Il Canada si prepara ad affrontare potenziali sfide legate all’immigrazione, dopo la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca. La ministra degli Esteri, Mélanie Joly, ha confermato che il governo manterrà il suo piano per ridurre il flusso di nuovi arrivi, nonostante i timori di una nuova ondata di migranti in fuga dagli USA.
La vittoria del tycoon ha immediatamente riacceso i dibattiti sul confine. Durante la sua prima amministrazione, le politiche anti-immigrazione avevano provocato un aumento di rifugiati che attraversavano la Roxham Road, un valico non ufficiale in Quebec.
Secondo quanto affermato dalla ministra, il Canada che aveva già annunciato una riduzione degli obiettivi di immigrazione del 20%, vuole un sistema migratorio credibile e sicuro, che protegga gli interessi della popolazione.
La deputata del New Democratic Party, Jenny Kwan, ha sottolineato la necessità di un approccio umanitario e ha chiesto maggiore trasparenza e preparazione da parte del governo. Nel frattempo, il primo ministro Justin Trudeau ha riattivato il comitato bilaterale Canada-USA per le relazioni, che non si riuniva dal 2021.
Joly ha dichiarato che il Paese ha un piano per affrontare l’eventuale impatto delle politiche di Trump. Tuttavia, il leader del Bloc Quebecois, Yves-François Blanchet, ha accusato il governo di non riconoscere la gravità del problema e ha invitato Ottawa a rafforzare la gestione dei punti di ingresso.
L’accordo sui paesi terzi sicuri, recentemente modificato, potrebbe giocare un ruolo cruciale nel prevenire una nuova crisi migratoria. Questo trattato limita le richieste di asilo ai soli valichi ufficiali e riduce drasticamente le domande ai confini non ufficiali come la Roxham Road.
Nonostante ciò, alcuni esperti come Muzaffar Chishti del Migration Policy Institute, un think tank americano apartitico, suggeriscono che i migranti potrebbero ancora attendere per osservare come le politiche del GOP si concretizzeranno. Chishti ha anche evidenziato che la risposta del Canada sarà decisiva: se lo stato darà l’impressione di non accogliere i richiedenti, è probabile che il flusso diminuisca.
Nel 2017, Trudeau aveva indirizzato ai rifugiati un invito, aveva scritto social che il Canada avrebbe accolto chiunque fuggisse da guerre e persecuzioni. Quel messaggio, visto come una risposta diretta alle politiche di “The Donald”, aveva avuto un impatto significativo. Oggi, però, il governo sembra preferire un approccio più cauto, che bilancia apertura e protezione.