Più che un successo, un trionfo. Donald Trump ha ottenuto la maggioranza dei voti alle elezioni presidenziali in Arizona, secondo quanto dichiarato dall’Associated Press, mettendo a segno un “en plein” nei sette Stati decisivi e assicurandosi una vittoria netta nel collegio elettorale contro Kamala Harris.
Dopo aver già superato i 270 voti necessari per la Casa Bianca mercoledì scorso, Trump ha infatti raggiunto sabato un totale stimato di 312 voti elettorali contro i 226 di Harris.
La vittoria ridipinge di rosso l’Arizona, che nel 2020 aveva scelto invece Joe Biden. Per Trump si tratta della seconda vittoria nel Grand Canyon State dal 2016, ottenuta in gran parte puntando su temi come la sicurezza dei confini e la crescita economica, associando la rivale Harris all’inflazione e all’aumento dei flussi migratori irregolari registrati durante l’amministrazione Biden.
Trump ha vinto anche negli altri sei Stati in bilico, ossia Michigan, Pennsylvania, Georgia, North Carolina, Wisconsin e Nevada. Nel 2020 Biden aveva sconfitto Trump conquistando sei dei sette Stati in questione, perdendo solo la North Carolina, e raggiungendo 306 voti nel collegio elettorale contro i 232 di Trump. Con il successo in Arizona, Trump ottiene un numero simile di grandi elettori a quello del 2016, quando superò Hillary Clinton con 306 voti.
A livello nazionale, Trump ha raccolto 74,6 milioni di voti, pari al 50,5%, rispetto ai 70,9 milioni di Harris, che rappresentano il 48%.
Sempre in Arizona, tuttavia, il democratico Ruben Gallego ha vinto il testa a testa per un seggio al Senato contro la repubblicana Kari Lake. Si tratta del fenomeno dello split ticket, quando cioè un elettore vota per candidati di partiti diversi nelle diverse competizioni sulla stessa scheda elettorale.
Altri risultati in Arizona rimangono incerti, incluso lo scontro nel sesto distretto congressuale tra il repubblicano Juan Ciscomani e la sfidante democratica Kirsten Engel. Ciononostante, i repubblicani sono vicinissimi a ottenere la maggioranza anche alla Camera dei Rappresentanti, oltre al già solido controllo del Senato. Uno scenario che darebbe al partito Repubblicano ampi margini per portare avanti una politica orientata a riduzioni fiscali, deregulation energetica e maggiori controlli alle frontiere.