Il presidente della sezione israeliana di Amnesty International e due membri del consiglio di amministrazione si sono dimessi dopo il rapporto in cui l’organizzazione internazionale per i diritti umani accusa Israele di commettere un genocidio nella Striscia di Gaza.
Daniil Brodsky e i membri del consiglio di amministrazione si sono dimessi giovedì, dopo che il gruppo ha dichiarato in un comunicato che il rapporto “non ha dimostrato l’intento del genocidio oltre ogni ragionevole dubbio”. La sezione locale, che opera come ente di beneficenza separato dall’organizzazione internazionale, ha detto che c’è comunque il sospetto che Israele abbia commesso “diffuse violazioni del diritto internazionale” che “potrebbero equivalere a crimini contro l’umanità e pulizia etnica”.
La pubblicazione del rapporto di Amnesty è stata accolta con grande favore dai palestinesi e da numerosi gruppi umanitari, ma Israele ha reagito con furia.. “Amnesty International, organizzazione deplorevole e fanatica, ha prodotto un rapporto falsificato che è completamente basato su menzogne”, ha dichiarato il ministero degli Esteri israeliano in un comunicato.
L’uso dellaparola “genocidio” per descrivere le attività di Israele nella Striscia di Gaza è esplosivo. Il testo di Amnesty (qui l’interno rapporto in italiano) diffuso in varie lingue dell’organizzazione internazionale per i diritti umani parla di “sufficienti elementi per portarla alla conclusione che Israele ha commesso e sta continuando a commettere genocidio nei confronti della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza occupata”.
Il rapporto si intitola Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza e afferma “durante l’offensiva militare lanciata dopo gli attacchi mortali del 7 ottobre condotti nel sud di Israele da Hamas, Israele ha scatenato inferno e distruzione contro la popolazione palestinese di Gaza senza freni, in modo continuativo e nella totale impunità” Inoltre dice Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, “Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. Questi atti comprendono uccisioni, gravi danni fisici e mentali e la deliberata inflizione di condizioni di vita calcolate per causare la loro distruzione fisica. Mese dopo mese, Israele ha trattato la popolazione palestinese di Gaza come un gruppo subumano non meritevole di diritti umani e dignità, dimostrando il suo intento di distruggerli fisicamente. Le nostre conclusioni devono servire a svegliare la comunità internazionale. Questo è un genocidio. Deve cessare ora”.
E ancora: “Gli stati che attualmente continuano a trasferire armi a Israele devono sapere che stanno violando il loro obbligo di prevenire il genocidio e rischiano di diventarne complici”.
Il termine “genocidio” applicato a Gaza, con tutto quel che comporta anche in termini di memoria storica, è al centro di un dibattito furioso. È stato per primo il Sudafrica a gennaio 2024 a presentare di fronte al Tribunale Internazionale dell’Aia (ICJ) una denuncia per genocidio a cui si sono associati poi Spagna e Cile fra gli altri; in ottobre, Pretoria ha depositato anche 5.000 pagine di documentazione.
A fine novembre, è stata invece la Corte Penale Internazionale ad accusare il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro Yoav Gallant di crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Attenzione: i due Tribunali, che per complicare le cose hanno entrambi sede all’Aia, non sono la stessa cosa. La ICJ (International Court of Justice, Tribunale internazionale) è un organo dell’Onu e quindi vincola tutti i paesi membri dell’ONU (incluso Israele). La Corte Penale Internazionale (CPI o in inglese ICC, International Criminal Court) è un organo sovranazionale creato per perseguire i criminali di guerra, ma vincola (moralmente poiché non possiede una polizia) solo i paesi che hanno ratificato la sua esistenza (e fra questi ci sono i paesi dell’Unione Europea, ma non Israele né gli Stati Uniti).
Secondo il Ministero della Salute palestinese a Gaza (gestito da Gamas) e l’esercito israeliano, sono stati uccisi più di 44.500 palestinesi e più di 1.400 israeliani da quando i militanti di Hamas hanno lanciato un attacco contro Israele dalla Striscia di Gaza, il 7 ottobre 2023, e nelle operazioni israeliane a Gaza e in Cisgiordania che lo hanno seguito.
“Amnesty International ha esaminato attentamente e nella loro totalità gli atti di Israele nella Striscia di Gaza, prendendo in considerazione la loro ricorrenza e simultaneità così come tanto il loro impatto immediato quanto le conseguenze cumulative e che si rafforzavano mutualmente. L’organizzazione ha considerato la dimensione e la gravità dei danni inflitti ai civili e della distruzione. Ha poi analizzato dichiarazioni di autorità israeliane per concludere che atti vietati sono stati spesso annunciati o invocati da alti ufficiali responsabili dello sforzo bellico”.
“Tenendo in considerazione il contesto delle preesistenti condizioni di spossessamento, apartheid e occupazione militare illegale in cui questi atti sono stati commessi, abbiamo potuto giungere a una sola ragionevole conclusione: l’intento di Israele è la distruzione fisica della popolazione palestinese di Gaza, in parallelo con l’obiettivo militare, o come strumento per conseguirlo, della distruzione di Hamas”, ha precisato Callamard, secondo cui “I crimini di atrocità commessi il 7 ottobre 2023 da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi contro cittadini israeliani e di altre nazionalità, che comprendono deliberate uccisioni di massa e presa di ostaggi, non possono mai giustificare il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese di Gaza”.
Quanto agli aspetti legali, Amnesty afferma: “la giurisprudenza internazionale riconosce che, perché venga commesso un genocidio, non è necessario che gli autori riescano a distruggere, in tutto o in parte, un gruppo protetto. È sufficiente la commissione di atti vietati, con l’intento di distruggere quel gruppo”.
E sulla metodologia: “Il rapporto di Amnesty International ha esaminato in dettaglio le violazioni commesse da Israele nella Striscia di Gaza lungo un arco di nove mesi, tra il 7 ottobre 2023 e l’inizio di luglio del 2024. L’organizzazione ha intervistato 212 persone tra le quali vittime e testimoni palestinesi, autorità locali di Gaza e operatori sanitari; ha condotto ricerche sul campo e analisi di un’ampia serie di prove materiali e digitali, comprese immagini satellitari; ha analizzato dichiarazioni di alti funzionari del governo e dell’esercito di Israele e di altri organismi ufficiali israeliani. In più occasioni, ha condiviso le sue conclusioni con le autorità israeliane ma, al momento di questa pubblicazione, non ha ricevuto alcuna sostanziale risposta”.