Elon Musk si scaglia contro i magistrati italiani colpevoli di aver rimandato in Italia un altro gruppo di migranti che il governo Meloni aveva spedito in Albania in attesa di espulsione. “Questi giudici se ne devono andare” ha scritto laconicamente sul suo social X sotto un post di Mario Nawfal, l’influencer che sulla piattaforma anima il seguitissimo evento audio “The Roundtable Show”.
Super finanziatore di Donald Trump, il fondatore di Tesla (auto elettriche) e SpaceX (i veicoli spaziali oggi più usati dalla Nasa, con sogni di una colonia su Marte) ormai non è solo una voce indipendente ma un peso massimo della politica statunitense. È anche, forse, l’uomo più ricco del mondo, e sceglie con una frasetta di schierarsi con il governo dell’amica Giorgia Meloni nella scabrosa vicenda dei centri migranti costruiti in Albania.
Nel caso specifico il tribunale per l’immigrazione di Roma ha deciso – seconda volta in un mese – di sospendere la convalida dei trattenimenti a Gjader in Albania di 7 migranti provenienti dall’Egitto e dal Bangladesh, subito mandati in Italia (un ottavo era già stato trasferito per questioni di salute). Motivo: l’Albania non è un “paese sicuro” come non lo sono per loro i paesi d’origine.
Il provvedimento era stato emesso dalla questura di Roma. Il tribunale, come già a metà ottobre quando aveva rimandato in Italia i primi 12 migranti inviati a Gjader, ha di nuovo detto stop, rinviando la decisione alla Corte di giustizia europea, a cui spetta secondo i giudici pronunciarsi sull’elenco dei “paesi sicuri” redatto per decreto dal governo italiano dopo il primo stop. Ma un altro tribunale, di Catania, nel frattempo ha già dichiarato non valido il decreto del governo sui “paesi sicuri” perché incompatibile con il diritto europeo.
Insomma la questione dei centri in Albania con cui Meloni vorrebbe “esternalizzare” le richieste di asilo è una vera patata bollente, anche perché fra costruzione e gestione futura dovrebbero costare 650 milioni di euro in 5 anni. In Albania si possono mandare solo migranti “non a rischio”, quindi giovani, sani, maggiorenni e maschi, ad aspettare l’esito della richiesta d’asilo: in sostanza si tratta di persone che il governo intende espellere al più presto.
Fin qui niente di fatto, e il nuovo stop dei giudici è destinato a inasprire lo scontro tra Governo Meloni e magistratura.
Alla base del contendere c’è una sentenza del 4 ottobre con cui i giudici della Corte Europea hanno stabilito che un Paese può essere classificato come sicuro solo se tale sicurezza è garantita in modo generale e uniforme. Secondo il governo questo vuol dire “su tutto il territorio”, secondo i giudici anche “per tutte le categorie”: se un paese non è sicuro per gay e transgender, per donne o malati, ad esempio, non è sicuro per nessuno.
Il ministero dell’Interno ha già annunciato che si costituirà di fronte alla Corte Ue per sostenere le proprie ragioni. Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini tuona: “L’ennesima decisione dei giudici che impedisce di allontanare i clandestini dal territorio italiano non è uno schiaffo al governo bensì una scelta che mette in pericolo la sicurezza e il portafogli degli italiani”.
Mentre i magistrati si preoccupano e rivendicano la loro indipendenza e la loro imparzialità come potere autonomo, affermando che è il governo a non rispettare le norme internazionali, e non sono i giudici a voler attaccare il governo. Ernesto Carbone, membro laico del Consiglio Superiore di Magistratura, l’organo di autogoverno dei magistrati, giudica “pericolose” le parole di Musk: “Questi nuovi oligarchi che sfruttano mondi nuovi (come lo spazio, l’etere i social e le nuove tecnologie) per controllare la politica mondiale sono un pericolo per la democrazia. Dopo un’incursione nella politica tedesca oggi il giurista Elon Musk entra in modo violento criticando un potere dello Stato. Tutto questo è inaccettabile ma soprattutto pericoloso”.