La Casa Bianca ha autorizzato mercoledì l’invio di mine anti-uomo all’Ucraina per rallentare l’avanzata russa nell’est del Paese.
Secondo fonti ufficiali citate da Reuters e Washington Post, gli ordigni saranno “non persistenti”, ossia dotati di una batteria che, una volta scarica, ne impedirà la detonazione. Il loro uso, fa inoltre sapere l’amministrazione USA, è previsto esclusivamente sul territorio ucraino e dietro garanzia che non avverrà nelle aree popolate da civili.
La decisione, non priva di implicazioni legali e morali (le mine anti-uomo sono espressamente proibite dal Trattato di Ottawa del 1997, che è stato firmato dall’Ucraina ma non dagli USA né dalla Russia, che ne ha fatto ampiamente uso nella guerra contro Kyiv) segue di poche ore i primi risvolti pratici dell’ok della Casa Bianca all’impiego di missili a lungo raggio ATACMS per colpire il territorio russo.
Secondo fonti del Pentagono, negli scorsi giorni le forze ucraine avrebbero sparato sette razzi colpendo un deposito di armi vicino alla città di Karachev, nella regione russa di Bryansk. Martedì, il ministero della Difesa di Mosca ha dichiarato di aver distrutto cinque dei sei ATACMS lanciati dalle forze ucraine, mentre un sesto avrebbe innescato un piccolo incendio senza provocare feriti. Contemporaneamente, Bloomberg scrive che Kyiv avrebbe iniziato a colpire la Russia anche con i missili Storm Shadow forniti dal Regno Unito.
Lunedì il Cremlino aveva definito l’autorizzazione statunitense all’impiego degli ATACMS contro le regioni frontaliere russe “una significativa escalation e una fase nuova nell’impegno degli USA nella guerra”. Poche ore dopo, il presidente russo Vladimir Putin ha approvato una modifica delle regole d’uso delle forze nucleari di Mosca che consente strike atomici per rispondere non solo a un attacco convenzionale massiccio, ma anche agli “attacchi congiunti” di Paesi non nucleari – come l’Ucraina – supportati militarmente da potenze nucleari.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ha intanto ribadito mercoledì che Mosca non è disposta ad accettare un congelamento del conflitto lungo le attuali linee del fronte, sottolineando che Putin non prenderà in considerazione alcuna proposta di cessate il fuoco che non contempli il raggiungimento degli obiettivi strategici russi. Vale a dire, la rinuncia ucraina di qualsiasi velleità di adesione alla NATO e la ritirata delle forze di Kyiv dalle regioni occupate di Donetsk e Luhansk (nel Donbass), oltreché di Cherson e Zaporizhzhia.
Il leader di Mosca ha ribadito la sua posizione in una recente telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la prima dallo scoppio della guerra, e si è detto disponibile a trattare con la futura amministrazione di Donald Trump – che ha promesso di mettere fine al conflitto est-europeo “in un giorno” senza tuttavia fornire alcun piano concreto.
Da parte sua, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky insiste invece per un ritiro completo delle forze russe dai territori occupati, inclusa la Crimea, annessa dalla Russia prima manu militari e poi con un contestato referendum nel 2014.
A Kyiv intanto domina l’apprensione per la minaccia di un massiccio strike missilistico che ha spinto le ambasciate di diversi Paesi – tra cui Stati Uniti, Italia, Spagna, e Grecia – a restare precauzionalmente chiuse. Secondo la principale agenzia di spionaggio militare ucraina, si tratterebbe tuttavia di un falso allarme promosso da Mosca per seminare il panico. “Il nemico, incapace di sottomettere gli ucraini con la forza, ricorre a misure di intimidazione e di pressione psicologica sulla società. Vi chiediamo di essere vigili e fermi”, l’avviso di Kyiv.
Nella notte Mosca ha già lanciato oltre un centinaio di droni e sei missili sull’Ucraina, secondo quanto riferito dall’aeronautica delle forze armate ucraine su Telegram.