Come prevedibile, il titolo è crollato in Borsa a Milano stamattina dopo l’annuncio delle dimissioni a sorpresa dell’amministratore delegato Carlos Tavares, toccando il minimo dal luglio 2022.
Tavares, che sarebbe dovuto rimanere in carica fino all’inizio del 2026, ha annunciato l’uscita per divergenze con il resto del consiglio di amministrazione. Al suo posto si è insediato un comitato esecutivo guidato dal presidente John Elkann, che ha il compito di designare il successore entro la metà del 2025.
Nell’immaginario degli italiani, Stellantis è ancora ‘l’erede’ della Fiat, come Elkann è l’erede di casa Agnelli; ma oggi si tratta di una multinazionale con base a Amsterdam, nata dalla fusione di Fiat Chrysler Automobiles e PSA, e controlla quattordici marchi automobilistici, nati in origine sulle due sponde dell’Atlantico: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram Trucks, Vauxhall.

L’interesse che la politica italiana mantiene per Stellantis però deriva dalle fabbriche tuttora site sul territorio della penisola e sul rischio della perdita di posti di lavoro. In ottobre, meno di due mesi fa, Carlos Tavares era stato audito da una commissione parlamentare in Italia, una giornata tesa in cui il manager portoghese aveva ribadito “Non abbiamo intenzione di lasciare l’Italia. Per questo teniamo i nostri impianti e non li vogliamo vendere ai cinesi”, ma aveva sottolineato che il costo del lavoro in Italia è “troppo alto”. Il gruppo conta in Italia circa 86mila dipendenti e 6 stabilimenti da nord a sud (Torino, Modena, Cassino, Pomigliano, Melfi, Atessa per veicoli commerciali), e tutti nel corso del 2024 hanno visto una flessione significativa dei livelli produttivi.
Stellantis soffre di forti cali di profitto, un netto tonfo delle vendite (soprattutto negli Stati Uniti) e tensioni continue con i sindacati.
Adesso dalle forze politiche italiane è un coro bipartisan: dal Partito democratico ad Alleanza Verdi Sinistra fino a Fratelli d’Italia della premier Meloni, tutti chiedono che John Elkann venga di persona a riferire in parlamento sul futuro del gruppo.

“Era ora che Tavares se ne andasse, ma la transizione al nuovo management richiede responsabilità, tutela dell’occupazione e valorizzazione delle competenze”, commenta il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti. “Ora bisogna voltare pagina e tutti devono fare la propria parte”, dice anche Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria Pd. “A questo punto Stellantis ha il dovere di dire cosa vuole fare dei suoi stabilimenti e qual è il suo piano industriale”, affermano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. Tavares “non ci mancherà”, assicura la deputata e vicepresidente del M5s Chiara Appendino. Tavares “non sarà rimpianto”, scrive su X il capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Siamo curiosi di sapere quanto prenderà Carlos Tavares come ‘premio’ economico dopo la sua disastrosa gestione”, ha invece commentato la Lega di Matteo Salvini.
Le indiscrezioni parlano di una liquidazione da 100 milioni di euro.