Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi ha categoricamente smentito le accuse statunitensi secondo cui Teheran sarebbe stata coinvolta in un presunto complotto per uccidere il presidente-eletto Donald Trump.
Araqchi ha respinto le insinuazioni come “una commedia di terza categoria” ideata da “sceneggiatori” e ha ribadito che l’Iran non ha alcuna intenzione di minacciare la sicurezza del repubblicano. “Non esiste alcun killer. Sono solo chiacchiere”, ha scritto sabato su X,.
L’uscita di Araqchi arriva in un contesto di grande tensione tra i due Paesi. Washington ha avanzato l’ipotesi che la Guardia Rivoluzionaria iraniana avesse ordito un complotto per vendicarsi della nota ostilità dell’allora candidato Trump nei confronti di Teheran e del suo programma nucleare. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha rinviato a giudizio un cittadino afghano che sarebbe stato incaricato dall’Iran di “sorvegliare e complottare per assassinare ex e attuali funzionari del governo degli Stati Uniti, tra cui Trump”. Secondo l’accusa, l’uomo, un 51enne di nome Farhad Shaker, avrebbe cercato di uccidere Trump prima delle elezioni presidenziali statunitensi su ordine del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC) dell’Iran.
Al contrario, il ministro ha risposto con un messaggio di apertura al dialogo: “Il popolo americano ha preso la sua decisione. E l’Iran rispetta il loro diritto di scegliere il presidente che vogliono. Ora, il futuro dipende dal rispetto reciproco”.
Nel suo intervento, Araqchi ha voluto chiarire la posizione dell’Iran sulla questione nucleare, ribadendo che Teheran non ha alcuna intenzione di sviluppare armi nucleari, in osservanza degli insegnamenti dell’Islam. Ha inoltre sottolineato che la costruzione della fiducia “non è una strada a senso unico”.
Il portavoce del Ministero degli Esteri, Esmaeil Baghaei, ha analogamente definito le accuse statunitensi una “macchinazione ripugnante” orchestrata da Israele e dalle forze di opposizione iraniane all’estero.
Alcuni analisti iraniani non escludono la possibilità di un riavvicinamento tra la Casa Bianca e il regime degli ayatollah, anche senza il ripristino delle relazioni diplomatiche formali. “L’Iran agirà in base ai propri interessi. Se verranno rimosse le minacce alla sicurezza, anche la diplomazia segreta potrebbe aprire la strada a una nuova fase”, ha dichiarato Saeed Laylaz, un analista di Teheran, a Reuters.