L’Fbi sta indagando sulle minacce di bombe e molestie di swatting, cioè denunciare alla polizia un falso crimine, che alcuni membri del Gabinetto di Donald Trump avrebbero ricevuto fra martedì e mercoledì. Secondo quanto dichiarato da Karoline Leavitt, portavoce del team di transizione, “sono stati presi di mira con minacce violente e antiamericane alle loro vite e a coloro che vivono con loro”. In un comunicato, l’agenzia federale ha confermato di “essere a conoscenza di numerose minacce ricevute dai candidati dell’amministrazione entrante”.
Le forze dell’ordine sarebbero intervenute subito per mettere al sicuro: la deputata di New York Elise Stefanik, scelta da Trump come ambasciatrice alle Nazioni Unite; Matt Gaetz; la deputata dell’Oregon Lori Chavez-DeRemer, nominata come ministra del Lavoro; l’ex deputato di New York, Lee Zeldin, indicato come capo dell’Agenzia per la protezione ambientale. L’Fbi sta indagando se fra le persone che hanno ricevuto delle minacce ci sono anche la capa dello staff del presidente neoeletto Susie Wiles e la neoministra della Giustizia Pam Bondi.
Stefanik era in viaggio verso la sua residenza di Saratoga, nello Stato di New York, da Washington, insieme al marito e al figlio di tre anni, quando è stata informata di una bomba piazzata nella villetta. La polizia è intervenuta subito, ma non ha individuato nessun dispositivo.
Zeldin ne ha parlato su X: “Oggi è stata inviata una minaccia bomba a me e alla mia famiglia a casa nostra, con un messaggio pro-palestinese. Non eravamo in casa in quel momento e siamo al sicuro”. E lo stesso ha fatto l’ufficio della contea di Okaloosa, in Florida, che ha postato su Facebook di aver perquisito l’abitazione di Gaetz dopo aver “ricevuto la notifica di un allarme bomba che faceva riferimento alla sua presunta cassetta della posta”.
Queste minacce sono l’ultimo episodio di una questione che va avanti da mesi, cominciata col tentato assassinio a Butler, in Pennsylvania, a Trump durante un rally, poi l’arresto di una persona pronta a sparargli fuori dalla sua villa di Palm Beach in Florida e di un gruppo di americani assunti dal governo iraniano per uccidere il tycoon.