Decine di migliaia di persone sono attese a Washington DC, il prossimo 18 gennaio, due giorni prima dell’Inauguration Day, per protestare contro il neo presidente eletto, Donald Trump, e le sue politiche che, a loro dire, mineranno i diritti delle donne, degli immigrati, della comunità LGBTQ+ e delle minoranze razziali e religiose.
La manifestazione, denominata “People’s March on Washington”, è stata organizzata dalle principali organizzazioni per i diritti civili, la giustizia razziale e la salute riproduttiva, tra cui la Women’s March e Abortion Access Now, di cui fanno parte l’ACLU, Planned Parenthood e il National Women’s Law Center.
All’evento, molto probabilmente, parteciperanno non meno di 50.000 persone, in quello che, secondo i funzionari, sarà un momento contraddistinto da un’ondata di proteste e di festeggiamenti, a seconda dell’appartenenza politica. Ci sono più di 10 richieste di autorizzazione presentate al National Park Service per raduni, veglie e proteste da qui alla fine di gennaio relative alle elezioni, alla democrazia, all’aborto e alla guerra tra Israele e Gaza, oltre ad una manifestazione della Women’s March prevista ella giornata di sabato a Columbus Circle.

I dettagli esatti della marcia del 18 gennaio sono ancora in fase di pianificazione, ma gli organizzatori hanno detto che le persone saranno motivate a parteciparvi da una serie di tematiche, tra cui i diritti all’aborto dopo il rovesciamento della sentenza Roe v. Wade, il cambiamento climatico, la parità di retribuzione, il congedo parentale retribuito garantito a livello federale, la prevenzione della violenza delle armi ed un piano che accolga gli immigrati negli Stati Uniti, fornendo loro un percorso verso la cittadinanza.
I manifestanti, naturalmente, si aspettano una significativa reazione contro questi obiettivi da parte di un presidente che si è definito il più “pro-vita” della storia e ha promesso di attuare la più grande deportazione di massa di immigrati senza documenti.
“Stiamo organizzando una marcia per continuare a lottare per la nostra libertà, per le nostre famiglie, per il nostro futuro e per assicurarci che sia chiaro, di fronte all’autoritarismo crescente, che non ci arrenderemo preventivamente”, ha invece dichiarato Rachel O’Leary Carmona, direttrice esecutiva della Women’s March, aggiungendo che sono previsti eventi simili in tutto il Paese.
Anche Mini Timmaraju, co-presidente di Abortion Access Now, ha detto che i gruppi si stanno preparando per i primi 100 giorni dell’amministrazione Trump, durante i quali contesteranno le nomine federali, le designazioni giudiziarie e le principali decisioni che potrebbero avere un impatto a lungo termine sulla democrazia americana.