Disney pagherà 43,25 milioni di dollari a 9.000 donne californiane che hanno fatto causa all’azienda nel 2019 per discriminazione sui compensi: per oltre un decennio, sarebbero state pagate meno delle loro controparti maschili pur ricoprendo incarichi dello stesso livello. L’accordo, raggiunto a settembre, ma reso pubblico solo adesso, stabilisce anche che la società assumerà anche degli esperti per controllare e compensare “le differenze retributive” dei dipendenti che lavorano a tempo pieno e non fanno parte di un sindacato per almeno tre anni.
“Ci siamo sempre impegnati a pagare i nostri dipendenti in modo equo — si legge in un comunicato firmato da un portavoce di Disney — e abbiamo dimostrato questo impegno durante il processo. Quindi siamo contenti di aver risolto questo caso”.
La causa prende in considerazione le buste paga di circa 10 anni, dal 2015 a qualche mese prima dell’inizio del processo, lo scorso maggio, di donne che lavoravano nei diversi dipartimenti dell’azienda, dalla produzione cinematografica alle etichette discografiche, parchi a tema, filiali di distribuzione nazionale, ricerca e sviluppo.
Gli atti sono stati depositati nel 2019 da LaRonda Rasmussen, all’epoca responsabile dello sviluppo dei prodotti presso i Walt Disney Studios, e da Karen Moore, per vent’anni amministratrice senior dei diritti d’autore per la Disney’s Hollywood Records. Avevano denunciato che almeno sei uomini con il loro stesso titolo guadagnavano più di loro due e che un settimo, con molti meno anni di esperienza, raggiungeva anche 20 mila dollari all’anno in più. Inizialmente l’azienda aveva negato tutte le accuse.