La comunità LGBTQ+ in Russia è ormai costretta a vivere nell’ombra, tra arresti, intimidazioni e fughe all’estero. L’agenzia di stampa americana The Associated Press riporta la storia di una coppia gay, Gela Gogishvili e Haoyang Xu vissuta a Kazan, che ha ben illustrato questo clima repressivo. Nonostante le ostilità i giovani avevano trovato sui social media un luogo per raccontare la loro quotidianità e raccolto migliaia di follower, ma l’inasprimento delle leggi anti Queer li ha rapidamente trasformati in bersagli.
Nel dicembre 2022, il Cremlino ha ampliato il divieto di “propaganda di relazioni sessuali non tradizionali” includendo anche gli adulti, un provvedimento che ha praticamente eliminato ogni possibilità di manifestazioni pubbliche per la comunità arcobaleno. In breve tempo dopo accuse e denunce la coppia è stata arrestata. Gela ha ricevuto una multa elevatissima, mentre Haoyang di nazionalità cinese, è stato rinchiuso in un centro di detenzione per migranti, con l’ordine di essere espulso.
Alla fine, i due sono riusciti a fuggire separatamente e ora vivono in Francia, dove hanno chiesto asilo. Dalla loro nuova casa, osservano con apprensione le sempre più severe misure adottate dal paese.
Poco più di un anno fa, la Corte Suprema russa ha dichiarato il “movimento LGBTQ+ internazionale” un’organizzazione estremista, e di fatto ne ha criminalizzato ogni forma di attivismo. Le conseguenze sono pesantissime: chiunque ne risulti collegato rischia fino a sei anni di carcere.
Le nuove leggi hanno anche vietato cure mediche per la transizione di genere, come il cambio sesso sui documenti. Olga Baranova, ex responsabile del Centro comunitario di Mosca per le iniziative LGBTQ+, descrive il clima come “una scelta tra l’attivismo e la libertà personale”.
Recentemente, la polizia ha intensificato le incursioni in bar e locali frequentati dalla comunità queer. Persino le bandiere arcobaleno sono diventate motivo di biasimo, spesso rivolto anche a persone estranee. Un uomo ha raccontato di essere stato accusato di gestire un’agenzia di viaggi per clienti gay: durante il fermo, ha rivelato di aver ricevuto percosse e torture con scosse elettriche.
Molti attivisti e gruppi affiliati hanno scelto di abbandonare le attività o di trasferirsi all’estero. Il Centro T, un’organizzazione per i diritti delle persone transgender, ha spostato le sue operazioni a Yerevan, in Armenia, dopo diverse visite della polizia. Altri, come il Moscow Community Center, continuano le mobilitazioni solo online, cercando di mantenere vivi i legami tra i vari membri.
Per coloro che scelgono di rimane in Russia o non possono trasferirsi altrove, la vita è un delicato equilibrio tra sopravvivenza e resistenza dove ogni giorno si trovano costretti a confrontarsi con la paura di essere arrestati o aggrediti. La preoccupazione è rivolta anche alle nuove generazioni, che cresceranno con l’idea che essere queer sia sbagliato sentendosi nemiche dei “valori tradizionali”.