Non si è ancora insediato alla Casa Bianca, ma l’era Trump sembra essere già iniziata. Nel mirino delle “epurazioni” promesse dal tycoon è finito il generale Christopher Donahue, figura simbolo del caotico ritiro americano dall’Afghanistan nel 2021, la cui promozione a generale è stata bloccata da un senatore GOP.
Donahue, comandante del XVIII Corpo Aviotrasportato a Fort Liberty, era stato proposto per il grado di generale a quattro stelle e il comando delle forze americane in Europa. Tuttavia, il senatore dell’Oklahoma Markwayne Mullin ne ha bloccato la nomina a causa della malgestione di una ritirata che l’ex presidente ha definito in passato un “disastro senza precedenti” promettendo di sottoporre alla corte marziale i responsabili.
Incaricato di supervisionare l’evacuazione finale di Kabul e dirigere il ritiro di truppe, personale diplomatico e collaboratori afghani, Donahue fu l’ultimo soldato americano a lasciare l’Afghanistan: un’iconica foto notturna lo ritrae mentre sale a bordo di un cargo militare, simbolo della fine della ventennale presenza statunitense nella regione.
La decisione di Mullin ha generato reazioni contrastanti. Il generale in pensione Tony Thomas, ex capo del Comando per le Operazioni Speciali, ha definito il veto di Mullin “una vergogna” e ha accusato il senatore di usare Donahue come “strumento politico”. Anche Heather Nauert, ex portavoce del Dipartimento di Stato sotto la prima amministrazione Trump, si è detta perplessa: “Sono una sostenitrice di Trump e rispetto il senatore Mullin, ma trovo sbagliato bloccare una promozione militare per il ritiro dall’Afghanistan, a meno che non ci siano fatti che non conosco.”
La promozione di Donahue fa parte di un pacchetto di oltre 900 nomine militari presentate al Senato, che rischia ora di rimanere ibernata. La camera alta è infatti pronta alla consueta pausa autunnale, e nel giro di una cinquantina di giorni si insedierà il nuovo Congresso controllato da repubblicani in gran parte allineati alle posizioni oltranziste del neo-presidente.