Cosa resterà dell’affascinante Aleppo dopo questo nuovo capitolo dell’eterna guerra siriana? Da mercoledì i ribelli islamici di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) sono entrati nella seconda città del paese, e secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (organizzazione con sede nel Regno Unito), la Russia per sostenere il regime del suo alleato, il presidente Bashir el Assad, ha effettuato “una serie di attacchi aerei” nelle prime ore di domenica, mentre i ribelli avanzavano verso sud.
Lo scontro violentissimo – dall’inizio dell’offensiva sono morte oltre 300 persone, fra cui decine di civili, anche bambini, e sono decine di migliaia gli sfollati in fuga – si profila come una lotta per l’influenza in Siria. Da un lato, Russia e Iran che supportano Assad (Mosca con gli attacchi aerei, Teheran finanziando milizie sul terreno fra cui Hezbollah), dall’altro la Turchia che sostiene i ribelli. Sullo sfondo il ruolo, essenziale, giocato da Israele negli ultimi mesi con l’offensiva in Libano e contro Teheran.

Le bombe russe avrebbero colpito zone rurali di Idlib e Hama, regioni roccaforte del gruppo che guida l’offensiva dei ribelli. Il presidente Bashar al-Assad ha giurato di “difendere” la Siria dopo che le forze di HTS hanno preso il controllo di Aleppo.
Chi sono questi ribelli? Erano nati con un nome diverso, Jabhat al-Nusra, nel 2011 come affiliati diretti di Al Qaeda, e nella formazione fu coinvolto anche il leader del sedicente gruppo dello Stato Islamico (IS), Abu Bakr al-Baghdadi.
Jabhat al-Nusra era considerato uno dei gruppi più efficaci tra quelli schierati contro il presidente Assad, trainato però più dall’ideologia jihadista che dallo zelo rivoluzionario; secondo la BBC, all’epoca era considerato in contrasto con la principale coalizione di ribelli sotto la bandiera della Siria Libera. Nel 2016, il leader del gruppo, Abu Mohammed al-Jawlani, ha rotto pubblicamente i ranghi con Al Qaeda, ha sciolto Jabhat al-Nusra e ha creato una nuova organizzazione, che ha preso appunto il nome di Hayat Tahrir al-Sham quando, un anno dopo, si è fusa con diversi altri gruppi simili. La sua base è nella provincia di Idlib nel nord ovest del paese, casa di circa quattro milioni di persone.

Negli ultimi quattro anni la guerra in Siria era sembrata sostanzialmente finita, con il presidente Assad in controllo sulle maggioranza del territorio e in tutte le città più grandi. Ma gli scacchi subiti di recente dall’Iran (la batosta presa da Hezbollah in Libano con l’offensiva di Israele, e gli attacchi israeliani contro i comandanti militari iraniani in Siria) hanno evidentemente spinto i gruppi jihadisti e ribelli di Idlib a sferrare – con successo – l’offensiva sulla grande Aleppo. Adesso, i ribelli di HTS puntano verso sud.
Gli alleati di Assad sono indeboliti: l’Iran da conflitti interni e dallo scontro a distanza con Israele; la Russia dall’offensiva in Ucraina che assorbe la sua attenzione.
La comunità internazionale intanto fa pressione su Assad perché torni al tavolo dei negoziati e accetti i trattati di pace che erano stati stilati nel 2015.