Anche per questa tornata, i sondaggi si sono dimostrati sbagliati soprattutto perché le previsioni elaborate dagli analisti sono basate sulle risposte fornite dagli intervistati. Se questi non dicono la verità su chi voteranno, i sondaggi non servono a nulla. I “testa a testa” che per settimane hanno alimentato il pathos di queste elezioni si sono dimostrati una pura finzione. Il “muro blu” degli Stati democratici – Pennsylvania, Michigan, Wisconsin – è crollato, travolto dalla valanga rossa dei repubblicani che dopo aver conquistato la Casa Bianca, hanno ripreso la maggioranza al Senato e tutto lascia credere che manterranno anche il controllo della Camera.
Sono già tre elezioni che i sondaggi non centrano il bersaglio. Nel 2016 tutti puntavano sulla vittoria di Hillary Clinton e vinse Donald Trump. Nel 2020 avevano affermato che Trump sarebbe stato riconfermato e ha vinto Biden. E anche in queste elezioni la mira è stata sbagliata.
Le previsioni che gli afroamericani avessero abbandonato Trump in North Carolina e Georgia? Che gli elettori latini americani in massa lo avrebbero abbandonato dopo il comizio al Madison Square Garden in cui un comico, prima che parlasse Trump, aveva definito Porto Rico “un’isola di immondizia”? Sbagliate anche quelle.
I latinoamericani costituiscono quasi il 20% della popolazione degli Stati Uniti, con la maggior parte nati nel Paese. Circa 36 milioni hanno votato in queste elezioni. Più della metà degli elettori ispanici, secondo un sondaggio dell’Associated Press, ha sostenuto Harris, un 10% in meno delle persone che hanno votato per Joe Biden nel 2020. Nello Stato natale di Harris, la California, che ha anche la più grande popolazione latina (15,7 milioni), la vicepresidente ha vinto con il 58% delle preferenze contro il 40% che ha votato per il GOP. Tuttavia, le zone ad alta concentrazione ispanica, come le contee di Merced e Fresno, hanno scelto Trump.
Secondo le analisi post elettorali l’ex presidente ha aumentato la sua quota di voti latinoamericani a livello nazionale, passando dal 32% ottenuto alle elezioni del 2020 raggiungendo il 45% in queste.
Come con altri gruppi etnici, la maggior parte dei consensi di Trump con gli elettori ispanici è stata tra gli uomini senza istruzione universitaria e, sorprendentemente, tra le donne. Anche nello Stato cruciale della Pennsylvania, dove i sondaggisti avevano previsto che il tycoon avrebbe perso decine di migliaia di elettori portoricani, l’ex presidente ha ottenuto il 42% del loro voto, quasi il doppio di quanto aveva ricevuto quattro anni fa.
Per quale motivo questo gruppo etnico tra i più colpiti dagli strali dell’odio dell’ex presidente gli dà il voto? Secondo il Miami Herald, che alla vicenda dedica un lungo articolo, i motivi sono tre.
In primo luogo, la preoccupazione principale tra gli elettori ispanici è l’economia, molto più della democrazia, dei diritti all’aborto o della politica estera. Circa l’85% ha affermato che la massima priorità nelle elezioni di quest’anno erano i prezzi esorbitanti dei generi di prima necessità, seguita dall’assistenza sanitaria (71%) e dalla criminalità (62%).
Nonostante la forte ripresa dell’economia – che il Fondo Monetario Internazionale afferma essere la più rapida crescita tra le nazioni ricche – la bassa disoccupazione e un mercato azionario record, l’elettorato ispanico è molto più scontento dei prezzi elevati dei prodotti alimentari e del costo della benzina. L’inflazione annuale è scesa al 2,4% nelle ultime settimane, ma non ha fatto diminuire gli alti costi nei supermercati.
Poi, secondo il Miami Herald, Trump ha fatto un lavoro molto migliore dei democratici nel corteggiare specifici gruppi ispanici, come quello dei cubani, messicani e argentini in Florida. Harris non ci ha dedicato molto tempo né risorse e il sostegno di questo gruppo etnico per i democratici è sceso dal 67% che avevano nel 2008 al 53% di oggi.
Come terzo motivo, il Miami Herald sostiene che molti latinoamericani non hanno reagito negativamente agli insulti quasi quotidiani di Trump contro gli immigrati, in parte perché vivono in comunità pro-Trump e vogliono integrarsi il più possibile in esse, convinti che gli insulti si riferiscano solo ai malviventi per le loro azioni criminali.
Alcuni esperti suggeriscono che gli elettori latini in fondo ammirino gli “uomini forti”, gli autocrati, nonostante il fatto che molti di loro nei Paesi centroamericani, da Panama all’Honduras, dal Salvador al Nicaragua, si siano trasferiti negli Stati Uniti per sfuggire alle dittature. Poi una candidata donna, nera e non cristiana non è in cima alle loro preferenze.