. “Questo processo invierà un messaggio chiaro: gli Stati Uniti non permetteranno ai criminali di guerra siriani di cercare rifugio nel Paese”.
Samir Ousman al-Sheikh era stato fermato dagli agenti federali il 10 luglio all’aeroporto di Los Angeles, mentre cercava di imbarcarsi su un volo per Beirut. Inizialmente era sotto inchiesta da parte delle autorità federali per aver mentito nella domanda presentata per ottenere la cittadinanza americana, sulle sue attività in Siria. Aveva nascosto il suo passato al fine di ottenere un permesso di soggiorno, ma il suo nome era su una lista di torturatori redatta dalla Syrian Emergency Task Force. Le accuse hanno attirato l’attenzione degli inquirenti che hanno cominciato a indagare. Le organizzazioni per i diritti umani hanno a lungo condannato il regime di Assad per le torture dei detenuti, la detenzione arbitraria e le violenze contro i suoi stessi cittadini.
Il coinvolgimento di al-Sheikh negli abusi è descritto in dettaglio nell’atto di incriminazione in cui è accusato di aver supervisionato personalmente la tortura dei prigionieri quando era il responsabile del carcere di Adra. Secondo l’atto di accusa, al-Sheikh ha inflitto personalmente gravi sofferenze fisiche e mentali ai detenuti, oltre a ordinare al suo staff di compiere tali atti. Sotto il suo comando i prigionieri venivano picchiati mentre erano appesi al soffitto o sottoposti a un dispositivo noto come «tappeto volante», che piegava i loro corpi a metà all’altezza della vita, provocando dolori lancinanti e talvolta fratture della colonna vertebrale.
Tra le vittime c’erano siriani, americani e cittadini con doppia cittadinanza, tra cui un’operatrice umanitaria americana di 26 anni, Layla Shweikani. Il Dipartimento di Giustizia sta indagando sulla sua morte avvenuta nel 2016 come crimine di guerra perpetrato da funzionari dell’intelligence siriana. I funzionari hanno recentemente informato la famiglia di un terapeuta americano, Majd Kamalmaz, anche lui morto mentre era detenuto in Siria, che sono state avviate le indagini sul suo omicidio. Il governo sta ancora indagando sulla scomparsa di Austin Tice, un giornalista freelance rapito fuori Damasco nel 2012 mentre copriva la guerra civile siriana.
A maggio, un tribunale francese aveva condannato in contumacia tre alti funzionari siriani all’ergastolo per complicità in crimini di guerra in un caso ampiamente simbolico ma storico contro il regime di Assad e il primo caso del genere in Europa.
Nell’atto di incriminazione depositato in tribunale c’è una biografia di Samir Ousman al-Sheikh che, da un ruolo di comando nella polizia siriana, è poi passato all’apparato di sicurezza dello Stato, dove si è concentrato sulla repressione del dissenso politico. Nel 2005 era stato nominato capo della prigione di Adra e in seguito è stato promosso generale di brigata per poi diventare governatore di Deir ez-Zour, una regione nel nord-est della Siria dove il regime di Assad ha condotto violente repressioni. È emigrato negli Stati Uniti nel 2020 ed è andato a vivere a Lexington, in South Carolina. Ha fatto domanda di cittadinanza nel 2023, ma è stato durante questo processo che le autorità federali hanno scoperto il suo coinvolgimento nei crimini di guerra del regime siriano.