Chi ha un minimo di familiarità con la leggendaria carriera di Michael Jordan, il più grande cestista di tutti i tempi nonché uno degli sportivi più iconici di sempre, saprà benissimo che l’ex numero 23 dei Chicago Bulls è sempre stato molto attento a non rivelare mai le sue preferenze politiche.
Tuttavia, in questi giorni, su X era andato virale un post fake in cui si affermava che His Airness avrebbe sostenuto Donald Trump. Il contenuto in questione era stato pubblicato da un account verificato, “The royal Serf”, registrando 1,8 milioni di visualizzazioni, oltre 58mila likes e quasi 7mila repost.
La vicenda, naturalmente, ha mandato su tutte le furie il 6 volte campione NBA. MJ, che difficilmente rilascia interviste e non ha alcun account social, se non quello del suo iconico brand, ha affidato la propria risposta ai suoi rappresentanti, che, in occasione dell’Election Day, hanno comunicato: “Michael non ha appoggiato alcun candidato, sono tutte falsità”.
Nel corso degli anni, la leggenda del basket si è sempre impegnato al massimo per mantenere riservate le sue opinioni politiche e la sua vita privata, soprattutto una volta appese le scarpette al chiodo. Come lui stesso ha affermato durante le riprese della docuserie “The Last Dance”, pubblicata nel 2020, “Non ho mai pensato a me stesso come a un attivista. Mi consideravo un giocatore di basket”.
Le controversie tra MJ ed il mondo politico iniziarono nel 1990, quando il numero 23 era il volto della NBA. Al tempo, gli venne chiesto di sostenere la candidatura del democratico Harvey Gantt nella corsa al Senato del North Carolina, stato d’origine del fuoriclasse dei Bulls. Gantt, un afroamericano, stava sfidando Jesse Helms, esponente del GOP.
Jordan, tuttavia, rifiutò di dare il proprio endorsement al politico democratico, rilasciando una dichiarazione passata alla storia: “Anche i repubblicani comprano le sneakers”.
Anni dopo, il 6 volte campione NBA ha cercato di giustificare le proprie parole, che al tempo destarono scalpore e polemiche soprattutto tra gli afroamericani, spiegando: “Non credo che questa affermazione debba essere corretta, perché l’ho detta per scherzo su un autobus, con Horace Grant e Scottie Pippen. Mi congratulo con Muhammad Ali per essersi battuto per le cause in cui credeva. Ma non ho mai pensato a me stesso come a un attivista. Pensavo a me stesso come a un giocatore di basket. Non ero un politico quando praticavo il mio sport”.