Il team di transizione di Donald Trump ha finalmente siglato un accordo con il Dipartimento di Giustizia che consente di avviare i controlli sui componenti della futura amministrazione.
La firma del memorandum, annunciata martedì, arriva con settimane di ritardo rispetto alla prassi consolidata, che prevede che questo tipo di intese venga raggiunto prima delle elezioni. Lo stallo ha sinora impedito all’FBI di effettuare verifiche di background sul gabinetto GOP e ha ostacolato la concessione delle autorizzazioni di sicurezza al personale della transizione.
Ad oggi, i futuri ministri di Trump sono stati esclusi dall’accesso a informazioni classificate nonostante abbiano già avuto accesso alle agenzie federali la scorsa settimana. Inoltre, senza controlli preliminari, alcune nomine rischiano di essere compromesse da controversie emerse solo dopo l’annuncio ufficiale. È il caso, ad esempio, di Pete Hegseth, proposto come Segretario alla Difesa e accusato di cattiva gestione di un’organizzazione per veterani, e di Matt Gaetz, che ha dovuto ritirare la propria candidatura a Procuratore Generale a seguito di accuse di abusi sessuali.
L’accordo raggiunto con il Dipartimento di Giustizia è stato accolto con favore da esponenti repubblicani, che lo considerano un segnale positivo per sbloccare la situazione. “Penso che sia una buona notizia: risparmierà problemi e darà maggiore fiducia al pubblico e ai senatori”, ha dichiarato il senatore Kevin Cramer.
Il memorandum siglato con il Dipartimento di Giustizia non è l’unico documento arrivato in ritardo. La squadra di Trump ha sottoscritto solo la scorsa settimana un accordo con la Casa Bianca uscente per l’accesso alle agenzie, mentre non ha ancora firmato il protocollo con la General Services Administration (GSA), che garantirebbe fondi federali, spazi di lavoro e supporto in materia di cybersicurezza in cambio di impegni su trasparenza ed etica.
L’accordo con il Dipartimento di Giustizia consentirà ora all’FBI di condurre indagini sui candidati, i cui risultati saranno sottoposti al Senato durante il processo di conferma. Secondo i protocolli standard, le verifiche dovrebbero essere completate prima dell’annuncio pubblico delle nomine, al fine di individuare eventuali problemi legali o finanziari che potrebbero ostacolarne l’approvazione.
Le difficoltà incontrate dalla transizione Trump riflettono un rapporto storicamente teso con il Dipartimento di Giustizia e l’FBI, acuitosi durante le indagini sull’interferenza russa nelle elezioni del 2016 e aggravato dalle recenti accuse federali contro l’ex presidente.